Avevamo già avuto modo di parlarvi abbastanza di recente dell’azienda Vietti, visitata in un nostro viaggio nelle Langhe (link). In quell’occasione l’enologo Eugenio Palumbo ci aveva illustrato le caratteristiche dei diversi vigneti dell’azienda – in alcuni dei quali abbiamo avuto anche modo di recarci direttamente – ed era stato possibile assaggiare tutta la gamma dei vini.
Ma l’invito presso il ristorante-enoteca Achilli al Parlamento a Roma per provare l’annata 2020 che andrà a breve in commercio, non poteva che risultare gradito, perché ci ha permesso di effettuare un ideale confronto con la precedente esperienza ancora nitida nella nostra memoria. La 2019 potremmo definirla annata classica e tradizionale allo stesso tempo e ricorda, per raccolta tardiva, le grandi annate di 30 anni fa, mentre la 2020 è risultata climaticamente più lineare, e fa pensare a vini di grande spessore.
Abbiamo iniziato il nostro percorso romano con il Colli Tortonesi Timorasso 2022, pronto ad esibire la sua vena sapida, cui si coniuga ricchezza e freschezza.
Si è proseguito con un tris di Barbera, prima quella d’Asti – La Crena 2021– poi con quelle d’Alba, Vigna Vecchia 2021 e Vigna Vecchia Scarrone 2021. Stesso vitigno che risponde perfettamente al territorio da cui proviene: più incentrato sulla freschezza e l’irruenza il primo, ricchi ed eleganti i secondi, che risultano decisamente diversi tra loro per via dell’età delle piante da cui scaturiscono.
Subito dopo arriva la successione di vini che da sempre caratterizzano l’azienda Vietti: le diverse sfaccettature del Barolo attraverso ben 9 Cru , un patrimonio che in pochi possiedono.
Si parte con il Barolo Castiglione 2020 e a seguire il Barolo Brunate 2020. Il primo appare ancora leggermente spigoloso e per certi versi meno interessante dell’annata precedente, anche se dobbiamo tener conto che ha ancora poco affinamento in bottiglia rispetto a quello assaggiato in azienda. Il secondo è una “perla”, piacevolissimo al sorso e con un’eleganza che ha pochi eguali.
Seguono in tandem il Barolo Cerequio 2020 e il Barolo Lazzarito 2020; il primo, rispetto all’annata precedente, appare leggermente più austero e meno agile (invita quasi ad aspettarlo un pochino per coglierne appieno tutta la sua grandezza); il secondo viaggia in senso contrario se paragonato all’annata che lo precede, incentrato com’è su eleganza e freschezza, a cui si accompagna una piacevolezza fuori dagli schemi.
Altro giro con il Barolo Rocche di Castiglione 2020 seguito dal Barolo Ravera 2020: due vini di grande spessore ed entrambi da aspettare, perché tutto indica che per raggiungere il loro apice avranno ancora bisogno di tempo.
Si è continuato con il Barolo Monvigliero 2020 e il Barolo Roncaglie 2020, piena rappresentazione dei territori da cui provengono, con tannini sempre presenti ma interpretati secondo il classico stile Vietti, ove l’eleganza è sempre in primo piano.
Si è terminato con i cru di Barolo più speciali di casa Vietti: la Riserva 2016 proveniente da una sola vigna, quella di Teodoro, espressione di classe e freschezza e, in anteprima, il Villero Riserva 2016 , il vino che Vietti produce soltanto nelle grandi annate da una vigna sita a Castiglione Falletto e rigorosamente riservata a questa produzione. Contrassegnata anche da una speciale etichetta che viene di volta in volta disegnata da grandi artisti invitati dall’azienda a crearla e che sono ospitati in loco per viverne realtà ed esserne cosi direttamente ispirati.
Il risultato? Un vino di grandissimo spessore dove l’eleganza trova piena corrispondenza a un territorio che è autentico patrimonio universale nella geografia del vino, e che ancora una volta ribadisce il suo essere speciale.
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