Quando sentiamo parlare di Grottaglie, la prima associazione mentale è sicuramente con le caratteristiche ceramiche prodotte in questa cittadina pugliese che, per qualità e bellezza, l’hanno resa un centro di eccellenza in Italia e nel mondo. O anche alle avventure spaziali, visto che entro il 2020 Grottaglie potrebbe diventare il primo “spazioporto” europeo per i voli commerciali suborbitali. Un connubio tra artigianato e mondo high tech che la rende davvero unica. Ma per rimanere un po’ più con i piedi per terra, negli ultimi anni questo paese dell’entroterra tarantino si è fatto notare per un’altra interessante iniziativa culturale che nel tempo cresce e si arricchisce di contenuti: Vino è… Musica. Un evento enoculturale, che si svolge nel suggestivo Quartiere delle Ceramiche, dove il buon bere ed il buon mangiare si fondono con l’arte e la musica, in un piacere dei cinque sensi a tutto tondo.
La manifestazione, giunta quest’anno alla sua decima edizione, è partita ufficialmente nei giorni 23 e 24 luglio, con due giorni dedicati all’assaggio alla cieca di 204 vini provenienti da più di 100 aziende del sud Italia – principalmente della Puglia, ma anche di Campania e Basilicata – da parte di una giuria di esperti di settore, per decretare i vini migliori per qualità e rappresentatività del vitigno di appartenenza.
Diverse le categorie in concorso, dalle bollicine ai bianchi, rosati, macerati, rossi, e relative sottocategorie per tipologia e vitigno. Per i dettagli sulle categorie in concorso ed i vincitori vi rimando all’articolo https://www.vinodabere.it/vino-e-musica-decima-edizione-dopo-oltre-200-vini-in-assaggio-questi-i-migliori/ pubblicato su questa testata giornalistica.
Proseguendo, il terzo giorno, all’interno del magnifico cortile del trecentesco Castello Episcopio, che ospita il Museo della Ceramica di Grottaglie, si è tenuta la premiazione dei produttori con l’assegnazione delle medaglie di bronzo, argento, oro e gran medaglia d’oro. La serata si è conclusa nel giardino segreto di Casa Vestita, un suggestivo museo a cielo aperto, dove i produttori hanno potuto festeggiare insieme alla giuria e agli organizzatori dell’evento a suon di vino e musica.
Gli ultimi due giorni, il 26 e 27 luglio, la manifestazione è culminata con l’evento di strada dove il pubblico ha potuto finalmente degustare i vini in concorso, passando da una postazione all’altra nel percorso snodato lungo le vie del quartiere delle ceramiche, tra botteghe e terrazze artigiane, ricercato street food di chef pugliesi dei dintorni, interessanti laboratori cibo-vino e una decina di band musicali per serata, in postazioni fisse o itineranti.
Personalmente quest’anno ho avuto il piacere di partecipare a questo evento e ho avuto l’onore di far parte della giuria tecnica di assaggio dei vini. Un’esperienza speciale per le molteplici emozioni che il contesto, i luoghi, le persone mi hanno trasferito, in una commistione di vino, cibo, arte, storia, tradizioni, musica, professionalità e accoglienza.
Ma partiamo dall’inizio, dal blind testing quest’anno alla sua VII edizione, capitanato con grande professionalità e competenza da Enzo Scivetti, profondo conoscitore dei vitigni e dei vini del sud Italia, in particolare pugliesi, ed in generale dei vini italiani ed esteri, essendo da tempo giudice in diversi concorsi nazionali ed internazionali.
Enzo è da qualche anno alla guida della giuria di Vino è musica e con la sua esperienza è riuscito in poche mosse a creare una squadra di degustatori compatta e affiatata, a farci lavorare in serenità e sintonia nonostante i tempi stringenti della tabella di marcia, dettati di volta in volta con fare gentile e sorridente. Prima dell’avvio dei lavori ci ha spiegato il “protocollo di degustazione”, ovvero i criteri con i quali avremmo dovuto giudicare i vini ed assegnare i punteggi, in una scala di valori che tenesse conto di eventuali difetti presenti, dell’intensità, del corpo, della complessità, della persistenza, e degli altri fattori caratteristici.
