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Dorgali – La storia ed il Cannonau delle Cantine Spanu

Dopo le “fatiche” degli assaggi della guida dei migliori vini di Sardegna abbiamo approfittato per visitare cantine che hanno già fatto parte della guida e che ci intrigava conoscere più da vicino.

È stato il caso delle Cantine Spanu a Dorgali (NU). Da nord a sud della Sardegna si hanno due scelte per viaggiare:  la S.S.131 Carlo Felice, che taglia in due l’Isola oppure fare la tradizionale S.S.125 la famosa Orientale Sarda. Per chi ha fretta di arrivare o non ha molto tempo la prima è più indicata, per chi invece ha tempo e vuole gustare panorami e scorci marini che si alternano a parti interne dove la vegetazione riesce ad esprimere profumi e colori unici è consigliata la seconda.

Arrivati a Dorgali scopriamo che anche la Sardegna ha le sue Dolomiti, una linea di montagna lunga che dalla Baronia si estende a tutta l’Ogliastra con i suoi colori, in particolare al tramonto che prendono gli stessi delle Dolomiti, una barriera oltre la quale c’è uno dei mari più incontaminati e belli d’Italia.

Il motivo che ci spinge fino a Dorgali come dicevamo è quella della visita alle Canine Spanu, ed incontriamo proprio il titolare dell’Azienda: Giovanni Maria Spanu.

Giovanni è la personificazione della nuova viticoltura sarda che nel rispetto delle tradizioni porta avanti un progetto molto più ampio del “solo” viticoltore, testimonianza è stata l’aver voluto proprio in questo territorio, un convegno scientifico del rapporto tra il vino e Neuroscienze, condotto dal Professor Giuseppe Neri ex presidente nazionale Neurologi Ospedalieri, e dove sono intervenuti anche il Dott. Mauro Milia e Dott. Sandro Poddesu. Convegno svolto non in una comoda sala di un grande Hotel, ma nell’Azienda agrituristica degli amici Conca e Janas, proprio per dimostrare quel suo sano anticonformismo, che lo rende unico come il suo vino.

Come ci racconta Giovanni “Cantine Spanu affonda le sue radici nel tempo, a partire dal 1773, quando il suo fondatore Giovanni Maria Spanu, impiantò il primo vigneto nel salto di Iloghe, fra i più fertili dell’intero comprensorio Dorgalese, da cui trae poi origine il nome del vino.

Fu cosa assai rara per il periodo, in quanto i modesti appezzamenti viticoli, erano solitamente situati nell’immediata periferia urbana, Sa Costa, Filieri, Murisinu, solo per citarne alcuni. Le origini del toponimo Iloghe, secondo alcuni studi portati avanti da uno studioso dorgalese, appassionato di storia e tradizioni, pare siano riconducibili alle caratteristiche morfologiche di quei terreni, la cui origine in gran parte alluvionale, ma anche vulcanica, erano le caratteristiche distintive di quel salto, come ben rappresentano Sas Paules, (le paludi) ora prosciugate, di Oddonue, Biriddo, Porcarzos, solo per citarne alcune, dal cui nome latino ” Idiles” luogo dove sfociavano le acque palustri, che, unendosi al suffisso “oghe”, da foce,diedero origine a “Idiloghe”.

Con il passare del tempo, e la caduta della D intervocalica, diede luogo all’attuale ILOGHE. Non possiamo non ricordare l’importanza in epoca nuragica di quel salto, a giudicare dalle testimonianze dei reperti ritrovati, e dai numerosi e importanti insediamenti, giunti fino ai nostri giorni in buono stato di conservazione, come Serra Orrios, il nuraghe di Su Casteddu, Biristeddi, per citarne alcuni fra più importanti e meglio conservati. Le viti a piede franco erano in prevalenza Cannonau autoctono, ma spesso vi erano altre varietà, e non di rado dei Cannonau a bacca bianca, ormai estintisi, che servivano per favorirne l’impollinazione. Venne poi successivamente affiancato un clone varietale sempre di Cannonau, proveniente dalla vicina Spagna, probabilmente frutto dei primi contatti e scambi commerciali che avvenivano nel piccolo porto di Cala Gonone. Con l’avvento dei lavori di infrastrutturazione della Sardegna, portati avanti dai Savoia e la realizzazione di una delle più importanti arterie stradali dell’epoca, quale la Carlo Felice, nei primi anni venti dell’800, che attraversava l’Isola da Cagliari a Porto Torres, arrivarono numerose maestranze, fra i quali l’ antenato paterno, Pasquale Caroti, toscano verace, produttore di ceramiche e viticoltore anch’egli di famiglia, in quel d’Impruneta, insieme alla moglie Anna Frizzi, dal quale matrimonio nacque Luigi Caroti, divenuto poi Carotti, a causa degli errori di trascrizione degli impiegati dell’anagrafe locale.

