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Viaggiare nel tempo è possibile? Certamente e non è necessario essere i protagonisti di Ritorno al Futuro e avere a disposizione una DeLorean opportunamente modificata da un simpatico scienziato pazzo per farlo. Se siete amanti del vino (e non dovrebbero esserci dubbi al riguardo visto che state leggendo un articolo su un sito dedicato al liquido odoroso) per compiere questi viaggi vi occorre soltanto cimentarvi con l’assaggio di vecchie annate e se avete l’opportunità di assaggiare di seguito diverse annate dello stesso vino il viaggio sarà più stimolante per il vostro palato e la vostra memoria sensoriale. Grazie all’ultima edizione di Life of Wine, è stato possibile per chi vi ha preso parte, come il sottoscritto, effettuare un interessante viaggio nel tempo, affiancandovi (almeno sulla carta) un altrettanto stimolante viaggio geografico in Slovenia per conoscere e comprendere i vini della valle del fiume Vipava (o Vipacco, se preferite il suo nome italiano), rappresentati per l’occasione da due aziende site nel comune di Vipava (che prende il nome dal fiume): Jamsek 1887 e Lavrenčič.
La conformazione geografica della verdissima valle, aperta da un lato sulla pianura friulana e protetta dagli altri lati dai rilievi calcarei del monte Nanos, dalle cui sorgenti carsiche nasce il fiume Vipava, e dagli altipiani del Carso (Kras) e della Selva di Tarnova (Trnovski Gozd), e un clima del tutto particolare, dove si incontrano correnti alpine e mediterranee, consentono alle vigne abbarbicate a gradoni sulle colline esposte al sole un’invidiabile maturazione, capace di conferire al vino qualità e carattere. Vi si producono soprattutto Rebula, Merlot, Tokai, Zelen, Pinela e Malvazija. I bianchi sono caratterizzati da una corposità piena, hanno il gusto fresco della frutta e una equilibrata acidità. I rossi sono ricchi di estratti e più adatti all’invecchiamento. Entrambe le aziende presenti a Life of wine hanno presentato diverse etichette, prevalentemente di vini bianchi, a base di Zelen, Pinela e Rebula.
Jamsek 1887
Pinela 2018 – Giovanissimo esemplare di Pinela in purezza che fa della semplicità e della freschezza le sue armi principali. Giallo paglierino con riflessi verdolini; naso netto di fiori bianchi, pompelmo, fieno e mela verde che prelude a un sorso fresco e sapido. Da giovane, secondo quanto raccontano i produttori, non ha nessuna pretesa se non quella di dissetare, e in questo si comporta egregiamente, quando ha qualche anno sulle spalle acquista complessità a struttura. Peccato non aver potuto testare espressioni frutto di altre vendemmie.
Zelen 2017 – Lo Zelen è una varietà semiaromatica autoctona della Valle del Vipava, da cui si ottengono vini di colore giallo paglierino con riflessi verdolini dalle eleganti note fruttate di mela e pera dotati di grande freschezza e ottima sapidità. Questo 2017, ottenuto da uve Zelen in purezza, ricorda da vicino un Riesling Trocken della Mosella con la sua algida veste paglierina con decisi riflessi verdi (zelen vuol dire verde), le fresche note di buccia di limone e mela verde, fragranti ricordi di frangipane, zenzero e pera Kaiser in sfilata su un tappeto di erbe aromatiche in cui spiccano sbuffi di timo e rosmarino. L’anima affilata si manifesta anche in bocca, dove freschezza e sapidità vibranti guidano il sorso e ne scandiscono il ritmo fino alla piacevole chiusura che ricorda le mandorle amare.
Zelen 2010 – Il tempo regala a questo Zelen gli stessi gradi di nobiltà di un Riesling Beerenauslese, ma senza la zavorra di un residuo zuccherino che ne appesantisca la beva. Oro luminoso, con lampi verdolini appena accennati, e profilo olfattivo dominato in apertura da eleganti note di idrocarburo che cedono la strada, senza però mai sparire, a sentori di agrume candito, pesca sciroppata, mela renetta, erbe aromatiche e spezie. Sorso dal gusto pieno, dove la spinta citrina e sapida del vitigno si mantiene intatta e trova un piacevole e armonico equilibrio con le dolcezze ossidative e aromatiche dell’evoluzione.