Come nei migliori concorsi, tutto è stato organizzato alla perfezione: le belle sale del Monun, nel centro di Grottaglie, erano delle dimensioni giuste; l’aria condizionata non mancava per fortuna – con il caldo fuori sarebbe stato assai arduo degustare tutti quei vini e mantenerli a temperatura! I due sommelier che servivano ai tavoli erano impeccabili nel servire i vini e cambiare i bicchieri esattamente nell’ordine giusto, nei tempi giusti e alla temperatura giusta. Così come la squadra degli organizzatori che in tempo reale raccoglievano ed elaboravano i voti dei singoli giudici, usati per decretare i vini vincitori. Il confronto è stato aperto e sereno, non un mero esercizio di stile finalizzato ad assegnare uno sterile punteggio, ma un dibattito intorno al calice, con riassaggi e confronti continui: un vino medaglia d’oro, e ancor più un gran medaglia d’oro, sarà stato assaggiato dalla giuria almeno quattro cinque volte!
I risultati sono stati interessanti: ho apprezzato la versatilità del Primitivo, l’ovvio protagonista, che per il tannino morbido e la struttura può essere bevuto giovanissimo o invecchiato, può arrivare fino a 18° ed oltre senza sentirli, e può accompagnare i pasti come diventare un vino da meditazione. E poi i profumi del Negroamaro, le aromaticità del Fiano Minutolo, le diversità dei macerati, le mille sfumature di colore e gusto dei rosati.
I vini hanno fatto registrare un livello medio molto alto e, anche dopo decine di assaggi, papille gustative e sensi decisamente provati, soprattutto dalle ultime batterie di rossi “tosti”, continuavano ad intrigarci e a farci riflettere su quale fosse l’espressione più interessante, se si trattasse di un vino di terra o di mare, pugliese o meno.
Il nome dei vincitori è stato appreso da tutti il giorno seguente della premiazione, nella curiosità mista a stupore nostra e dei produttori presenti.
In tale occasione è stato anche annunciato un progetto di gemellaggio con il Concours Mondial de Bruxelles, dove nella 26° edizione tenutasi a maggio in Svizzera la Puglia ha primeggiato, seguita da Veneto e Sicilia. Il progetto è stato presentato dalla dolcissima e professionalissima Karin Meriot, ambasciatrice italiana del concorso, e rappresenterà un’importante occasione di visibilità e marketing per le aziende ed il territorio pugliese.
Veniamo quindi alle location, altro punto di forza della manifestazione: tutti luoghi unici e suggestivi, scelti anch’essi con estrema cura per creare nei partecipanti un’immersione completa nella cultura e nella storia locali. A partire proprio dal luogo della premiazione, con la cornice del castello Episcopio al tramonto ed il Museo della Ceramica aperto al pubblico per ammirare le innumerevoli opere d’arte dei maestri ceramisti. La sorpresa per me più emozionante è stato l’incantevole giardino segreto, che si apriva alla vista entrando in Casa Vestita, la bottega del noto ceramista Cosimo Vestita, dove è stata organizzata la festa con i produttori. Un giardino ottocentesco disseminato di colonnati, “capasoni” – le antiche anfore locali in ceramica – fichi d’India secolari e, per l’occasione, banchi di assaggio dei vini in concorso. Un’atmosfera unica e magica.
La magia è proseguita quando, sotto l’appassionata guida e racconto del padrone di casa, scopriamo gli altri tesori nascosti di casa Vestita: antichi pavimenti dell’epoca romana, stanze sotterranee per la raccolta delle acque piovane ed il raffrescamento naturale delle abitazioni, ceramiche di tutte le epoche in parte trovate in casa e in parte collezionate, e per finire una chiesa rupestre medievale scoperta dietro un antico forno inutilizzato, che l’ha protetta dalle distruzioni ai tempi delle persecuzioni cristiane. Nella chiesetta emergono una parete-farmacia, affreschi bizantini ottimamente conservati ed incisioni di croci templari.
