Nel bel mezzo del Chianti Classico, dove il ritmo delle stagioni scandisce il lavoro nei campi e l’aria profuma di legno, terra e mosto, emerge la figura di Angela Fronti: enologa, proprietaria e spirito guida dell’azienda Istine. La sua è una storia che intreccia radici profonde e sguardo proiettato al futuro.
L’avventura inizia con il nonno Bruno nel 1959, quando la famiglia Fronti avvia Agrichianti, attività specializzata in movimento terra e impianti viticoli. L’esperienza a contatto diretto con il suolo toscano, unita alla conoscenza tecnica, diventa la base su cui Fabio e Stefano, figli di Bruno, costruiscono una solida realtà agricola. Nel 1982 arrivano i primi terreni destinati a vigneto: è il seme che, decenni dopo, germoglierà in Istine.
La Nascita di Istine: un sogno in bottiglia
Per anni, l’uva di famiglia prende la strada di altre cantine. Solo una piccola parte resta per la tavola domestica. Ma la seconda generazione sente il richiamo di dare al proprio frutto un volto, un nome, un’etichetta. Nel 2009, il momento della svolta: 3.000 bottiglie di Chianti Classico a marchio Istine. È l’inizio di un percorso che fonde tecnica e sentimento, precisione e sensibilità.
Da allora, l’obiettivo resta saldo: crescere senza snaturarsi, valorizzando il Sangiovese delle zone più alte del Chianti Classico, dove il sole è più gentile e le notti, più fresche, regalano vini di rara finezza.
Radda in Chianti: culla di eleganza
Radda in Chianti non è solo un nome geografico, ma un simbolo. Un tempo sede della Lega del Chianti, oggi è sinonimo di altitudine, terreni di alberese e galestro, e un microclima che esalta acidità e precisione aromatica. Qui, poco sopra il borgo di Lucarelli, la Vigna Istine — esposizione a nord-ovest, filari che toccano i 550 metri — è il cuore pulsante dell’azienda.
Angela Fronti, laureata in Enologia a Firenze, trasforma ogni vendemmia in un dialogo tra vitigno e territorio. I suoi vini, riconosciuti per la purezza espressiva e la grazia del bouquet, mantengono freschezza anche nelle annate più calde: merito di un equilibrio studiato tra esperienza, terroir e lavoro in vigna.
Il patrimonio viticolo: una costellazione di cru
Oggi Istine conta circa 20 ettari vitati, divisi tra Radda e Gaiole in Chianti. Ogni vigna ha una voce distinta:
- Vigna Istine – eleganza verticale, freschezza di quota, frutto scolpito.
- Vigna Casanova dell’Aia – 5 ettari vicini a Radda, un legame familiare antico, reimpiantato con pazienza.
- Vigna Cavarchione – 6 ettari nei pressi di Vertine a Gaiole, con tratti più caldi e opulenti.
Vinificazioni separate per ogni appezzamento, affinamenti in botti grandi e macerazioni medio-lunghe: un’impronta “vecchia scuola” in chiave contemporanea. La certificazione biologica è il sigillo di un lavoro già rispettoso per natura.
La gamma e lo stile Istine
La produzione ruota attorno a un Chianti Classico “annata” — blend di Sangiovese con un tocco di Canaiolo e Colorino — che rappresenta la firma della casa: armonico, diretto, immediato nella beva ma capace di sorprendere chi voglia attenderlo in cantina.
A questo si affiancano i tre Chianti Classico da singolo vigneto, espressioni pure di Sangiovese che restituiscono le sfumature del terroir. La Riserva LeVigne (dal 2012) raccoglie il meglio delle tre vigne principali: un Sangiovese più denso, strutturato, dal passo lento e profondo, che premia la pazienza.
Completano la gamma un Rosato di Sangiovese dal respiro floreale e agrumato, e un bianco da Trebbiano e Malvasia affinato in anfora, con una texture vellutata e una vena salina intrigante.
L’innovazione arriva con la produzione di un Vermouth: un ponte tra la tradizione vinicola e il mondo della miscelazione, tra botaniche toscane e vino di casa. Una scelta che racconta la curiosità e l’apertura di Istine verso nuove forme di interpretazione del territorio.
Dieci anni di Chianti Classico Riserva Le Vigne in verticale
Il sangiovese tratto dalle varie vigne di Angela è come un filo di seta teso tra eleganza e tensione: acidità luminosa, tannino scolpito con precisione da orafo, un bouquet che fonde frutto, fiori e respiro minerale. Ma ogni vendemmia è un quadro a sé, pennellato da luci e ombre dell’annata.
