Nel cuore dei Castelli Romani, sull’antichissima terra vulcanica del leggendario Lago Regillo, dove il vino da sempre rappresenta l’anima liquida del territorio, Tenuta le Quinte ha intrapreso ormai da anni un proficuo percorso di valorizzazione degli antichi vitigni autoctoni di Roma, affermandosi come realtà consolidata di un areale che oggi inizia a far parlare di sé sempre più in termini di qualità. Siamo nel comprensorio del comune di Montecompatri, in località «Le Marmorelle», ove i vigneti si caratterizzano per un’ottima esposizione a solatio e sono impiantati in posizione di leggero acclive su terreni prevalentemente di origine vulcanica ad un altitudine di circa 400 metri. La tenuta è dominata da un casale del ‘600 che sorge sulle fondamenta romane della villa di Caligola.
E’ in questa cornice davvero suggestiva che incontriamo i coniugi Papi che, forti di una tradizione di famiglia che affonda le proprie radici in un lontano passato, hanno creduto e puntato su un territorio ad alta vocazione vitivinicola, valorizzando gli autoctoni Malvasia Puntinata, Bellone, Bonvino (Bombino), Trebbiano Giallo e Verde, Cesanese e MontepuIciano, strizzando l’occhio anche agli internazionali Syrah e Merlot.
Attualmente la Tenuta vanta 15 ettari di proprietà per una produzione di circa 125.000 bottiglie annue.
Dopo una breve visita in cantina Elio Papi ci sintetizza la sua filosofia produttiva ed i valori fondanti dell’azienda che possono racchiudersi in tre granitici principi. Altissima cura ed attenzione in vigna al fine di ottenere uve di spiccata qualità e concentrazione, rispetto dei tempi dettati dalla natura e forte orientamento alle moderne tecniche di vinificazione.
A proposito di modernità e tecnologia, per fronteggiare gli incessanti cambiamenti climatici che, talvolta, anche in questo areale si manifestano con nefaste grandinate primaverili, provocando danni ingenti in vigna, la Tenuta si avvale di reti dette «a grembiule», ovvero di teli ben tesi grazie ad un fissaggio posto nella parte alta e bassa della pianta in grado di proteggere dalla grandine la parte vegetativa.
Modernità e innovazione sempre contornata dal desiderio di sperimentare e progettare che, ancora oggi, non sembra esaurirsi nella famiglia Papi, come dimostrano le novità aziendali previste per l’anno in corso.
In primis il lancio sul mercato della prima bollicina della Tenuta ottenuta dal vitigno autoctono Trebbiano Verde, che i Romani chiamavano «Virdis» per distinguerlo proprio dal colore dei chicchi e che grazie alla spiccata acidità ben si presta alla spumantizzazione. Un’interessante sperimentazione questa che consentirà di accrescere la gamma dei prodotti aziendali.
E poi, tra le novità più prossime, Papi ci rivela la seconda sfida di fine anno, portare a compimento un progetto nato circa 6-7 anni fa, la birra artigianale Sinapsi, «… anche se l’antagonista per eccellenza del vino è la birra, io la sposo perché è prodotta con il nostro mosto».
Sinapsi, infatti, è una birra artigianale chiara, a base di mosto d’uva proveniente dall’azienda medesima che sarà immessa sul mercato nelle versioni 33 cl e 75 cl ed in futuro 50 cl.
Ma i progetti non finiscono qui. In cantiere anche l’estensione della superficie vitata da 15 a 35 ettari. Una decisione che mira a posizionare la Tenuta sulla fascia produttiva compresa tra i 35 ed i 40 ettari, conservando un controllo serrato della filiera valorizzando al massimo le risorse territoriali laziali, sempre nel rispetto della vision della famiglia «… a me piace produrre vino, perché produco come dico io».
E finalmente passiamo agli assaggi dei vini che ci rivelano tutti una buona qualità di fondo e una profonda capacità di rappresentare la tipicità delle denominazioni di riferimento con qualche bottiglia che cattura particolarmente la nostra attenzione.
Montecompatri DOC Superiore Virtù Romane 2017. Frutto di una vendemmia manuale dei migliori grappoli di Malvasia Puntinata, Trebbiano Giallo e Verde, Bellone e Bonvino, si mostra in tutta la sua luminosità regalando al naso piacevoli sensazioni di pesca, susina e pompelmo, fino a cedere il passo a delicati sentori di rosmarino supportati da intensa percezione minerale. Al gusto regala buona sapidità e vibrante freschezza chiudendo con un finale di piacevole persistenza.
Malvasia Puntinata IGT Orchidea 2017 . Malvasia Puntinata in purezza per questo vino che già nel nome evoca sentori floreali seguiti da note di mela verde, cedro erbe aromatiche e intense percezioni di frutta gialla. Sorso pieno di buona freschezza e dai richiami fruttati, termina su un’appagante scia sapida. Buona persistenza.
Cesanese IGT Primula Lucis 2016. Interessante espressione di Cesanese affinato per circa dodici mesi sur lies. Rubino luminoso, esprime note delicate di marasca, muschio, amarena e soffi mentolati. Al gusto è imponente e deciso con tannini forse un pò troppo esuberanti, ma ben sorretti da piacevole morbidezza. Intrigante il finale.
Non si può non restare particolarmente colpiti dal packaging di tutte le bottiglie prodotte. Etichette riconoscibili a colpo d’occhio eleganti ed accattivanti che completano e valorizzano una pregevole realtà laziale.
Azienda Agricola Tenuta Le Quinte
Via Marmorelle Nuova n. 91
00077 Monte Compatri (Roma)
“Il vino è uno dei maggiori segni di civiltà nel mondo.” In queste parole la condivisione di una nostra passione e la voglia di comunicarla. Salvatore Del Vasto, laureato in Giurisprudenza e da sempre appassionato di vino, diventa prima sommelier, poi frequenta il Bibenda Executive Wine Master di Fis e poi consegue il diploma di Master presso l’Università di Tor Vergata in “Cultura dell’alimentazione e delle tradizioni enogastronomiche”. Sabrina Signoretti, laureata in Scienze Politiche, coltiva la sua passione diventando sommelier del vino, assaggiatrice di oli di oliva vergini ed extra vergini e sommelier dell’olio extravergine di oliva dell’AISO. Una delle qualità nascoste, la spiccata attitudine per la fotografia.
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