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Brunello di Montalcino 2015: i miei magnifici tredici

L’edizione 2020 di Benvenuto Brunello, arrivata giusto in tempo prima dell’emergenza “Coronavirus”, che ha contagiato quasi tutte le manifestazioni vinicole in Italia e in Europa, potrebbe essere stata l’ultima, almeno per quanto riguarda la formula, ideata circa trent’anni fa.

Come per la Settimana Enigmistica, l’anteprima di Montalcino vanta un gran numero di imitazioni, avendo fatto da apripista a tante manifestazioni simili nate dal suo esempio.

Vedremo come si tradurranno nei fatti le parole del presidente del Consorzio del Brunello, Fabrizio Bindocci, che ha annunciato molte novità per il 2021.


E nel frattempo concentriamoci sull’annata presentata in questa occasione, la 2015, che ha diviso non poco la critica.

Annunciato come grande millesimo, da cinque stelle sulla mattonella, le fazioni si dividono in chi lo ritiene tale (a partire dalla stampa anglosassone, particolarmente generosa nell’assegnare diversi 100/100) e in chi al contrario ha dichiarato una certa delusione nel giudizio generale sui Brunello 2015.

Nel mezzo (categoria alla quale mi iscrivo volentieri e in cui si posiziona anche tutta la squadra di Vinodabere con articolo scritto a suo tempo: link), quelli che giudicano la 2015 come ottima annata, non proprio stellare, con alcune bottiglie sugli scudi, che avrà un arco di evoluzione abbastanza lungo ma non lunghissimo (10-15 anni) e che come accaduto spesso nei tempi recenti regala vini in molti casi già godibili ora.

Pregustando l’attesa del prossimo millesimo, il 2016, che da numerosi segnali si preannuncia davvero notevole, in grado di rivaleggiare con il tanto osannato 2010.
Nel mio piccolo, avendo assaggiato alla cieca circa 120 esemplari di Brunello, tra “annata” e selezioni, posso sottolineare per l’ennesima volta che la qualità generale qui a Montalcino è sempre più elevata: i campioni che presentano difetti evidenti e quelli stremati da un protocollo di invecchiamento lungo e impegnativo sono davvero rarissimi.

La beva di questi vini appena usciti sul mercato è meno complicata rispetto a qualche anno fa: in linea di massima, le estrazioni mostrano una perizia non comune, la gestione di zucchero e alcol (importante in un’annata calda come questa) è spesso impeccabile e l’equilibrio tra acidità, tannini, sale e frutto è quasi sempre esemplare.
Per un vecchio appassionato dei Brunello di Montalcino come me, il loro unico grosso difetto è l’aumento dei prezzi, che crescono inesorabilmente anno dopo anno. Ma anche questo è un segnale, che più chiaro non si potrebbe, del successo incontrastato della denominazione negli ultimi lustri.
Ecco tredici etichette che mi hanno colpito particolarmente. Si tratta, come sempre, di impressioni ricavate dagli assaggi di quei due giorni, e che lasciano fuori tanti altri Brunello forse altrettanto meritevoli. Sarà solo il tempo a decidere se le gerarchie delineate finora dal mio palato potranno modificarsi…

Brunello di Montalcino 2015 Casanovina Montosoli – Le Ragnaie. Come sempre la batteria che propone Riccardo Campinoti mi affascina. Il 2015 regala un’ennesima, grande prova di squadra. Dalla leggiadria del Brunello “annata”, al rigore pieno di promesse del Vecchie Vigne, fino alla consueta sensualità del Fornace. Stavolta però a sbaragliare l’agguerrita concorrenza interna è l’ultimo arrivato, frutto della vigna acquistata poco tempo fa sulla collina a nord della Docg che per molti, a ragione, è il vero Grand Cru di Montalcino. Naso balsamico, minerale, frutta secca, macchia, alloro, ciliegia, spezie piccanti, sangue; sorso armonico e dinamico, raffinato, gentilezza del tocco che è un marchio di fabbrica, come l’arancia nella lunghissima chiusura. Classe da vendere.

