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Toscana – Il Brunello di Montalcino secondo La Gerla – VINODABERE – Esperienze nel mondo del vino, della gastronomia e della ristorazione
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Toscana – Il Brunello di Montalcino secondo La Gerla

“A La Gerla, si continua a dare importanza all’uomo e ai sentimenti, ascoltando ciò che la terra bisbiglia

ogni giorno” S.R.

LA STORIA

 

Talvolta dietro la cantina si cela un colpo di fulmine con un territorio, forse un richiamo ancestrale della natura o forse la risposta non verbale a domande interiori.

È cosi che Sergio Rossi, pubblicitario di successo e direttore di tre grandi filiali europee di una nota agenzia, si ferma e pianta qui le sue radici come quelle delle vigne, trovando il “suo” territorio per scelta, non per nascita.

È il 1976 e il terreno acquistato, già allora non è un posto come un altro: il Colombaio, questo il nome dell’appezzamento, era una proprietà della famiglia Biondi Santi, un nome di prestigio ed una garanzia per il livello qualitativo che già aveva trovato espressione.

Sarà tuttavia questo l’inizio di una nuova pagina per quel terreno e le sue nuove vigne di Sangiovese, un nuovo capitolo denominato La Gerla.

Sergio Rossi ci ha lasciato nel 2011, ma il suo sogno continua grazie all’impegno di sua moglie, Donatella Monforte coadiuvata da una squadra di fuoriclasse come Vittorio Fiore e Alberto Passeri, agronomo e responsabile della conduzione aziendale.

I VIGNETI

La Gerla possiede circa 11,5 ettari di vigneto distribuiti in due zone opposte: a Canalicchio, nel versante nord, nord-est e nei pressi di Castelnuovo dell’Abate, nel versante sud-ovest.

A Canalicchio si ritrovano le caratteristiche del versante settentrionale, più freddo con terreni caratterizzati da galestro, argilla e limo. Questo si riflette in vini tendenzialmente sottili, meno colorati, estremamente eleganti, raffinati e complessi.

Nel versante di Castelnuovo dell’Abate, nei pressi dell’abbazia di Sant’Antimo, al contrario l’esposizione è più luminosa, riparata dai venti del nord e raggiunta da quelli più miti provenienti dal mare. Il terreno è sabbioso-limoso con matrice calcarea. Qui i vini sono più rotondi, strutturati e particolarmente intriganti per le note balsamiche e di macchia mediterranea che talvolta si riscontrano.

Quindi due aree di Montalcino ben diverse per caratterizzare diversamente i vini o creare blend articolati e complessi.

Molto interessante la menzione dei cloni di Sangiovese impiegati, scelti valutando le caratteristiche in relazione alla tipologia del terreno ed al vino che si vuole ottenere.

I cloni impiegati sono i seguenti: R24, VCR5, VCR6, VCR30, CH20. Curiosando sulle schede messe a disposizione dai vivai, si possono riconoscere le caratteristiche distintive del clone che tendono ad influenzare, tra i tanti molteplici fattori, il risultato finale. Vediamo dunque che:

  • Il clone R24 contribuisce alla componente fruttata e speziata dell’aroma, nonché al tannino. Ha ottime capacità di evoluzione in invecchiamento.
  • Il clone VCR5 contribuisce al colore ed agli aromi fruttati. Ha tannini particolarmente morbidi e rotondi.
  • Il clone VCR6 contribuisce alla struttura ed agli aromi speziati e balsamici. Ideale per lungo invecchiamento.
  • Il clone VCR30 contribuisce al colore ed agli aromi con una leggera sfumatura speziata e note fruttato-floreale.
  • Il clone CH20 contribuisce al corpo ed al tenore alcolico ed agli aromi fruttati. Molto adatto all’affinamento in legno.

Ovviamente molteplici sono le scelte ed i fattori che influenzano il risultato finale, a partire dalla composizione geologica del terreno, nonché l’esposizione ed il microclima. Ma è tuttavia interessante notare come sia importante anche la selezione dei cloni. Questo ci aiuta a comprendere la complessità del lavoro dell’enologo e le molteplici variabili di cui deve tener conto per arrivare al prodotto desiderato.

DEGUSTAZIONE

Brunello di Montalcino Docg 2018. Granato con ricordi rubino, piuttosto trasparente. I profumi sono ammalianti, vagamente autunnali, con ricordi di frutti di bosco maturi, legna arsa, cacao, corteccia. Ad un profilo piuttosto scuro fa da contraltare una bocca esplosiva, vivace, solare, fresca, con ricordi di arancia sanguinella, il tutto ammantato da una avvolgente rotondità. Grande personalità, grande vino che, con suoi tratti unici lascia il segno nella memoria.

Brunello di Montalcino La Pieve Docg 2018. Brunello single vineyard ovvero da uve dell’omonimo vigneto a Castelnuovo dell’Abate. Svolge 2 anni in botte grande da 50 ettolitri. Svela subito un profilo di grande eleganza e raffinatezza. A note di more e arancia sanguinella, si sovrappongono toni balsamici ben riconoscibili, macchia mediterranea, elicriso, alloro. Sorso magistrale e impeccabile, ampio e profondo, esprime equilibrio ed una perfetta integrazione tra le componenti. Lunghissimo il finale.

Ai due Brunello si affiancano il Rosso di Montalcino ed il Poggio gli Angeli, sempre Sangiovese 100%, come vini di maggior immediatezza, mantenendo ben evidente la cifra stilistica ed il legame con il territorio.

 Toscana Sangiovese Poggio Gli Angeli Igt 2021. Toni olfattivi sussurrati e cupi, che spaziano da toni di prugna al tabacco kentucky, poi carrube, liquirizia, radice. Il sorso è levigato e morbido, ma non privo della tipica vivacità del Sangiovese. Tannini molto ben gestiti. 4 mesi in rovere di slavonia per un vino immediato, di facile lettura e grande piacevolezza.

Rosso di Montalcino Doc 2021. Sangiovese 100% con passaggio di 8 mesi in legno grande. Rubino luminoso. Frutti rossi maturi, ciliegie e ribes, violetta appassita, infine lieve speziatura dolce. Il sorso ricalca la cifra stilistica del Poggio Gli Angeli, acquisendo maggiore profondità e dinamica, coadiuvata da tannini sottilissimi ed intriganti accenti sapidi.

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Scritto da

Michelangelo Fani, da oltre 15 anni appassionato di vino, distillati e gastronomia. Nel 2010 scrive occasionalmente su Dissapore. Nel 2012 collabora alla guida Bibenda 2013. Negli anni successivi partecipa ai panel per le Guide “ai sapori e ai piaceri regionali” di Repubblica (Lazio, Abruzzo, Marche Umbria, Puglia, Sardegna) e collabora con l’associazione Ateneo dei Sapori. Dal 2019 scrive sulla guida ViniBuoni d’Italia, edita dal Touring Club. Degwineandspirits.com è il suo taccuino di viaggio nel mondo del vino e dei distillati. Perché in fin dei conti, “Non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia e qualcuno a cui raccontarla” (Danny Boodman T.D. Lemon Novecento – Novecento, A. Baricco).

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