Attendevo da tempo la dovuta calma per descrivere le sensazioni percepite dagli assaggi di Tenuta Montauto.
Riccardo Lepri giganteggia, fisicamente da sempre, essendo alto due metri, qualitativamente da anni con prodotti che ormai rasentano la perfezione.
Non di tutta l’erba può essere fatto un fascio; diciamo che nelle sperimentazioni è davvero vincente per natura, forse meno quando acconsente determinate logiche di mercato, necessarie in una linea produttiva ampia. Per fortuna questo riguarda solo le entry level nate per rispettare i canoni gustativi tipici locali.
Al Food and Wine in Progress di Firenze, edizione 2019, mi aveva stupito per un Pinot Nero nato da una singola vigna quasi centenaria, al naturale e senza travasi o altri artifici meccanici.
Si scrive Pinot Nero ma lo si può declamare tranquillamente “Pinò Nuar”, per la rapida capacità di spedirti verso lidi borgognoni.
A proposito di esperimenti, oggi avremo due campioni unici e diversissimi tra di loro: un Metodo Classico Blanc de Noir 100% Sangiovese ed un Vermouth che ha letteralmente conquistato i cuori della redazione di Vinodabere, durante una cena di lavoro all’Osteria Poerio di Roma.
Vi risparmio il canonico papiello sull’azienda e la sua filosofia, consigliando invece di andare a trovare Riccardo a Manciano (GR), dove potrete apprezzare anche le altre colture ed il bellissimo maneggio.
Andiamo dritti verso l’analisi di quanto degustato, seguendo un filo logico che parte dalle bollicine per finire con il vino aromatizzato.
– METODO CLASSICO – MILLESIMO 2016: anche se nel retro etichetta non viene menzionato, sappiate che è un millesimato da Sangiovese in purezza. Ho conosciuto Lepri proprio grazie a questo piccolo capolavoro made in Maremma. Le difficoltà nel realizzarlo sono state molteplici, a partire proprio dal vitigno utilizzato. Il Sangiovese è un cavallo piuttosto irrequieto, con una buona trama tannica che lo rende perfetto per rossi da invecchiamento. Nella spumantizzazione bisogna azzeccare la scelta perfetta dei tempi di maturazione. Troppo lunghi ed avremo un gusto stancante carico di frutta marcata. Troppo precoci e vireremo su sentori erbacei ed amari invadenti. La via di mezzo è quella raggiunta da Riccardo, con una densità cremosa esemplare, ciliegie di sottofondo solo leggermente accennate, seguenti a delicate sensazioni floreali di ginestre essiccate, zagara e pompelmo rosa. Palato persistente, opulento in ingresso e vibrante nel finale quasi a formare una sorta di rombo degustativo.
GESSAIA 2019 – MAREMMA TOSCANA DOC: signore e signori arrivederci..e grazie. Sauvignon Blanc in purezza da vigne che hanno raggiunta la piena maturità, se avessero la patente potrebbero persino guidare l’auto! Chi si aspettava un potenziale simile nella terra del Vermentino, del Viogner, dell’Ansonica. Fatto sta che mentre questi ultimi spesso “sauvignoneggiano”, difficilmente nel Gessaia si potranno riconoscere aromi che non siano propriamente quelli dei migliori Pouilly-Fumè. Una lama minerale che anno dopo anno attenua la sua cattiveria, migliorando infine in complessità. Il frutto da lime passa ad arancia matura, ribes bianco, pompelmo giallo. Il fiore della magnolia è diventato col tempo un bellissimo biancospino, un rametto di acacia appena colto. Spezie di zenzero e sorso mineralissimo da pietra calcarea. Terreni che presentano quarzite mista ad argilla. Peccato che la versione superiore ENOS I da vigne vecchie non sia ancora stata messa in vendita, per darle maggior riposo in bottiglia.
– STACCIONE 2019 – MAREMMA TOSCANA DOC: non poteva mancare un rosato da Sangiovese in casa Lepri. Qui si vede l’impegno del produttore nel continuare la ricerca della qualità. Non mi aveva mai convinto appieno per quelle motivazioni indicate a proposito del Metodo Classico. A volte eccessivamente fruttone con morbidezze spiccate, altre volte quasi instabile e slegato. Quest’anno invece è OK. Equilibrato, sapido, intrigante e pronto ad una rapida beva. Il vino perfetto per i crostacei. Non poteva mancare la presenza alcolica dovuta anche all’annata torrida.
– PINOT NERO 2019 – TOSCANA IGT: no, non stiamo parlando dello stesso raccontato agli inizi. E’ comunque un prodotto in linea con le aspettative per la sua tipologia. Il colore è più denso degli omologhi francesi, esaltando le caratteristiche del suol natio toscano. Naso da piccoli frutti di bosco, un lampone maturo nitido, condito da richiami di chinotto, chiodi di garofano e macis. La fermentazione in barrique di rovere e successivo affinamento per 10 mesi ne garantiscono quella necessaria struttura, compensando le tipiche note vegetali di gioventù.
– VERMOUTH TENUTA MONTAUTO: è il primo di casa (e non sarà l’ultimo). Ammetto la scarsa conoscenza di simili prodotti, ma per fortuna ho potuto condividere le emozioni provate con due esperti del settore come Maurizio Valeriani e Carlo Bertilaccio. Abbiamo concordato sulla sua bontà assoluta, non necessariamente vincolata alla mixology da cocktail. Provato a temperature diverse ha ricevuto la lode tra gli 8 e i 12 gradi, davvero sublime. Le botaniche (artemisia in primis) lasciano una bocca piena, compatta, in bilico continuo tra amaricanza e dolcezza. Si rischia un abbinamento completo e giocoso anche con alcune pietanze salsate.
Eh sì.. la lepre, simbolo della Tenuta, corre ormai sempre più veloce.
Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.
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