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Federico De Cerchio e la sua Torre Zambra: un “globetrotter” con le radici in Abruzzo

Ambizione, visione imprenditoriale e respiro internazionale. Questa, in sintesi, l’impressione che ho avuto incontrando il giovane Federico De Cerchio, dinamico titolare dell’azienda vinicola abruzzese Torre Zambra. Siamo nel chietino, a Villamagna, al centro del territorio dell’omonima denominazione, una delle più piccole Doc d’Italia. Trovarlo non è facile: più della metà dei 365 giorni l’anno li trascorre in giro per il mondo, a promuovere i suoi vini e il suo territorio. Un lavoro che ormai porta avanti a tempo pieno da circa 7 anni, dopo aver avuto, nella sua seppur giovane vita, molte altre esperienze nel mondo del vino. La più significativa, senz’altro, è stata quella di WineoWine, una delle prime piattaforme specializzate per la vendita di vino online (di cui è stato co-founder nel 2012, quando l’e-commerce di settore era agli albori).

Oggi Federico è al 100% focalizzato sull’attività vitivinicola di famiglia, che sta facendo crescere di anno in anno, con determinazione e idee chiare. Il supporto del padre Riccardo è ancora importante, ma si limita all’ambito di vigna e cantina (“[…] fa quello che gli piace fare, perché non è mai stato troppo portato per le pubbliche relazioni”, dice sorridendo Federico): il “frontman” – ed effettivo proprietario, visto che nel 2018 ha acquistato in proprio la maggioranza delle quote societarie – è Federico.

Alla produzione vinicola col marchio storico Torre Zambra – coltivavano vino già prima della Seconda Guerra mondiale, mentre è del 1961, epoca pionieristica in Abruzzo, il primo imbottigliamento – ha affiancato il brand Famiglia De Cerchio, che commercializza i prodotti ottenuti da Idi di Marzo, un nuovo progetto sempre in Abruzzo, e poi quelli di Pajaru, in Puglia, e Peri Peri, in Sicilia. La vocazione imprenditoriale si intuisce anche quando ti racconta dell’ambizioso progetto della nuova cantina, che tra mille peripezie burocratiche dovrebbe essere realizzata entro un annetto: è stata pensata per soddisfare tutte le esigenze dell’enoturista moderno, sul modello delle migliori tenute americane, che Federico ha visitato più volte. A completare il quadro, un relais con piscina tra le vigne, che includerà anche una suite nell’antica torre simbolo dell’azienda, oggetto di una totale ristrutturazione.

L’azienda ha una marea di certificazioni, di cui la più distintiva è quella sulla sostenibilità, abbastanza rara in Italia, ottenuta grazie ad un approccio proattivo alla riduzione di CO2, all’attenzione verso le comunità locali (quasi tutti i collaboratori sono di zona) e all’equità del trattamento dei lavoratori.

La produzione è incentrata prevalentemente sui rossi, che pesano per l’80-85%, gran parte dei quali sono stati riposizionati negli ultimi anni sui mercati esteri. Le fermentazioni sono spontanee, con lieviti indigeni; gli affinamenti prevedono, in prevalenza, cemento e tonneau. Lo stile dei vini è chiaramente e volutamente moderno, tecnico direi, ma senza debordare nel  “tecnicismo”: sono prodotti che fanno della pulizia, della franchezza e della fragranza del frutto, i loro punti di forza. A ciò si unisca un packaging studiato nei minimi particolari, che crea un’immagine coerente ed elegante. Ma veniamo agli assaggi.

TREBBIANO D’ABRUZZO “PIANA MARINA” 2020

Da un vigneto di quarant’anni sulle colline più alte di Villamagna proviene questo Trebbiano ambizioso, tirato in una manciata di bottiglie numerate a mano, fermentato in parte in barrique e in parte in acciaio. Naso intenso, elegante, un mix tra frutta dolce e spezie. La bocca è succosa e sapida, di buona struttura. Quando si scalda nel bicchiere, paga un pochino la sua “muscolarità”, e resta un po’ seduto, portando tuttavia in dote una bella salinità nel finale.

