La creazione di un nuovo prodotto deriva da una un’idea e da un desiderio di poter raggiungere un obiettivo. A sua volta perché tutto possa andare per il verso giusto, bisogna che ci sia una sorta di sposalizio fra idee, pensieri, volontà per concretizzare il tutto. Mai come questa volta in effetti il termine sposalizio è quello più idoneo per descrivere e presentare il nuovo vino che arricchisce la gamma dei vini dell’Azienda Di Giovanna. Un anno fa Vinodabere aveva fatto visita (link) ed erano stati assaggiati i prodotti (vini ed olio). Il tutto inizia da un’idea (volontà?) di Melissa, moglie di Gunther Di Giovanna, che assieme al fratello Klaus segue l’azienda. Melissa manifesta la sua volontà di voler produrre un vino naturale, ma Gunther, non è molto convinto pur lasciando uno spazio ed una speranza che prima o poi qualcosa ne potesse venir fuori. Così con la dovuta costanza e con il desiderio di voler produrre un vino naturale (da parte di Melissa), il tutto riesce a prendere forma ed a produrre più che un vino naturale, un orange wine. Fatto il vino e valutato in prima battuta dai produttori, rimane il quesito di dare un nome all’orange wine dell’azienda Di Giovanna. Dopo tutto quello che si era dovuto affrontare e su tutte le prove, è Gunther a dare il nome al vino: Camurria. Il termine camurria in dialetto siciliano, significa grattacapo, seccatura e così viene dato anche il nome, per l’appunto fra lo sposalizio di moglie (che è stata la fautrice del vino) e marito che gli ha dato il nome (giustamente). Il figlio contribuisce per l’etichetta, infatti sull’etichetta del vino viene riportato il disegno di una lumaca, fatto dal figlio di Gunther e Melissa. In fin dei conti si può dire che il nuovo prodotto sia un vino fatto in famiglia. Più che naturale, lo si può definire artigianale. Fatta questa ampia presentazione di come sia stato pensato, sul perché del nome estroso (azzeccatissimo), è giusto parlare del vino in maniera più tecnica. Il Camurria è un orange wine, ottenuto da uve Grillo, con una macerazione per un periodo di 7 – 8 giorni. Gli interventi sono minimi, la stragrande maggioranza del lavoro viene fatta in vigna. Piuttosto un trattamento di solfato di rame in meno che non uno in eccesso. La raccolta delle uve viene fatta in anticipo, al fine di garantire la giusta acidità, che verrà poi smorzata dalla macerazione con le bucce e dalla fermentazione malolattica. Il quantitativo di uva per ogni vite è di un chilo.
Per un vino naturale, così come lo definisce Gunther (anche se si può discutere in lungo ed in largo su cosa si intende per vino naturale), si ha un risultato veramente notevole, senza dimenticare che è un orange wine. La prima annata prodotta per prova è stata la 2018. Il Camurria 2018 si presenta visivamente con un colore chiaro, che si avvicina ad un giallo carico, piuttosto che un ambrato. I profumi ricordano sentori agrumati e di uva sultanina, per concludere su note iodate. Sorso pieno e ricco accompagnato da buona progressione. Passando al millesimo 2019, si riscontra all’esame visivo un colore ambrato. Il corredo aromatico rispetto al millesimo precedente è completamente diverso. Sentori di camomilla e di erba di campagna, pera kaiser. Anche all’assaggio è un vino diverso rispetto al 2018, a testimonianza del fatto che gli interventi in cantina e durante la vinificazione sono minimi e che il potenziale e l’espressività vengono dati dall’uva rispetto all’annata. Sorso verticale, agile e scattante. Progressione buona e con una persistenza altrettanto buona. Viene fatto assaggiare anche il Camurria 2020, come campione di vasca. Il colore ed i profumi ricordano gli agrumi (spremuta d’arancia), allo stesso tempo si riesce a percepire il sentore floreale. Deve ancora trovare il suo equilibrio, ma va ricordato che ancora non è in commercio. Come presentazione del Camurria, i padroni dell’azienda hanno pensato ad un menu che si coniugasse con il vino che era il seguente:
MENU PRANZO DI CAMPAGNA Chef Linda Sarris
panelle con verdure croccanti allo zenzero e curcuma;
pasta con la zucca rossa, salvia e provola affumicata;
crostino coniglio brasato e rosmarino insalata con vinaigrette di tahini, erba di campo, carote e sesamo melanzana, salsa verde e melograno;
torta di ricotta con miele di api nere e mandorle tostate.
Tirando le somme il nuovo vino dell’azienda Di Giovanna è molto convincente considerando che è un orange wine e che appartiene ad una categoria di vini non sempre facili da capire ed allo stesso tempo da bere, sottolineando che viene definito da Gunther un vino naturale ed anche per questa tipologia, gli approcci non sono sempre dei più facili. Avendo avuto la possibilità di assaggiare due annate (2018 e 2019), si può dire che Camurria possa essere un vino che non va bevuto subito, ma che è bene aspettare (ovviamente non per tempi lunghi), per avere belle sorprese. Volendo il millesimo 2018 degustato alla cieca, porterebbe molti a dire che si tratti di un vino bianco strutturato. Stabilito che Camurria è un vino (in questo caso e non una seccatura), si può dire ai fini elogiativi “E che Camurria!”
Come per tutte le cose importanti si inizia per gioco e poi... si fa sul serio. È dal 2006 che mi sono appassionato e sono stato introdotto nel mondo del vino, GRAZIE a MIO PADRE. Poi per capire qualcosa in più ho seguito un corso e..... nel 2013 ho conseguito il diploma di sommelier. A tutti coloro che sono appassionati di vino, dico che bisogna sempre provare e degustare vini diversi, cercando di capire quello che il vino ci trasmette, soffermandoci sulle sensazioni e sulle emozioni che può dare.
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