Il Porto è il vino fortificato più famoso ed apprezzato al mondo che trova nei terreni di basalto e granito di origine vulcanica le fondamenta per divenire nel tempo qualcosa di unico.
Si parte da uve di Tinta Barroca, Tinta Cão, Tinta Roriz (l’equivalente portoghese del Tempranillo spagnolo), Touriga Francesa, e Touriga Nacional. Il Touriga Nacional è da sempre il campione, con ottima qualità delle uve, ma grandi problemi di coltivazione, tanto che il Touriga Francesa sta guadagnano molto terreno.
Dopo la fermentazione i vini dei vari appezzamenti vengono assemblati per trovare il giusto equilibrio. Consideriamo che nel Porto è pratica comune miscelare vini di annate e vigneti diversi, a meno che non si voglia fare un Porto Late Bottled Vintage (LBV), Cohelita o Porto Vintage, cioè vini eccezionali provenienti da uve di una sola vendemmia particolarmente felice.
Ed è proprio di uno di questi che vogliamo parlarvi, sia per la tipicità, sia per la sua veneranda età che ci permette di capire veramente quali sono le potenzialità di questo vino.
Parliamo di un vino che dopo un passaggio di 3 anni botti grandi passa in barrique per stimolarne la maturazione. Qui il vino si ossigena molto più velocemente e si tinge di profumi speziati, che certo non devono mai essere troppo marcati e mano a mano che il vino invecchia il colore rosso scema e vira verso il colore ambra.
Qui vi rimane per almeno 7 anni , il tutto dipende dalle scelte aziendali e dall’enologo che decide di volta in volta quando imbottigliare le botti anche in funzione delle sensazioni avute dagli assaggi.
Noi vi racconteremo di un Porto prodotto da una delle aziende più famose della valle del Douro, la Quinta do Noval una tra le più pionieristiche realtà della regione.
Contraddistinta da terrazzamenti inclinati e dallo spostamento graduale dell’intera cantina da Vila Nova de Gaia al cuore della valle del Douro, non appena ciò divenne legale, nell’anno 1986.
Nel 1993 l’azienda è entrata a far parte della costellazione di prestigiose proprietà facenti capo ad Axa Millésimes, il gigante delle assicurazioni con sede in Francia nel 1993, Quinta do Noval, sotto l’attenta supervisione dell’esperto enologo Antònio Agrellos, è divenuta una delle realtà più interessanti tra quelle che si dedicano alla produzione di questo prodotto.
Parliamo, a questo punto di quella meravigliosa bottiglia assaggiata durante la giornata di Pasqua a terminare pranzo consumato presso il ristorante Atlas Coelestis a Roma.
Old Tawny Port Colheita 1974 – Quinta do Noval (imbottigliato nel 2004)
Un vino che ha raggiunto la veneranda età di 45 anni e sembra non sentirli grazie ad una freschezza che diviene uno dei suoi punti di forza.
Al primo approccio ci stupisce, con note di frutta secca (arachidi in evidenza) accompagnate da miele, spezie, smalto e toni fumè che ci ricordano i grandi whiskey irlandesi,
Poi l’assaggio ci riporta con i piedi in terra. La nota alcolica presente in un distillato non riusciamo a trovarla, pur considerando che parliamo di un vino fortificato di 20°, un acidità imponente si accompagna ad una bella sapidità e insieme contrastano la tipica nota dolce mai esuberante. Il finale lunghissimo di miele e spezie è la giusta conclusione per un assaggio stratosferico.
Ha fondato Vinodabere nel 2014. Laureato in Economia e Commercio specializzazione mercati finanziari, si è dedicato negli ultimi dieci anni anima e corpo al mondo del vino. Vanta diverse esperienze nell'ambito enologico quali la collaborazione con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso (edizioni 2017 e 2018), e la collaborazione con la guida Slow Wine (edizioni 2015 e 2016). Assaggiatore internazionale di caffè ha partecipato a diversi corsi di analisi sensoriale del miele. Aver collaborato nella pasticceria di famiglia per un lunghissimo periodo gli garantisce una notevole professionalità in questo ambito.
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