Brunello di Montalcino 2015 – Fuligni. Altro esemplare che probabilmente sfrutta a suo favore la giacitura nella zona meno calda della denominazione, appena a nord del paese. Odora di agrumi, frutta rossa (lamponi, fragole) e scura (mirtillo, ribes), con sfumature di spezie e tostatura; bocca più tannica del previsto, ma di grande qualità e progressione, sapida e complessa, con un di più di eleganza. Persistenza da campione. Coniuga con naturalezza ed equilibrio un profilo aereo e una sostanza da Brunello autentico.

Brunello di Montalcino 2015 – Poggio di Sotto. È ormai il quinto Brunello dopo l’addio di Piero Palmucci, ma anche quest’anno il team di Collemassari garantisce grande aderenza al terroir e allo stile della casa, assecondando una vendemmia calda ma importante. Profumi timidi, floreali, lievemente speziati, di una riservatezza che lascia però trasparire un’eleganza innata e perfino aristocratica; è al palato che esplode in tutta la sua regalità, con un succo dolce che è proprio del millesimo, tannini fascinosi e un frutto pieno e maturo, di grande allungo e finale quasi interminabile.

Brunello di Montalcino 2015 Vigna Loreto – Mastrojanni. L’assenza dello Schiena d’Asino nella manifestazione ne fa da anni il frontman della cantina del gruppo Illy a Benvenuto Brunello, compito assolto con la puntuale brillantezza. Naso raffinato di spezie orientali, prugna matura, iodio, terriccio. Estrazione incantevole, caldo di sole e di frutto, in linea con l’annata e l’esposizione della vigna, sapido e solenne, polpa di finissima tessitura (tra seta e velluto), chiusura lunga di agrumi rossi.

Brunello di Montalcino 2015 – Sesti Castello di Argiano. Altro vino ottenuto dalla zona meridionale della denominazione, dove le estati come la 2015 sono ormai torride, a testimonianza della bravura diffusa in tutto il distretto (in questo caso specifico il merito va alla famiglia Sesti). Olfatto molto vario e definito: fiori secchi, sangue, cuoio, arancia rossa. Bocca che coniuga eleganza e precisione, tannini sapidi e gustosi, finale sfaccettato, slanciato e armonioso. Confesso di non essere riuscito a sputare…

Brunello di Montalcino 2015 Colle del Fante – Ventolaio. Tra Castelnuovo dell’Abate e Sant’Angelo in Colle, un’azienda cresciuta molto negli ultimi anni, che fa centro con una selezione davvero ben riuscita. I profumi variano tra amarene, pepe, caffè, tabacco, con sfumature balsamiche e minerali. Sorso ampio, molto tipico, profondo e complesso, succoso. Vitale ed energico anche in persistenza.

Brunello di Montalcino 2015 – Caprili. Il trentenne Giacomo Bartolommei, nominato di recente consigliere d’amministrazione del Consorzio, dimostra di avere idee chiare e dispone di una nuovissima cantina per realizzarle nel distretto di Tavernelle, vicino a leggende come il compianto Soldera e Gaja. Anche quest’anno il suo vino è tra i miei preferiti: naso ancora un po’ introverso, ciliegie, pepe e tostatura del legno. Bocca molto più espressiva, ricca e goduriosa, pulsante, chiusura ancora tannica, da attendere ma promettente.

Brunello di Montalcino 2015 – Baricci. La famiglia Buffi, erede dell’indimenticato patriarca Nello Baricci, lavora proprio bene e anche quest’anno propone un Brunello (e un Rosso) coi fiocchi. Dalla collina di Montosoli, nella zona nord, un olfatto balsamico, ricco di frutti rossi e scuri, con note radiciose e di sottobosco a far da contorno. All’assaggio è ancora un po’ embrionale ma già evidenzia un’ottima materia prima, è fresco, rigoroso, compatto, di signorile eleganza contadina, quasi salino nell’allungo. La quintessenza della tradizione.