La coltivazione della vite e vinificazione continuò con i figli oltre le attività di produzione di laterizi e piastrelle, diventando presto un importante realtà in ambito provinciale, unitamente al primo panificio industriale, del paese, chiuso poi nell’ immediato dopoguerra. Maddalena, la nonna di Giovanni, terza di cinque figli, si coniugò poi con Giovanni Maria Spanu, nonno di Giovanni. Nel 1912 fondò insieme alle famiglie Mulas, Murgia, Carotti, peraltro imparentate fra loro, la prima cooperativa sociale vitivinicola di Dorgali, nel salto di Oddoene, che si estendeva su una superficie complessiva di 8 ettari, denominata comunemente Vigna Sociale. Fu così sdoganato un terreno fino ad allora considerato marginale, e non idoneo alla coltivazione della vite, sebbene ricco d’acqua, creando così il primo impianto viticolo del salto, che ancora oggi gli eredi di queste famiglie conducono, consacrando poi ufficialmente l’intera zona alla coltivazione della vite, con le successive assegnazioni dei terreni per usi civici durante il ventennio.

A ILOGHE nel 2007 Giovanni reimpianta il primo vigneto, dove ancora nella vecchia casa in pietra, costruita dal bisnonno Pietro Spanu nella parte alta del vigneto, sono custodite pressoché integre le vasche in cemento usate per la fermentazione delle uve, che venivano vinificate in loco. Il prodotto finito poi veniva trasportato nelle fresche e rinomate cantine, con le caratteristiche volte a vela in mattoni, situate nell’antico rione di Goritto, esattamente dove insistono quelle attuali.

Questa cantina è il testimone importante, della storia di una piccola comunità di abili viticoltori, ma anche orafi, artigiani, allevatori, e commercianti, che sempre si sono distinti per l’operosità, l’ingegno e l’innovazione. Attualmente Dorgali, occupa il quarto posto in Sardegna per ettari di superficie vitata, annoverando la presenza di una importante cantina sociale, inserita ai primi posti nell’Isola per numero di ettolitri di vino prodotti. Questo narra la storia di una famiglia, che guardando in maniera orgogliosa e consapevole al meglio della propria tradizione secolare, intende proiettarla, fiduciosa nel futuro, con l’auspicio e l’onere di poter trasfondere gli antichi saperi in un innovativo progetto enologico capace di dedurne e sintetizzarne le potenzialità più originali.
3,5 sono gli ettari di proprietà, con 12.000 bottiglie prodotte, la cantina dispone di 4 botti da 25 hl, 3 da 500, 2 in acciaio da 12000 hl, e 4 da 5000 hl. I terreni sono alluvionali ed in parte di origine vulcanica.

L’Azienda produce una unica etichetta al momento che è rappresentata da una pecora nera in mezzo a tante pecore bianche a rappresentare qualcuno che va contro corrente e come le idee diventano azioni, simbolismo che calza molto a Giovanni, e con una testa a medusa che testimonia la classicità che il proprietario richiama spesso nei suoi discorsi. A Giovanni è molto cara una frase di Nietzsche, “Dovremmo sbarazzarci del cattivo gusto di andare d’accordo con tutti, le cose grandi ai grandi, le finezze ai sottili, le rarità ai rari”. Ed anche “è’ la dose che fa il veleno”, di Paracelso. Le due citazioni sono ben visibili sul retro della bottiglia.
A breve il suo nuovo progetto, che ci ha svelato in anteprima, vedrà la luce. Infatti ha piantato una nuova vigna con 400 barbatelle di Nasco.

ILOGHE Igt Isola dei Nuraghi 2019
Vitigni Cannonau, Muristellu (o Bovale Sardo), Cagnulari. Allevamento a Guyot, con densità di allevamento di 6000 ceppi per ettaro, su terreni alluvionali di media tessitura ed in parte di origine vulcanica, a 420 metri s.l.m. nell’Agro di Dorgali, quasi al confine con Oliena, con una resa bassa di 45 quintali per ettaro. Cernita e selezione manuale attenta delle uve, fermentazioni spontanee, e lunga macerazione.

Affinamento 8 mesi in botte 3 mesi in acciaio 2 mesi in bottiglia. Colore rosso rubino intenso con riflessi porpora, al naso il bouquet è ricco e complesso con note di mandorla, di spezie dolci, di piccoli frutti rossi, al palato importante struttura che riesce ad essere in equilibrio tra durezze e morbidezze, con una viva acidità e un tannino elegante e vellutato con un finale lungo e persistente sulle note olfattive. Per trovare gli abbinamenti si dovrebbe venire in loco con i piatti della tradizione barbaricina fatta da selvaggina, cinghiale, carni rosse, arrosti in genere, formaggi stagionati.

Tel. +39 3290658457
Via Lamarmora 233 Dorgali
email: info@cantinespanu.it

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