Prepih 2015 – Ha il nome dello spiffero d’aria che si insinua sotto la porta di casa quando la Bora soffia forte e fischia lungo le pareti della valle del Vipava. È una cuvée bianca composta per l’80% da Rebula, macerata per un anno e invecchiata per un altro anno in piccole botti di rovere, e per il restante 20% da Pinela e Zelen in proporzioni uguali. Nel calice si mostra di un bel giallo dorato. Profilo olfattivo “natalizio” caratterizzato da note di vaniglia, cannella e agrumi essiccati accompagnati da sbuffi balsamici di resina di pino, fieno, erbe aromatiche e miele. In bocca è ricco e strutturato, ma sempre elegante. Bucciosità e tannino estratti dalla Rebula, assieme a freschezza e sapidità bilanciano le dolcezze aromatiche di un sorso che ricorda l’equilibrio perfetto di uno strudel di mele fatto a regola d’arte.
Lavrenčič
Rebula Classic 2017 – Durante l’assaggio Matej Velikonja mi racconta che per fare quello che loro ritengono (e giustamente) un grande vino, mettono da parte l’uso di tecniche moderne e della chimica sia in vigna che in cantina e si affidano alla grande esperienza e tradizione contadina della zona e al massimo rispetto per la natura. Ne viene fuori un vino in tiratura limitata (soltanto 2000 bottiglie) che racconta tutta la valle del Vipava nelle sue sfumature anche in annate particolari come questa in cui la Rebula è stata parzialmente attaccata dalla Botrite. Raccolta manuale delle uve, diraspatura manuale e pigiatura, fermentazione spontanea con lieviti indigeni e ventuno giorni di macerazione sulle bucce precedono i 20 mesi di affinamento in grandi botti usate di rovere di Allier, con batonnage quasi giornalieri, che si esauriscono con una filtrazione grossolana e l’imbottigliamento con l’aggiunta di quantitativi ridotti di solforosa. Bella veste dorata luminosa. Naso intenso che apre con una sventagliata di note di fiori di acacia, uva appena premuta, albicocche mature e richiami salini. Trascorsi pochi minuti il bouquet rivela ricordi di miele di acacia, uva passa, sbuffi di incenso e zafferano per chiudere con accattivanti note smaltate. Il sorso è terso, “buccioso” e ricco di sapore, con un ingresso in cui dolcezza e sapidità viaggiano in sintonia accompagnate da una bella freschezza e da un tannino meravigliosamente asciugante. Chiude con un appagante scodata salina e ricordi di frutta secca.
Rebula Classic 2016 – Annata forse più emblematica perché lineare per andamento climatico e sprovvista dell’apporto della Botrite. Paglierino intenso, in procinto di virare sul dorato. L’olfatto apre su note di frutti e fiori gialli e uva appena premuta, prima di aprirsi in sentori minerali che rimandano a calcare e salgemma e note speziate di zafferano. Il sorso è subito fresco e sapidissimo, il centro bocca è invaso da un frutto croccante e da una scia salina che rimangono ben presenti a lungo nonostante il tannino vispo faccia ampiamente la sua parte nel pulire la bocca e prepararla ad un secondo sorso.
Cuvée Rouge 2016 – La Cuvée Rouge è un vino rosso ottenuto assemblando le uve a bacca nera presenti in azienda (Barbera, Cabernet Sauvignon, Merlot). Ogni anno per ottenere le circa 1000 bottiglie prodotte il taglio varia in virtù di ciò che ha concesso l’annata. Il 2016 è stato ottenuto senza Barbera ma con un taglio bordolese composto al 70% da Cabernet Sauvignon e al 30% da Merlot. Fermentazione spontanea e affinamento per due anni in legni piccoli, in parte nuovi (il 30-35% della massa sosta in barriques nuove) e in parte vecchi (il 65-70% trascorre 24 mesi in botti di Allier di terzo o quarto passaggio). Rosso rubino carico. Naso denso di frutta scura (prugne e more di rovo) e note di peperone verde e cacao amaro su un tappeto di foglie secche, ricordi di tabacco e spezie. Una bocca inizialmente carnosa e materica, in cui l’alcol si avverte ma non disturba, come il tannino, arrotondato da un uso sapiente del legno che non lascia alcuna traccia di sé. Freschezza e sapidità rendono agile ed estremamente piacevole il sorso.
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