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SOAVE – I VINI DI SANDRO DE BRUNO E LA SUA RICETTA DELLA FELICITÀ

Avessi menzionato il “signor Tasoniero” da Montecchia di Crosara e dei suoi Soave, in pochi avrebbero capito chi fosse realmente. Perché per anni, almeno dalla sua rinascita enologica avvenuta nel 2002, Sandro è sempre stato per tutti il “figliol del Bruno”, quel padre venuto a mancare troppo presto e che gli aveva trasmesso la passione per la vite.

Nulla può competere nel dolore con la perdita di un genitore; eppure le sventure  non sembrano finire qui. Negli anni ’80 la cooperativa con la quale conferiva uve e mosti fallisce miseramente, lasciando dietro sé una marea di debiti da pagare.

Improvvisamente Sandro si ritrova senza padre e senza vigne. Non resta che farsi aiutare dai parenti più stretti, inventandosi di sana pianta un mestiere totalmente estraneo all’agricoltura: quello del commercio di jeans sottoposti a trattamenti particolari secondo le mode del momento.

La tenacia non gli manca davvero ed in un batter d’occhio diventa un leader del settore, a livello internazionale, ottenendo finalmente quel riscatto economico che tanto aspettava per sé e per la sua famiglia.

Sandro De Bruno

Nel frattempo aveva conosciuto e sposato Marina, la compagna di una vita nonché sua forza spirituale, ma al De Bruno ciò non basta. Mancava sempre qualcosa nella sua vita ormai serena. Quei “due soldi per fare una lira” della saggezza popolare, che in questo caso erano rappresentati da Bacco e dal richiamo della vite.

Da qui vogliamo ripartire, con una cantina costruita ex novo, terreni ricomprati tra i quali spicca anche quel Monte San Pietro, toponimo sulle colline del Cru Roncà-Monte Calvarina.

Sandro cura personalmente con l’aiuto della moglie le pratiche enologiche, avendo l’umiltà di seguire i continui suggerimenti di enologi ed agronomi.

Arrivato in sede lo trovo su una scala alta tre metri alle prese con le verifiche nei tini di acciaio, necessarie a capire se fosse giunta o meno l’ora dell’imbottigliamento.

Le botti

La pazienza è infatti un requisito indispensabile per i suoi vini, che devono riposare quanto basta sulle fecce nobili e senza filtrazioni, utilizzando solo decantazioni naturali. Una bottaia al piano inferiore dotata di comoda sala degustazioni, dove continuare la fase di affinamento, ovvero (per particolari prodotti) effettuare la fermentazione direttamente in legno.

Infine una intera stanza atta a stoccare le bottiglie di Durello dei Monti Lessini, tutte a Metodo Classico e con lunghe soste sur lie.

I vini

Dovrei continuare il racconto per giorni, ma immagino bramiate dalla voglia di conoscere i vini e devo dire che la gamma assaggiata è stata davvero più che esaustiva.

Partiamo dal SOAVE DOC 2018 – 100% Garganega da suoli vulcanici: sentori di camomilla, miele di acacia, ciliegia, banana e spezie bianche. Bocca da pesca gialla, albicocche mature e salinità impressionante. Se ci fosse una scala del rapporto qualità/prezzo sarebbe sicuramente ai primi posti.

SOAVE DOC COLLI SCALIGERI 2016 – 100% Garganega da suoli vulcanici: attesa, parola seguita alla lettera con ben 24 mesi a contatto con i lieviti nobili, sempre e soltanto in contenitori inox. Scorzette di cedro, lime, arancia di Sicilia. Sorso energico e teso. Utilizzo della criomacerazione per una maggior estrazione di profumi eleganti.

SOAVE DOC COLLI SCALIGERI 2015 – 100% Garganega da suoli vulcanici: ultima annata in cui veniva utilizzata una maggior macerazione del mosto a contatto con le bucce. Ed in effetti al gusto si avvisano note tropicali di maracuja e ananas, fiori essiccati e cannella, nonché agrumi canditi. Mieloso al palato, quasi da caramella d’orzo. Persistente, pieno, eccellente.

SOAVE DOC SUPERIORE “MONTE SAN PIETRO” 2016: diciamolo, alla cieca sarebbe un 94 punti meritatissimi! E’ un bocciolo di camomilla appena disidratato, con bacca di vaniglia, felce, salvia e bergamotto giunti in pompa magna. Lo assaggi e ti sembra una spremuta di agrumi e fiori di ogni tipologia, ben sorretti da torrefazione e salgemma.

IGT BIANCO DELLE VENEZIE “BIANCO FUMO” 2016: Sauvignon in purezza pluripremiato da vigneti in altura, oltre i 600 metri sul livello del mare. E’ bello come un quadro di Matisse, dal colore giallo tenue scintillante e gli aromi tipici di natura tufacea dei suoli basaltici. Persistenza infinita, fragrante, delicatissima di fiori bianchi e bosso.

Chiudiamo con 2 perlage completamente diversi tra loro:

LESSINI DURELLO METODO CLASSICO DOC: 36 mesi sur lattes, lo rendono un prodotto complesso, dalla presenza ovviamente citrina, ma anche dal grande corpo e bollicine finissime. Sandro ne produce di diverse tipologie, tra cui il 60 mesi forse eccedente per mineralità ed un 101 mesi ancora da non commercializzato, che promette essere una bomba.

PINOT NERO “MARINE’” EXTRA BRUT: una piccola chicca enologica in un panorama di uve a bacca bianca. Viene vinificato a contatto con le fecce intere, senza filtrazioni. Sembra un orange spumantizzato, eppure conserva una grandissima mineralità, da cui il nome dedicato sia al mare che alla instancabile moglie Marina.

Quando si dice “va dove ti porta il cuore”…

 

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Scritto da

Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.

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