Le storie a lieto fine cominciano da un sogno, nato dalla voglia di riscatto da un vissuto difficile. Lo sa bene Pier Luigi Tolaini quando arriva in Canada ancora imberbe, facendo fortuna nel ramo trasporti e commercio. Ogni legittimo proprietario di quel sogno immagina il proprio ritorno in patria come la rivincita sociale di fronte a parenti ed amici, o semplicemente di fronte a sé stessi. L’idea di creare una piccola Bordeaux in Toscana, da estimatore dei vini francesi, lo convince ad investire parte del patrimonio acquistando i poderi di Montebello e San Giovanni a Castelnuovo Berardenga (SI), ponendo le basi nel 1998 per la creazione della cantina Tolaini. I due appezzamenti storici, di quasi 50 ettari, differiscono per esposizioni e suoli, come spesso accade nella denominazione Chianti Classico. Da poco si è aggiunta la gestione del cru Mello nella UGA Gaiole a Monte Luco (698 metri sul livello del mare), con piante di oltre 50 anni recuperate da Marco Benagli all’inizio del secondo millennio.
Castelnuovo Berardenga è un vero e proprio mosaico agricolo, con variazioni sensibili che influenzano il carattere dei vini. Intercorrono argille, calcare e vene di galestro presenti man mano che le altitudini aumentano. In basso la composizione sabbiosa ricca di ciottoli soffre maggiormente i mutamenti climatici, soprattutto nelle stagioni aride. Diverse varietà coltivate, naturalmente in prevalenza Sangiovese con aggiunta degli internazionali. Pier Luigi aveva pure doti di abile inventore; sono sue alcune celebri creazioni per migliorare con praticità il lavoro dei collaboratori.
Ad esempio mini trattori con carrelli mobili agganciati per poter raccogliere manualmente le uve in vendemmia, capolavoro di ingegneria. L’arguzia non si ferma agli operai nei campi, ma prosegue nella cantina di vinificazione con vasche di acciaio a doppia camera per gestire al meglio gli spazi esigui, in attesa del futuro ampliamento locali da destinare ai serbatoi di cemento grezzo. In fin dei conti 300 mila bottiglie necessitano della giusta dimensione contenitiva. La figlia Lia Tolaini prosegue attualmente l’attività ereditata dal padre, tra gli Stati Uniti e l’Italia, con l’aiuto di Luca D’Attoma come consulente enologico e Francesco Rosi in qualità di enologo interno.
Da sempre sosteniamo che non esista una formula univoca per la qualità: tini di acciaio, cemento e botti di legno di varie dimensioni, utilizzati per le fermentazioni, raggiungono lo scopo prefissato. Francesco Rosi ci descrive il rovere toscano come colui che dà la “pancia del vino”, quello austriaco la “mente” e quello francese le “braccia forti”. I vini denotano agilità ed eleganza nella maggior parte delle loro 7 tipologie (non fanno la Riserva), con tannini ben integrati e minori estrazioni. Ormai in uscita, dopo esser stato presentato alla recente edizione di Vinitaly, il “Per Lui” annata 2018 da Cabernet Franc in purezza per appena 600 bottiglie e, prossimamente, l’ottava etichetta proveniente dalla singola vigna Mello.
Chianti Classico Docg 2020 Vallenuova – solo acciaio e vetro. Piccolo saldo di Canaiolo ravvisabile in un colore rubino leggermente più marcato. Lavora di finezza tra naso e palato, con toni floreali, agrumati ed un gradevole riverbero di spezie scure. Categoria riconoscibile ad occhi chiusi quando riesce a declinare così bene le sensazioni di arancia sanguinella.
Chianti Classico Gran Selezione Docg 2018 Vigna Montebello Sette – indubbia la sua identità, ma la 2018 è un’annata complessa, a dir poco interlocutoria. Deve manifestare col tempo il potenziale. Finale contratto su note balsamiche pregnanti. Succosa la ciliegia, mista a tostature e cacao in polvere. Espressivo, merita una rivalutazione in futuro.
Igt Toscana 2019 Al Passo – Sangiovese, Merlot e Cabernet Sauvignon in parti uguali. Mi sarei aspettato la classica versione inflazionata del Supertuscan per gusti extra europei ed invece devo ricredermi. Fresco, certamente ancora boisé, ma in prospettiva promette grandi cose. Finale salino marcatore del terroir.
Igt Toscana 2019 Valdisanti – “pure Cabernet” dal 2018, con eliminazione del Sangiovese. Vino meraviglioso, naso scattante su marmellata di visciole, tamarindo e chinotto. Bocca maestosa dal succo di ciliege mature e sbuffi ematici in chiusura. Gioca sull’essere immediato e ci riesce con bravura.
Cabernet Sauvignon 2018 Legit – primo dei due monovarietali con cui andremo a chiudere la degustazione. Mentre per il Chianti Classico Gran Selezione l’annata fresca ha dato prodotti ancora lontani dal meglio esprimibile, ciò non vale per il Cabernet Sauvignon, che ha giovato di sbalzi termici e piogge in momenti fondamentali. Nessuna surmaturazione, nessun eccesso vegetale, solo tanto frutto denso e scuro. Apprezzabile la scelta di inserire l’immagine di Thelonious Monk in etichetta, soprannominato The Genius (il genio), proprio come il campione assaggiato.
Merlot 2018 Picconero – l’inverso delle sensazioni di prima. Prevale una certa pastosità con evoluzione delle parti fruttate. Tipico del varietale niente da dire, ma ciò lo relega verso necessari e corposi abbinamenti gastronomici, rallentandone il piacere di beva sic et simpliciter.
Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.
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