Parla fluentemente parigino, cosa difficile persino per un madrelingua francese. Si appassiona di mille argomenti, dalla cucina al bon ton e, immancabilmente, al mondo del vino rappresentando uno dei suoi attori più versatili. Quando arrivi alla casa-cantina di Maurizio Comitini senti sempre un profumo di erbe officinali, di roba che sta cuocendo lentamente in casseruola da molto, e lo vedi chino a tagliare qualsiasi cosa abbia un buon volto commestibile. Ti racconta delle cene in programma con critici ed esperti internazionali, dei viaggi e delle eventuali disavventure, comprese le scelte di vinificazione troppo ardite negli anni per addomesticare il Sangiovese irsuto di queste zone.
I suoi Cru, Vigna La Pietra e Vigna Cappuccini, sono il Sole e la Luna, così vicini e così diversi, come tante particolarità toscane ed italiane. Vigna La Pietra appartiene a ciò viene oggi sdoganato come Pieve di Valardegna dalle nuove Unità Geografiche Aggiuntive. Giace a 70 metri di altitudine con 4 diversi suoli di origine pliocenica, esposizione sud/est, terreni calcarei argillosi ricchi di scheletro di arenarie e fossili. Vigna Cappuccini ricade invece sotto la Pieve di S.Albino, a 520 metri di quota con ben 5 diversi suoli di origine mesozoica (più antica), esposizione a nord, terreni calcarei argillosi con scheletro fatto di dolomie, travertini e graniti. L’anima dei vini di Croce di Febo sta in queste sottili differenze, su areali tra i più freschi ed elevati della denominazione di origine ove il varietale fatica a raggiungere pieni livelli di maturità, costringendo chi lo coltiva a continui assestamenti agronomici. Ne conseguono scelte radicali di abbassamento delle rese e di lunghe aspettative vendemmiali, accettando i rischi del caso, comprese eventuali perdite del raccolto.
Maurizio e suo figlio Enrico non si accontentano. Rilanciano la posta usando accurate tecniche di viticoltura biodinamica, sviluppate non per seguire una moda od avere maggiori approcci commerciali. Credono nel rispetto assoluto di biodiversità e salute delle piante senza dover ricorrere per forza alla chimica. Essere biologici artigianali all’ennesima potenza richiede sacrifici anche all’arrivo delle uve in cantina. E qui, francamente, dobbiamo riconoscere le difficoltà vissute in passato da alcune espressioni altalenanti dei vini. Le emozioni rasentavano, in alcuni casi, persino il sublime ed in altri venivano disciolte da sensazioni “estreme” compresse tra riduzioni e volatilità. Insomma, per capirli davvero bisogna avere la calma di attenderli al varco dell’evoluzione. Dobbiamo altresì riconoscere che le nuove annate proposte hanno immediatezza e profondità come non mai, dimostrando parimenti carattere ed eleganza. Quante volte può accadere di trovare ciò in degustazione? I motivi saranno molteplici: dai miglioramenti climatici alla comprensione dei Comitini di quanto si possa fare o non fare in vigna e nei diversi contenitori di affinamento. Ci limitiamo a dare un giudizio tecnico di ciò che assaggiamo, rimandando le risposte al vecchio adagio, la verità sta nel mezzo.
Partiamo dal cavallo di battaglia il Rosso di Montepulciano 2019 Appovento giunto ormai a livelli di godibilità indiscussa. Dai terreni argilloso rossastri, mantiene un perfetto controllo tannico restando succoso e setoso. Fermentazioni ad acino intero e sosta solo in acciaio e vetro. Piccola pecca nella struttura complessiva, esile in confronto ad una 2020 davvero promettente. Qui l’annata pavoneggia con un frutto denso di ciliegie mature e spezie ancora timide. Il tempo sarà galantuomo.
Il Vino Nobile di Montepulciano 2019 è un’anteprima imbottigliata da pochi mesi. Uscirà per l’autunno 2023, ma già racconta di nuance floreali boschive e di tabacco biondo. Resta attualmente nella media, senza picchi e senza sbavature. La 2018 veste vecchio stile, erbacea e polverosa nelle sottili sfumature. Un antico ricordo di un punto di vista ruvido che sta lentamente lasciando il passo a prodotti delicati giocati più in sottrazione. Sarà pure il progresso, ma ai palpiti di cuore non si comanda.
Vino Nobile di Montepulciano 2019 Cappuccini – una creazione di rara bellezza, il Sangiovese come solo nei sogni si possa immaginare. Ciliegioso, ematico e con sbuffi di macchia mediterranea. Saporito e rispettoso dell’epoca di provenienza. Marcia scattante la 2018 straordinaria nei richiami iodati e sanguigni. Da autentico fuoriclasse.
Vino Nobile di Montepulciano 2019 Pietra – scuro e speziato, sui toni di mirtillo e pepe nero in grani. Anche lui fortemente identitario e riconoscibile, seppur per motivi differenti dal campione precedente. La 2018 è succosa e dinamica, in equilibrio, ma lievemente inferiore per calore e profondità.
Dolce note nel Vin Santo di Montepulciano 2010 attualmente in commercio. Segue l’esempio degli storici prodotti di nicchia Occhio di Pernice, con tostature di arachidi e canditi al cedro. Finale balsamico su scie sapide per nulla stucchevoli. Non potevamo concludere meglio la nostra visita tra le anime liquide di Maurizio ed Enrico Comitini – Croce di Febo.
Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.
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