Brunello di Montalcino 2015 – Il Marroneto. Forse Alessandro Mori non sarà d’accordo, ma al momento il suo “annata” mi ruba l’occhio (e soprattutto il palato) di più rispetto al Madonna delle Grazie. Penso sia del tutto normale, una selezione ben fatta spesso ha bisogno di più tempo in bottiglia per esprimersi al meglio. Vario e divertente lo spettro aromatico, con carne cruda, macchia, fiori di campo, frutta matura e speziatura leggera. Sorso succoso, leggiadro, slanciato e saporito, di grande dinamica, dai tannini fitti e dolci e un finale ampio e complesso.

Brunello di Montalcino 2015 – Capanna. Altro storico esponente tradizionalista di Montalcino, coi vigneti a nord del paese. Naso floreale di rosa, con tabacco, radici, sottobosco e amarene. Palato ricco e goloso, energico e giustamente nervoso, un vero inno al Sangiovese di bella classicità, dai tannini mordenti ma di prima qualità. Persistente, promette un futuro luminoso.

Brunello di Montalcino 2015 Montosoli – Altesino. E sono tre, a conferma che Montosoli è un grande terroir in stato di grazia in questa 2015. Profumi di stampo minerale, terra, roccia e brace spenta, frutti neri, china. In bocca è molto equilibrato, godibile, disinvolto, dalla trama tannica di notevole spessore e intensità. Bella progressione verso una chiusura lunga e succosissima. Di carattere.

Brunello di Montalcino 2015 – Lisini. Altra azienda collocata in pieno sud, famosa da anni per i suoi vini ricchi, eleganti ed equilibrati, che dà il meglio di sé anche in vendemmie calde come questa. Olfatto molto espressivo, segnato dal sangue (un descrittore ricorrente dell’annata), frutti di bosco maturi, poi ginepro e liquirizia, tabacco, noce moscata. Bocca leggiadra, dal frutto nitido, tannini di precisione chirurgica, potente, sensuale, finale fresco e solenne con cenni di amarena e cacao.

Brunello di Montalcino 2015 – La Cerbaiola Salvioni. Cavallo di razza di Montalcino, difficilmente sbaglia un’annata anche se spesso i suoi vini hanno bisogno di vetro e all’anteprima si presentano ancora non del tutto pronti. Non in questo caso, perché siamo davanti a un Brunello già comunicativo, quasi in beva. Cenni affumicati e balsamici al naso, screziati da una nota animale, poi visciola e pesca gialla. Tannini di grana finissima, potenza bilanciata da una spiccata acidità, un vero manifesto del terroir e del Sangiovese Grosso. Profondo, limpido, caratteriale, consistente. Bel conseguimento.
Infine, mi sembra doveroso segnalare alcuni Brunello notevoli, che avrebbero potuto far parte, con pari dignità, della selezione che ho appena proposto.

Eccoli: Lambardi, Le Chiuse, Pian delle Querci, Pietroso, Ridolfi, Cipresso, Sanlorenzo, Le Potazzine, Tiezzi Vigna Soccorso, Tornesi Benducce 570, Barbi Vigna del Fiore, Casa Raia, Corte dei Venti, Gianni Brunelli, Fattoi. Fuori classifica, il magnifico Poggio al Vento Riserva 2013 di Col d’Orcia.

Nato nel Luglio del 1969, formazione classica, astemio fino a 14 anni. Giornalista professionista dal 2001. Cronista e poi addetto stampa nei meandri dei palazzi del potere romano, non ha ancora trovato la scritta EXIT. Nel frattempo s’innamora di vini e cibi, ma solo quelli buoni. Scrive qua e là su internet, ha degustato per le guide Vini Buoni d’Italia edita dal Touring Club, Slow Wine edita da Slow Food, I Vini d’Italia dell’Espresso, fa parte dal 2018 della giuria del concorso Grenaches du Monde. Sogna spesso di vivere in Langa (o in Toscana) per essere più vicino agli “oggetti” dei suoi desideri. Ma soprattutto, prima o poi, tornerà in Francia e ci resterà parecchi mesi…

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