Non fosse per qualche doverosa parola introduttiva si potrebbero utilizzare soltanto immagini per descrivere, in maniera esaustiva, la bellezza di quanto visto a Taurasi (AV) nelle Cantine Antonio Caggiano. Faremo proprio così lasciando rapidamente spazio alle fotografie come si fa con le diapositive alla riunione tra amici al ritorno dalle vacanze. Su “Don” Antonio Caggiano (n.d.r. nella foto di copertina accanto alla tipica pergola irpina a raggiera) è stato detto tutto, compresa la sua passione per le arti pittoriche e fotografiche. Sul figlio Giuseppe detto affettuosamente “Pino” e la sua dedizione e lungimiranza enologica, autentico dono di famiglia, non basterebbero invece cento articoli.
Giuseppe Caggiano detto “Pino”
Padre e figlio amano vedere la propria azienda come un museo del vino su più livelli, ormai totalmente ultimati, anche se l’altare al centro della bottaia con tanto di croce fatta dai fondi delle bottiglie lo fa sembrare piuttosto un tempio antico. Nel mezzo le collezioni di etichette storiche, tributo alla ferrea volontà del loro mentore il professore Luigi Moio. E ancora: cavatappi, bottiglie, torchi ed arnesi utilizzati in vigna per la vendemmia; scendere lungo i piani della zona di fermentazione e riposo dei vini è come un viaggio dantesco nei gironi della Divina Commedia, nel Paradiso degli appassionati. Che la carrellata di emozioni abbia dunque inizio, prima di giungere all’immancabile degustazione di due strepitosi vini. Opere di tale ingegno sono un grande vanto per l’Irpinia e l’Italia intera.
Dopo aver lasciato potere allo sguardo, riprendiamo le redini del discorso con gli assaggi di giornata. Due etichette importanti, a cominciare dalla Falanghina 2021 IGP Campania (da vigneti collinari ai bordi di Torrecuso) straordinariamente succosa ed appagante. Le note mielose si intrecciano a sensazioni di ananas e pesca matura, non trascurando una gradevole vena minerale sul finale di bocca.
E poi c’è lui, il Taurasi DOCG Vigna Macchia dei Goti 2017, dagli impianti prospicienti il corpo principale della tenuta, adagiati quasi a ventaglio su argille rocciose solcate da striature calcaree ed inserti vulcanici. Un terreno altamente composito che dà luce ad un vino premiatissimo. L’Aglianico della annata 2017 esprime tutta la sua potenza, di certo calda, ma con un frutto agile di amarena matura.
Tannini setosi che sembrano essere stati dipinti da un abile pittore. Equilibrio, gusto e persistenze lunghissime: grazie di cuore Antonio e Pino Caggiano per farmi sentire orgoglioso di essere campano.
“Alma terra natia, La vita che mi desti ecco ti rendo”.