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STORIEDABERE

UNA PASSIONE OLTRE LA RAGIONEVOLE MISURA

La rubrica “Storiedabere”,  che dà spazio alla fantasia ed ai sogni, sempre in qualche modo legati all’enogastronomia, si arricchisce di  un altro racconto di Pino Perrone. Da leggere fino alla fine perché, a volte, l’apparenza inganna… 

Sospinsi con garbo il velo che ti cingeva, lentamente, giacché riposavi in silenzio. S’era avviluppato intorno a te come un sudario, ma trasparente qual era del tuo corpo nulla celava, le forme sinuose apparivano tali e quali, il tuo candore si mostrava intatto, pallido, diafano. Anzi, la sagoma si evidenziava vieppiù, presentandoti energica e forte, viva e orgogliosa come sei, senza timore, senza vergogna, senza peccato. Eccitato da tale evidenza mi trattenni dall’allungare la mano verso di te. Fu violenza al mio stato e tentennai più volte, poi mi quietai. Sovrano regnava il silenzio nella stanza mentre ora, nuda a me innanzi, se t’accorsi della mia presenza ben l’occultasti. Ti contemplai senza far alcun rumore, come un invitato a un banchetto in attesa che si decida e nel mentre si limita a osservare. Mi apparisti con la chiarezza del tuo stato, grandiosa, superba, sprezzante delle tue rotondità. Nessun al mio cospetto potrà mai permettersi di confutare tale bellezza, per me senza eguali, nulla mi tange se il canonico non affiori, poiché naturale sei così come sei, e sincera per davvero. Se mai uomo dovesse farlo immantinente lo sfiderei a duello, senza temer della vita, e certamente vinta l’avrei, giacché la verità, è dalla mia parte, ne son certo, non permetterebbe un difforme risultato. E di ciò par tu n’abbia consapevolezza e ne vai fiera, tronfia lo grideresti ai quattro venti, senza pudore, senza paura d’esser fraintesa o discriminata, di questo nul t’importa. Ti osservai lungamente, e mentre a ciò ero occupato m’accorsi di un sentore, di cui la stanza s’era intanto impregnata: il tuo fragore. Era un aroma rumoroso che avea spodestato ogni altro contendente, divenne il protagonista dell’etere, penetrato nell’aria impossessandosi di ogni particella, di ogni cosa, di tutto, incluso me. Ben conosco quel sentore, acre e dolce assieme, travisar mi fa e induce a un sol pensiero, un entusiasmo che una volta ancora fui costretto a raffreddare, una tentazione che mi sospingerebbe a tuffarmi e nuotare entro te. Mi convinsi che il godimento sarà maggiore se l’attesa ancor protratta. Ma quanta fatica esercitai nel controllo.

Vidi scorrere una goccia di sudore nei meandri del tuo paesaggio, e seguendo l’incedere delineai meglio le aderenze al suo passaggio. L’indice discretamente si mosse e la intercettò arrestandone il cammino. Umettato lo portai prima al naso poi in bocca, per assaporarlo appieno. Era nettare puro e mi turbò. Tu ferma mi lasciasti fare. Avrei continuato, e prosciugato tutto il tuo mare che di molteplici gocce è composto. Poi un lieve e lontano rumore dall’esterno mi distrasse. Un rombo, distante di un aereo che passava. Ne ascoltai il suono finché non svanì del tutto, lasciandomi solingo al silenzio antecedente. E proseguii con l’osservare te. La visione mi rammentava un’opera d’arte a me cara e nota. Un dipinto d’un pittore natìo delle Fiandre, paradigma del barocco, sui cui nudi in pubertà mi compiacevo, fiottando su una mano per osservar dal vero la densità del mio seme. D’altri puri corpi, scevri d’ogni indumento, non v’era traccia nel tomo d’arte che al tempo avevo a disposizione, e mi convinsi che in tal guisa dovea esser il gentil sesso e apparire al mondo, e da acerbo qual ero mi dimandavo: “Son così fatte le donne, rotonde e carnose? Una tal vista non mi sgarba affatto!” Sai, l’amore per te nacque fin d’allora, seppur non ti conoscevo appieno, la cosa mi è ormai evidente. Hai infettato la mia essenza fin quando vergine ancora ero, hai scritto la tua immagine indelebilmente nella mia mente, all’epoca un mero bianco foglio, che altro non attendeva di ricevere un tale inchiostro. Quando triste ero mi hai sempre sostenuto e rincuorato, di tale fedeltà giuro che in eterno te ne sarò grato.

Infin giunse il momento che più controllar non potetti. Sussurrai nell’aria oltre resister più non posso. Ti domandai: “Tesoro, mia adorata, mi approccio, ho licenza nel farlo?” Da te alcuna risposta pervenne. Mi lasciasti intendere che ostacolo non vi fosse e corrispondesse anche al tuo volere, e se lecito era quel detto sostenente che chi tace acconsente, mi decisi e mossi al tuo fianco.

Lentamente inclinai il volto, giunsi a te così vicino che la vista mi si offuscò, immolandomi ai tuoi piedi, non potea esser che in tal maniera, giacché talmente eri a me adiacente! Tentennai un istante, poi estrassi la lingua e la introdussi in un incavo che parea m’attendesse. La mossi dolcemente, a destra e manca, a monte e a valle. Lo feci per due volte, alla terza sussultasti un tantino e lestamente mi scostai. Poi però ti ricomposti come nulla fosse stato, e compresi che oramai il dado era tratto.

Pensai, in quell’istante, alle tue origini che mi son da tempo note: lombarda di nascita e savoiarda in parte. Le varici bluastre per nulla offendevan il mio sguardo e mentre le miravo mollai l’ormeggio e mi affondai pienamente nelle tue onde, pronto a celebrare la mensa, a nutrirmi del tuo grasso che mi consola, giacché ti amo follemente gorgonzola.

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Pino Perrone, classe 1964, è un sommelier specializzatosi nel whisky, in particolar modo lo scotch, passione che coltiva da 30 anni. Di pari passo è fortemente interessato ad altre forme d'arti più convenzionali (il whisky come il vino lo sono) quali letteratura, cinema e musica. È giudice internazionale in due concorsi che riguardano i distillati, lo Spirits Selection del Concours Mondial de Bruxelles, e l'International Sugarcane Spirits Awards che si svolge interamente in via telematica. Nel 2016 assieme a Emiko Kaji e Charles Schumann è stato giudice a Roma nella finale europea del Nikka Perfect Serve. Per dieci anni è stato uno degli organizzatori del Roma Whisky Festival, ed è autore di numerosi articoli per varie riviste del settore, docente di corsi sul whisky e relatore di centinaia di degustazioni. Ha curato editorialmente tre libri sul distillato di cereali: le versioni italiane di "Whisky" e "Iconic Whisky" di Cyrille Mald, pubblicate da L'Ippocampo, e il libro a quattordici mani intitolato "Il Whisky nel Mondo" per la Readrink.

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