Ci sono momenti irripetibili nella vita. Uno di questi è sapere di godere, da scrittore appassionato, della stima di un professionista illuminato nel campo dell’enologia italiana come Vincenzo Mercurio. Avergli “strappato” qualche ora del prezioso tempo per una intervista scritta rilasciata ai lettori di Vinodabere, mi gratifica di tanto lavoro svolto negli anni a raccontare volti e prodotti dei nostri meravigliosi territori. Oggi abbracceremo in maniera virtuale la Campania, narrando del dormiente Vesuvio e delle sue influenze sul carattere degli abitanti e dei vini. Il discorso non si arresterà soltanto ad un preciso ambito: andremo a trattare insieme all’enologo alcuni aspetti che rilevano criticità nell’attuale regolamentazione del sistema paese. La cultura e la passione di Vincenzo sapranno infine guidarci..a riveder le stelle.
Vinodabere (Luca Matarazzo): Vincenzo come è nata la tua passione per l’enologia?
Vincenzo: la passione non è qualcosa che nasce Luca, semmai esiste già dentro di noi ben nascosta, in attesa di uno stimolo per poter emergere. È come quell’humus necessario a far fiorire la pianta, una sorta di innata inclinazione. La mia era quella di fare l’architetto, per la propensione ad ideare e progettare cose nuove, piuttosto che restaurare quelle già esistenti. Il bivio lo incontrai al secondo anno di Liceo Scientifico, quando mi accorsi che la fisica e le scienze naturali ed astronomiche colpivano la mia immaginazione. Un primo passo verso la svolta della vita che avvenne definitivamente con l’istituzione a Portici (NA) del Corso di Laurea in Scienze delle preparazioni alimentari e la conoscenza con il prof. Luigi Moio.
Vinodabere (Luca Matarazzo): a tal proposito, cosa ti colpì in particolare del prof. Moio?
Vincenzo: la sua vita avventurosa, in viaggio verso nuove mete e nuovi traguardi, senza mai fermarsi un istante. Nell’esame di Tecnologia degli aromi ho realizzato l’idea che si potesse viaggiare per lavoro e conoscere culture e produzioni lontane dal giardino di casa propria, la base per una corretta crescita umana e professionale.
Vinodabere (Luca Matarazzo): e da dove sei partito in questo lungo viaggio che dura ormai da 25 vendemmie?
Vincenzo: ti sembrerà strano, ma ho sempre scelto aziende giovani e volenterose, le cosiddette start-up, che vedevo come il foglio bianco da scrivere insieme al vigneron. Non nascondo che i tempi sono stati difficili, ma adesso riesco a seguire, grazie anche al mio team di consulenti de Le Ali di Mercurio, oltre 25 aziende sul territorio nazionale. Un bel traguardo direi.
Vinodabere (Luca Matarazzo): parlando proprio di territori, che ne pensi dell’attuale sistema di regolamentazione delle Denominazioni italiane? Trovi in esso delle storture in termini di effettiva qualità in ragione del prezzo proposto?
Vincenzo: il sistema attuale delle Denominazioni ha messo un certo ordine in un settore altrimenti costretto all’anarchia. Serve a certificare quanto meno un parametro minimo degustativo cui appellarsi per tracciare una linea precisa. Una esplicita valutazione qualitativa nei disciplinari, purtroppo, è davvero impensabile da inserire. Tutto è migliorabile, rammentando che è il consumatore stesso a modificare il mercato in base alle sue disponibilità economiche. Poter fornire un prodotto corretto pur ad un prezzo basso, ma che ha subito un qualche controllo sulla lavorazione, è un bene e non un male. A ciascuno il suo, miglioriamo il sistema senza demonizzarlo.
Vinodabere (Luca Matarazzo): ed in fatto di gusti e di mercato, quali cambiamenti hai notato nel corso degli anni?