CERASUOLO D’ABRUZZO “PASSO SACRO” 2022

Un Cerasuolo che devia decisamente dai canoni tipici della tipologia. In fase di vinificazione è trattato come un bianco, facendo appena un brevissimo passaggio sulle bucce per estrarre un minimo di colore. Nel bicchiere è brillante, di una tonalità rosa zaffiro bellissima. I profumi sono freschi, molto floreali, con un sottofondo di pesca. In bocca ha brio, piacevolezza e grande bevibilità. Federico sa bene di attirarsi le critiche dei “cerasuolisti doc” (tra cui il sottoscritto), ma mi immagino tra qualche mese, seduto in piazza del mio bel borgo abruzzese: in compagnia del Passo Sacro starei senz’altro bene…

MONTEPULCIANO D’ABRUZZO “COLLE MAGGIO” 2020

La prima annata in certificazione biologica, per questa interpretazione di Montepulciano d’Abruzzo giovane e moderna. Sei mesi in cemento e sei mesi in tonneau. Il frutto fresco domina il naso, con note di fragola e prugna, intervallate da spezie che ricordano il pepe nero. Il sorso è agile, sapido, scorrevole. Nel finale esce un po’ il legno, a coprire la pulizia del frutto, ma è un vino che si fa piacere e che invita allo svuotamento del bicchiere.

Arriviamo, infine, ai due Villamagna Doc. Il territorio di Villamagna ha una tradizione plurisecolare nella coltivazione della vite, attestata dal suo stesso nome (“villa magna” significa infatti “grande podere”), ed è da sempre considerato come uno dei più vocati per la produzione di uve Montepulciano. Dal 2011, appena 85 ettari di vigneto selezionati sono stati iscritti alla Denominazione di Origine Controllata che delimita la zona di produzione ricadente nell’omonimo comune di Villamagna, e nei comuni limitrofi di Vacri e Bucchianico. Soli sono entrati. I vigneti sono locati tra i 30 e i 180 metri di altezza dal livello dei fiumi, a 10 km dalle coste del mare adriatico e a 10 Km dalle cime innevate della Majella: un microclima ideale alla coltivazione del vitigno a bacca rossa più importante d’Abruzzo, con vigneti accarezzati dalla brezza marina e forti escursioni termiche, che contribuiscono ad arricchire la complessità dei vini. Le rese, da disciplinare, sono del 20-30% più basse del Montepulciano Doc regionale.

MONTEPULCIANO D’ABRUZZO VILLAMAGNA RISERVA 2018

Il Villamagna Riserva proviene da uve selezionate a mano, macerate a lungo sulle bucce (circa 60 giorni), prima di affinare per sei mesi in cemento e venti mesi in tonneau nuovi. Eleganza, concentrazione, piglio aristocratico, come si confà ad un vino realizzato con tante attenzioni. Ma il “freno a mano” è ancora tirato, e la beva risulta un po’ contratta in questa fase. Ha bisogno di tempo per liberare la potenza dei suoi “cavalli” e, come per tutti i Montepulciano seri, va aspettato con pazienza. Sono pronto a scommettere fin d’ora sulla sua lunghissima evoluzione…

 

MONTEPULCIANO D’ABRUZZO VILLAMAGNA 2019

Il Villamagna classico proviene da uve scelte, vinificate in acciaio e macerate sulle bucce per 45 giorni. L’affinamento procede per sei mesi in cemento e per dieci mesi in tonneau di rovere francese. La metà dei legni utilizzati è nuova, mentre per l’altra metà si utilizzano botti di secondo e terzo passaggio. Tra i rossi assaggiati, è quello che mi fa tornare più volentieri al bicchiere, minuto dopo minuto. Uno stile moderno, nella gestione dei tannini e delle asperità tipiche del vitigno, ma rispettoso e profondamente “montepulcianoso”. Ha peso, sì, ma il tutto è ben bilanciato, e regala un’esperienza di beva piacevole e complessa. Buono adesso e in prospettiva.

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Abruzzese, ingegnere per mestiere, critico enogastronomico per passione, ha iniziato a scrivere nel 1998 per L’Ente Editoriale dell’Arma dei Carabinieri, con cui ancora collabora. Vino, distillati e turismo enogastronomico sono la sua specializzazione. Nel tempo libero (poco) prova a fare il piccolo editore, amministrando una società di portali di news e comunicazione molto seguiti in Abruzzo e a Roma. Ha collaborato per molti anni con guide nazionali del vino, seguendo soprattutto la regione Abruzzo (ma va?), e con testate enogastronomiche cartacee ed online. Organizza eventi e corsi sul vino...più spesso in Abruzzo (si vabbè...lo abbiamo capito!).

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