2012 – Intensità e sollievo
Annata calda e asciutta, ma l’altitudine ha preservato l’anima fresca. Rubino profondo con riflessi granato. Profuma di ciliegia marasca matura, susina rossa, menta secca, aghi di pino e un soffio di cuoio. In bocca è pieno e avvolgente, ma sorprende con una corrente fresca che allunga il sorso, chiudendo su note balsamiche e un ricordo di terra umida.
2013 – L’equilibrio della classicità
Clima regolare, maturazione ideale. Rubino brillante. Al naso sbocciano violetta e peonia, ribes rosso e lampone croccante, un accenno di pepe nero e foglia di tè. La bocca ha tessitura fitta, tannini setosi e progressione armoniosa. Finale lungo e arioso, con dolcezza di frutto e leggera speziatura.
2014 – Eleganza in sottrazione
Annata fresca e piovosa. Colore rubino trasparente. Profumi agrumati di arancia sanguinella, erbe officinali, timo e salvia, poi lampone in punta di piedi. In bocca è sottile ma teso, con salinità viva e acidità affilata. Il finale, quasi iodato, lascia un’eco di erbe alpine.
2015 – L’abbraccio del sole
Annata solare, mitigata dalle altitudini. Rubino intenso. Il naso è un intreccio di mora, amarena sotto spirito, prugna e cacao amaro, con tocchi di liquirizia e alloro. Bocca succosa, morbida ma dinamica, tannino levigato e ritorno tostato che dona profondità.
2016 – L’archetipo del Sangiovese di Radda
Annata perfetta. Rubino vivido. Profuma di ciliegia croccante, fiori secchi, tabacco biondo, pietra calda e un filo di resina. Il palato è cesellato: equilibrio ideale tra frutto, freschezza e struttura. Persiste a lungo, con chiusura elegante e ariosa.
2017 – Verticalità nel calore
Annata calda ma salvata da escursioni termiche. Rubino fitto. Naso di mora, mirtillo, tabacco dolce, china e un soffio mentolato. Bocca ampia ma nervosa, acidità viva che slancia il sorso, finale balsamico e rinfrescante.
2018 – La carezza della mitezza
Clima equilibrato e maturo. Rubino luminoso. Naso floreale di iris e rosa, fragolina di bosco, melograno, pepe bianco e un tocco di cannella. Palato sottile e raffinato, con tannini gentili e scia sapida. Chiude su un’eco di frutti rossi e spezie chiare.
2019 – Precisione e profondità
Condizioni quasi ideali. Rubino pieno. Aromi puri di ribes nero, visciola, grafite, corteccia di quercia e cenere fredda. Bocca densa ma finissima, con tannini scolpiti e acidità guizzante. Finale lungo e vibrante, dal timbro minerale.
2020 – Radioso e croccante
Annata luminosa e regolare. Rubino brillante. Profumi di lampone fresco, ciliegia croccante, pepe rosa e una carezza di cannella. Bocca scattante, immediata, con acidità gioiosa e chiusura speziata.
2021 – Energia pura
Annata concentrata, di grande attenzione agronomica. Rubino vivo con sfumature porpora. Naso di ciliegia matura, melograno, arancia rossa, rosa canina e grafite. Bocca intensa, dal frutto polposo, sostenuta da acidità vibrante e un finale lungo, minerale e salino.
Leonardo Romanelli, fiorentino, superate nozze di diamante con la vita, ha un lavoro difficile da descrivere, visto che ne racchiude tanti: ha deciso da tempo di voler fare il moderno Anton Ego, critico gastronomico modello “Ratatouille”, seduto nelle tavole di ristoranti di tutta Italia. Da sempre si occupa anche del vino, che insegna a degustare e lo presenta in eventi pubblici, oltre ad avere insana passione per le arti, che coltiva con passione sfrenata, da quella dell'insegnamento a quella del teatro con incursioni musicali e televisive, senza scordarsi della sua vera attività, professore alla scuola alberghiera e docente in Master Universitari. Organizzatore di eventi gastronomici ad ampio raggio, come i pellegrinaggi a tema alimentare o le session di cuochi che si fanno convincere a partecipare ad eventi imperdibili, riesce, non dormendo quasi mai, ad essere scrittore curioso, cronista del gusto. Ha scelto con gioia di passare le sue giornate a tavola o in cantina, attività che volge con piacere inaudito. Ultima attività messa in ponte è quella di artista performer per eventi legati al vino, con la presenza di sue opere di riciclo creativo.
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