Vincenzo: la tua domanda richiede necessariamente una riflessione. Bisogna vivere l’attualità, non subirla. Io assaggio sempre senza preconcetti di sorta. Figurati che a casa non bevo quasi mai i vini delle aziende con le quali collaboro. La passione per l’enologia segue quella per la musica che ho fin da bambino: gli stili, i cambiamenti li vivi senza quasi accorgertene. Sarebbe più idoneo chiedersi..perché? Se rileggi le recensioni delle guide degli anni ’80 del secolo scorso troverai l’esaltazione di cose impensabili adesso. Forse il mondo del vino segue anch’esso determinate mode, ma ciò che davvero conta è la PULIZIA, ovvero il rispetto delle fragranze aromatiche proposte dalla varietà in connubio inscindibile con il terroir. Bisogna fare tesoro del passato e guardare con fiducia al futuro.
Vinodabere (Luca Matarazzo): parliamo oggi di Vesuvio, uno dei territori che segui con grande interesse. Cosa ti ha spinto all’ombra del vulcano?
Vincenzo: qui mi trascini nel sapore delle madeleine di Proust. Nonno Vincenzo aveva un piccolo podere in queste zone. I miei sono ricordi sensoriali che riguardano il vino ed il cibo. Ogni luogo ha la sua musicalità, già nel semplice calpestio della terra. E poi il calore, gli odori, lo zolfo sempre presente: in una parola il cuore!
Vinodabere (Luca Matarazzo): e che potenzialità vedi in un simile contesto?
Vincenzo: fino a pochi anni fa i produttori locali vivevano una continua mortificazione sui mercati. Le energie positive venivano compresse come tanti leoni in gabbia. La convivenza era resa maggiormente difficile da ciò che non era proveniente dalla vite, con un vero e proprio stupro dell’ambiente circostante. Speculazioni edilizie, inquinamento e malcostume che finalmente hanno subito un arresto al loro sviluppo, grazie al lavoro delle nuove generazioni. Tanti giovani dotati di ottimismo e buona volontà stanno attuando quel cambiamento necessario per portare un luogo meraviglioso come questo, conosciuto principalmente per gli scavi di Pompei, ai vertici mondiali anche nell’enogastronomia.
Vinodabere (Luca Matarazzo): come ti approcci quando hai a che fare con un nuovo progetto?
Vincenzo: in primis cerco di studiare il produttore per capirne le radici. Ascoltare è importantissimo in questa fase; segue necessariamente una sosta prolungata in loco per osservare la storia e le varietà maggiormente coltivate. Ho un grande rispetto per i vitigni autoctoni e la riscoperta di biotipi e cloni abbandonati o semplicemente mai codificati. Uva del Conte, uva Cavalla e tante altre varietà sconosciute sono i nuovi traguardi che sto curando con amore per vedere che tipologia di vino possano creare.
Vinodabere (Luca Matarazzo): chiudiamo questa piacevole conversazione con la domanda che molti temono: come ti immagini da qui a venti anni?
Vincenzo: speriamo di arrivarci con le drammatiche notizie che arrivano dall’Ucraina (n.d.r. sorride). Spero semplicemente di poter vedere realizzati gli scopi di lungo periodo che ci siamo prefissi con i produttori. Nel breve tempo non si possono tracciare bilanci. Bisogna puntare sempre su un vitigno, sullo stile di vinificazione e sulla lettura corretta del terroir. Da padre di famiglia degli splendidi Luca e Flavia, spero per loro che possano trovare un mondo migliore del mio seppure tra mille, perenni contraddizioni. L’ambiente va tutelato perché è l’unica cosa che abbiamo.
Vinodabere (Luca Matarazzo): cosa abbiamo dimenticato Vincenzo?
Vincenzo: chi vuole dedicarsi alla vigna post pandemia Covid in un tale delicato momento geopolitico, deve avere ancora più chiaro il concetto di fare un atto d’amore per il territorio e la propria famiglia. Resto cautamente ottimista.
Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.
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