Unica è stata anche l’atmosfera dell’ultima tappa dell’evento, la due giorni di degustazione per il grande pubblico che si è tenuta nel quartiere delle ceramiche lungo la gravina San Giorgio, tra i negozi ricavati nella roccia di ambienti ipogei e terrazze panoramiche, che hanno ospitato i laboratori di degustazione.
Notevole anche la quantità e qualità dei laboratori enogastronomici: ogni sera se ne sono alternati ben nove ed hanno registrato il tutto esaurito. I relatori si sono rivelati di assoluto livello, fra questi ancora Enzo Scivetti, che ha presentato i vini dall’Est Europa premiati al Concours Mondial de Bruxelles; oppure Matteo Gallello, di Porthos, a disquisire di vini naturali e macerati; o infine Francesco Camassa, il “re delle frollature”, Presidente dell’Associazione Italiana Macellerie Artigiane (AIMA) e considerato uno dei più bravi macellai al mondo, che in abbinamento a sei Primitivi di Manduria, tre di terra e tre di mare, ha dimostrato come con una materia prima di qualità e le giuste tecniche si possa spingere l’affinamento della carne oltre limiti prima impensabili. Nel laboratorio abbiamo assaggiato un “zero giorni” (carne di pochissimi giorni di frollatura), un “75 giorni” e un “185 gg”, oltre ad un tenerissimo taglio di carne a lunga cottura in affumicatore.
Da segnalare inoltre la presenza lungo il percorso, oltre ai banchi dei produttori, delle due enoteche Vino e Musica e Evoluzione naturale, dedicate ai vini più pregiati e ai vini naturali e acquistabili con prezzi al calice, di un punto birrificio Svevo, del Club Amici del Toscano, e di un’area per la III edizione del “Mondial tornianti in tour”, un prestigioso torneo promosso dal Comune di Grottaglie in collaborazione con AICC – Associazione Italiana Città della Ceramica e Ente Ceramica Faenza – al quale hanno partecipano esperti artigiani e ceramisti provenienti da tutto il mondo, per sfidarsi nell’arte della ceramica.
Ultima menzione d’onore della manifestazione, le isole ecologiche presenti in vari punti del percorso presidiate da giovani ragazzi che aiutavano a “differenziare” i rifiuti, un onere aggiuntivo per l’organizzazione ma fondamentale per rendere l’evento più sostenibile.
Se mi sono dilungata un po’ troppo è solo nel tentativo di immergere il lettore nell’atmosfera magica e nelle molteplici occasioni di cultura offerte da questa manifestazione. Merito dell’organizzazione, costituita da un gruppo di appassionati infaticabili, guidati da Enza De Carolis di Associazione Intersezioni, che hanno avviato mesi fa la grande macchina organizzativa e che in ogni scelta hanno dato il massimo e cercato il meglio con l’unico obiettivo di trasformare questa kermesse enologica in un momento di cultura e racconto dei territori partecipanti e delle loro bellezze storiche e artistiche.
Avere il “contenitore” giusto, ovvero i luoghi e la propensione all’ospitalità della gente, non basta. E neanche avere materie prime di qualità, come il cibo, il vino, l’arte, se non ci sono persone in grado di valorizzare tutto questo patrimonio turistico ed enogastronomico. Ed ecco allora che l’ultimo, e forse più importante, fattore di successo è quello umano. Trovare gente capace di mettersi in gioco, di sperimentare, di lottare spesso contro burocrazie ed inefficienze, o contro la mancanza di collaborazione, che scoraggerebbero chiunque.
Un impegno non indifferente, per cui ogni anno gli organizzatori si chiedono se sarà l’ultimo, ma poi ci ricascano e si rimettono in marcia spinti dalla passione verso questo “figlio” che hanno creato e cresciuto nel tempo.
Visto il livello dei risultati e la risonanza che questo evento sta avendo in tutto il sud Italia e a livello nazionale – e chissà se in futuro anche a livello internazionale visto il gemellaggio con il concorso mondiale di Bruxelles – noi ci auguriamo sinceramente che prosegua per molti anni ancora, invitando i nostri lettori ad organizzarsi per partecipare al prossimo. Con certezza non se ne pentiranno!
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