Quante strade può percorrere un uomo nell’arco di una vita? Nel conoscere Giuseppe Musina, fondatore della cantina Orgosa, mi sono posto proprio questa domanda. Giuseppe, per tutti “Peppino”, di miglia ne ha fatte parecchie prima di poter tornare a casa. Emigrato a Londra per contestazioni giovanili tipiche di un uomo dal carattere schietto e profondo, comincia dal nulla, senza sapere una sola parola d’inglese, lavorando sei anni nel duro settore della ristorazione. Al rientro matura con fierezza la pazza idea di tramutare in realtà il sogno di una intera famiglia; ad Orgosolo infatti, come in tutta la Sardegna, non esiste casata che non possegga almeno un pezzo di terra da lavorare tra pastorizia e viticoltura. Tra il dire ed il fare, però, nessuno ancora aveva deciso di rompere gli indugi ed abbandonare il commercio locale di vino sfuso per uso familiare. Nel 2002 Musina lo fa, rischiando di perdere tutti i risparmi e compiendo quel gesto che solo i grandi di questo mondo sanno compiere: diventare un capofila del territorio.
Le sue vigne giacciono su terreni limoso-calcarei, con minor presenza del classico granito in disfacimento. La conseguenza, come vedremo, la si avverte nei campioni di rara bellezza ed eleganza, dotati di longevità, prontezza di beva e tannini setosi. Naturalmente stiamo parlando di vini rossi nati in prevalenza da uve Cannonau, proposti da Orgosa in varie versioni. Qui l’agricoltura va persino oltre il concetto stesso di biodinamica: le viti crescono nel maggior rispetto possibile dell’ambiente circostante e con il minor intervento da parte dell’uomo. Gli animali da cortile possono girare liberi per i campi, protetti da una nutrita compagine di cani e gatti ai quali Peppino è molto affezionato.
Gli effetti benefici di tale ancestrale metodo sono molteplici e consentono alle piante di usufruire di una concimazione naturale, supportata da sovesci con leguminose e graminacee, ricche di elementi essenziali, senza stress idrici nelle fasi climatiche più assolate. Non solo la varietà principe per eccellenza, ma anche comprimari autoctoni di assoluto spessore: il rustico Pascale, il Carignano ed il Sangue di Cristo che dona colore ed acidità ai mosti. Infine, una piccola enclave dedicata alla bianca Granazza (o Granatza), che qui ha attecchito con ottime prospettive, al punto da diventare il secondo vino imbottigliato da Giuseppe nel 1997 un anno dopo il rosato. Del 2004 sono ufficialmente le prime etichette dei fratelli maggiori, Cannonau di Sardegna Doc, la premiatissima Riserva “Tziu Ziliu” e l’IGT “Nero di Orgosa”.
Parte dal Bianco di Orgosa la degustazione dei campioni aziendali, da quella Granazza così diversa dalle altre varietà a bacca bianca presenti sull’Isola e che incuriosisce sempre di più sia la critica che il consumatore. Assaggiata nella versione 2020 non perfetta per un lieve difetto di tappo, nella quasi esaurita 2019 raggiunge dritto le stelle tra note di cedro maturo, fiori di camomilla e sorso ampio di lunghezza sapida infinita. E pensare che una volta veniva destinata soltanto al passito per le feste. Dei 2,5 ettari complessivi ne vengono utilizzati appena il 10% per la sua coltivazione, con esemplari davvero esigui in numero.
Il Cannonau di Sardegna Rosato 2020 segue l’identità stilistica imposta dal creatore. Nessuna filtrazione o chiarifica e breve contatto con le bucce per esaltare una bellissima verve aromatica fatta di fiori bianchi ed agrumi. Dinamico, rilassa la mente ed invita ad un momento di ritrovo a tavola tra amici, senza l’ansia della routine quotidiana.
Cannonau di Sardegna Riserva 2018 Tziu Ziliu: dedicato affettuosamente allo zio Egidio, è stato da noi già raccontato e celebrato nella Guida ai Migliori Vini della Sardegna 2022 di Vinodabere – La Guida Completa e nell’articolo Il Carattere del Cannonau dell’Azienda Orgosa di Peppino Musina ad Orgosolo. Non mi dilungherò oltre nel confermare il giudizio per un vino emblema dell’intero areale, al pari dei grandi d’Italia. Posso raccontarvi, invece, dell’assaggio en primeur della versione base, targata 2021, che raggiungerà in breve l’eccellenza per le note perfette di mirto, violetta e salinità. La Riserva 2019 ha potenza e nerbo ed è molto diversa dalla delicata 2018, con un ritorno alle origini del Cannonau come non si provava da tempo. Ne vedremo di sicuro delle belle!
Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.
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