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Fascetta di Stato per la DOC Pantelleria – La lettera di replica del sindaco di Pantelleria Vincenzo Campo

Qualche giorno fa abbiamo pubblicato un Comunicato Stampa del Consorzio Vini Pantelleria Doc (link). Abbiamo ricevuto e volentieri  pubblichiamo la lettera di replica del Sindaco di Pantelleria Vincenzo Campo.

Egregio direttore,

mi permetto di intervenire in qualità di Sindaco del Comune di Pantelleria e assessore all’agricoltura, per aggiungere qualche informazione in più a seguito del Vostro articolo dal titolo “DOC Pantelleria: dal primo gennaio fascetta di stato”.

Penso di portare con me la voce di quasi tutte le piccole cantine dell’Isola in merito a questa assurda azione del Consorzio Doc, o meglio degli industriali del vino, alleati all’interno del Consorzio, che non sempre fanno il bel tempo sulla viticoltura dell’Isola. Ebbene ricordo, fin dall’inizio (2018), che ho portato avanti l’idea di una Docg estesa per il passito naturale (il liquoroso dovrebbe stare addirittura fuori dalla Doc) e per il bianco, prodotti di eccellenza in un’Isola unica al mondo.

Con la Docg, una delle novità sarebbe stata certamente l’introduzione della obbligatoria fascetta di Stato. Ebbene all’epoca proprio gli industriali del vino erano contrari a tale scelta per l’inutile appesantimento di procedure che si portava una Docg. In realtà erano contrari perché una Docg non permetterebbe deroghe e questi signori sarebbero stati costretti ad imbottigliare sull’Isola (adesso vige una deroga che gli consente di farlo fuori da Pantelleria)  ripristinando una corretta concorrenza con le altre piccole cantine che invece chiudono tutta la fase produttiva a Pantelleria.

Adesso dal cilindro sbuca la fascetta Doc, inutile per le piccole cantine che assolutamente non potranno mai, all’interno di un territorio circondato dal mare, distante 100 km dalla terraferma, senza usufruire di deroghe come gli industriali del vino, pensare ad improbabili contraffazioni o altre truffe (non si riesce, in alcune annate, neanche a vinificare tutto il prodotto per qualche piccola realtà), mentre è una chiara operazione di marketing proprio per gli industriali che portano il prodotto in terraferma e lo imbottigliano fuori dall’Isola dove, poi, applicheranno la fascetta.

Vede, caro direttore, più volte ho chiesto che il Consorzio Doc venisse commissariato ma da quando i sindaci non hanno più nessun diritto di azione sulle Doc (in alcuni casi corretto per la relativa politicizzazione), la mia voce rimane isolata ma io continuerò a gridare fino a quando sarò il sindaco di questa meravigliosa Isola, terra di conquista di massificatori e di chi mette il bene del territorio dopo i propri interessi economici. Lo stesso Parco Nazionale Isola di Pantelleria, che ha l’agricoltura come elemento fondativo, rimane in silenzio dopo i primi passi fatti insieme con il precedente Direttore del Parco. Del resto l’attuale presidente (in scadenza a febbraio) era sindaco prima di me quando sono scoppiate le prime ‘distanze’ fra realtà locali ed ente di tutela. Oggi credo che su 22 etichette di passito zibibbo solo 8-9 (non si capisce bene) dovrebbero essere associate al consorzio.

Le elenco, cronologicamente, alcuni eventi che hanno accentuato l’irreparabile declino della viticoltura eroica di Pantelleria, patrimonio Unesco dal 2014 (siamo passati da più di 5000 ettari vitati a poco più di 400 ettari in 50 anni):

  1. 2011 – istituzione della Doc Sicilia con tentativo di introdurre lo zibibbo all’interno del disciplinare. L’azione di un politico siciliano del tempo ha permesso di bloccare il tentativo.
  2. 2015 – introduzione dello zibibbo nel disciplinare della Doc Sicilia dopo iter di approvazione finale al Ministero dell’Agricoltura. Consorzio Doc Pantelleria e sindaco pro-tempore in silenzio.
  3. 2017 – approvazione variazione del disciplinare della Doc Sicilia che consentiva allo zibibbo di andare in blend nonostante trattasi di vitigno aromatico e, per di più, consentire, in quanto aromatico, di essere presente in misura inferiore al 50% nella bottiglia per poter dare il nome. Consorzio Doc Pantelleria e sindaco pro-tempore in silenzio.
  4. 2019 – variazione al disciplinare della Doc Pantelleria per inserire in etichetta la parola Sicilia. Secondo il Cda del Consorzio o meglio gli industriali del vino, la Sicilia è conosciuta mentre Pantelleria no, eppure loro fanno a gara in Italia e nel mondo per dire che producono Pantelleria. In realtà è chiaro l’intento di creare confusione. Il sottoscritto si è fermamente opposto come del resto l’intera comunità con petizioni ed azioni varie ma la maggioranza bulgara del Consorzio (più del 50% dei voti ottenuto dagli industriali del vino ed il resto grazie alle deleghe di chi non partecipa alle assemblee oppure ha paura di non sapere dove portare le uve) l’approva.
  5. 2019 – approvazione dal Ministero della variazione di cui al punto 3. Mi sono opposto con tutte le forze e alcuni produttori hanno presentato ricorso straordinario al Presidente della Repubblica ancora in valutazione. Il motivo è che lo zibibbo introdotto in Sicilia è una chiara concorrenza a quello pantesco che invece è origine del vitigno ed è completamente diverso da quello allevato in Sicilia (nella provincia di trapani si è passati da zero ettari vitati a più di 2000 ettari). Inoltre, è patrimonio Unesco (la pratica agricola) quindi va da se che non possa essere confuso con quello siciliano e vada tutelato e protetto. Invece l’egoistica azione commerciale non solo ha portato l’introduzione dello zibibbo all’interno del disciplinare siciliano ma consente addirittura il blend. Tutto ciò porterà in futuro milioni di bottiglie di zibibbo di Sicilia sugli scaffali a prezzi irrisori in aperta concorrenza con lo zibibbo di Pantelleria che non potrà mai mettersi alla pari di quello siciliano (costi di produzione sostanzialmente superiori).
  6. 2022 – introduzione della fascetta Doc di Stato del Consorzio di Pantelleria. Ulteriore appesantimento per le piccole cantine locali senza che sia raggiunto il risultato di introdurre la Docg o eliminare la deroga dell’imbottigliamento per pochi illustri fuori dall’Isola.

Ci aiuti col suo giornale a poter continuare la battaglia per ottenere:

  1. La Docg per il passito naturale e lo Zibibbo bianco;
  2. Eliminare dal disciplinare della Doc Pantelleria il passito liquoroso che all’interno già da solo crea danno al Naturale. Le allego una foto di uno scaffale dove si legge Pantelleria.
  3. Togliere dal disciplinare della Doc Sicilia lo zibibbo o meglio lasciarlo col nome originario del vitigno, cioè Moscato d’Alessandria oppure altro nome che non si confonda con l’originale Zibibbo di Pantelleria (Al Ministero c’è un fascicolo in corso di lavorazione).
  4. Il commissariamento del Consorzio Doc Pantelleria per ripristinare il valore della viticoltura eroica; della centralità del produttore dello zibibbo; del peso ponderale del voto da dare a chi lavora e ama la terra rispetto a chi la vede solo come business; della presidenza del Consorzio da riservare ad un produttore pantesco.

Grazie per l’attenzione e la sua disponibilità.

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