Quando si parla di Chateau Lafite Rotschild immediatamente un’aurea mistica avvolge questo nome. Tanti parlano di questo vino, ma pochi hanno avuto la fortuna e il privilegio di poterlo assaggiare. Alla sua fama contribuisce non solo la qualità del vino e la sua storia, ma anche i prezzi di vendita che difficilmente scendono sotto il migliaio di euro e che, per annate e bottiglie particolari, raggiungono le centinaia di migliaia. Esempio ne è la bottiglia di Chateau Lafite 1787 , con le iniziali del Presidente Thomas Jefferson, battuta all’asta per 160.000 dollari o quella di Lafite 1869 battuta da Sotheby’s per 232.000 dollari.
Mai mi sarei aspettato che durante una normale vacanza, in visita a dei parenti negli Stati Uniti avrei avuto quel privilegio, che è concesso a pochi. Da una semplice frase, detta prima di una cena presso la zia di mia moglie, iniziava a prendere forma un’esperienza che difficilmente dimenticherò nella mia vita. Rose, è il nome di colei che mai smetterò di ringraziare, sapendomi appassionato di vino, mi dice, con la spontaneità che la contraddistingue: “Daniele vai a prendere tu il vino in cantina, …….. prendi il primo in basso da sinistra nello scaffale.”
Avreste dovuto vedere la mia faccia quando mi sono inchinato e ho iniziato a sfilare dalla rastrelliera la bottiglia che mi era stata indicata. Il vedere quella etichetta mi ha lasciato senza parole e catapultato in un mondo dai toni mistici e sontuosi.
Il vigneto Lafite, per merito di Jacques de Sègur, inizia a far parlare di sé già dalla seconda metà del ‘600, anche se si hanno notizie della sue esistenza sin dal 1329.
Soltanto nel 18° secolo esso divenne uno dei vini più pregiati del territorio bordolese. All’inizio il Lafite trovò il suo mercato più florido a Londra (si hanno citazioni nella London Gazette del 1707, come “venduto alle aste pubbliche della città”). Ma fu solo nella seconda metà del secolo che la Francia cominciò ad interessarsi ai vini rossi di Bordeaux e a questo grande vino.
Nel 1716, il marchese Nicolas Alexandre de Ségur consolidò, nella sua Francia, il successo iniziale che il Lafite stava ottenendo in Inghilterra, migliorando le tecniche di vinificazione e soprattutto rafforzando la fama dei vini pregiati, di cui il Lafite divenne il portabandiera, nei mercati esteri e nella Reggia di Versailles. È in questo periodo che ha conquistato l’appellativo di ” principe del vino”, per poi passare, con lo scorrere del tempo a : “il vino del re”. Il tutto grazie al sostegno di un ambasciatore particolarmente capace, il Cardinale de Richelieu, che nel 1755, nominato governatore di Guyenne, consultando un medico di Bordeaux, ricevette il consiglio di bere lo Château Lafite come “il più bello e piacevole di tutti i tonici”. Al suo ritorno a Parigi, durante un incontro con il Re di Francia, Luigi XV, gli viene fatto notare: “Cardinale, sembrate 25 anni più giovane di quando siete partito per Guyenne. ” e Richelieu rispose:” La Sua Maestà non sa che ho scoperto la Fontana della Gioventù? Ho trovato un vino, lo Château Lafite, che appare come un delizioso e generoso cordiale ed è paragonabile all’ambrosia degli Dei dell’Olimpo”.
Da questo colloquio lo Chàteau Lafite divenne oggetto di una grande discussione a Corte e tra i nobili francesi, fino a divenire il vino più richiesto presso la Reggia di Versailles. Così nobili e importanti personaggi dell’epoca cercarono di procurarsi i vini di Lafite, tanto che Madame de Pompadour lo serviva nei suoi ricevimenti e più tardi, Madame du Barry faceva bere “solo il vino del re” al suo cospetto.
Oggi come allora Chateau Lafite-Rotschild si trova nel Comune di Pauillac , Comune di poco più di 5.000 abitanti nel Mèdoc , la più importante zona di produzione dei vini della regione di Bordeaux. Nell’appellation Pauillac AOC ricadono , oltre allo Chateau Lafite-Rotschild , alcuni fra gli Chateau più importanti dell’intero panorama francese e mondiale , come ad esempio Chateau Latour e Chateau Mouton-Rotschild.
“Lafite” nel dialetto guascone significa “Collina”, infatti i vigneti attuali si estendono per circa 112 ettari fra la collina che circonda il castello e la zona pianeggiante di Carruades , che poi dà il nome al secondo vino dell’azienda: Les Carruades De Lafite. Si hanno tre aree principali che costituiscono questo vigneto: – le colline intorno al Château, l’adiacente altopiano di Carruades ad ovest e 4,5 ettari del vicino Saint Estèphe.
Le varietà di uve coltivate e che danno vita a questo nettare sono: Cabernet Sauvignon, Merlot , Cabernet Franc e Petit Verdot. Solo grazie ad un sapiente assemblaggio e una lavorazione che non ha eguali, da una materia prima introvabile altrove nasce un vino la cui vita appare illimitata.
Il vino che ho avuto il piacere di degustare è ancora giovane, tuttavia già godibile ora anche se continuerà a dare il meglio di sé per diversi anni.
Lo Chateau Lafite-Rotschild 2001 (Cabernet Sauvignon/Merlot/Cabernet Franc/Petit Verdot) è un concentrato di emozioni . La mente rimane spiazzata da questa infinità di aromi provenienti dal calice, che cambiano man mano che il tempo passa e il vino esce dal suo lungo riposo.
Note di viola che si fanno largo tra mora, mirtillo, amarena e gelso, per continuare con profumi di spezie dolci (chiodi di garofano e cardamomo), liquirizia e incenso, che ci introducono ad un bel finale balsamico con l’eucalipto in evidenza. L’entrata in bocca è in punta di piedi, per poi avvolgere il palato con notevole eleganza, come una bella donna che non necessita di farsi annunciare per farsi ammirare, perché sa che tutti si volteranno verso di lei. Una grande freschezza accompagna un tannino sempre presente ma mai invasivo e un finale di note dolci e setose avvolge il palato per un tempo infinito. L’unica nota non positiva è “la bottiglia che termina senza accorgersene e la consapevolezza che non se ne avrà un’altra da bere a breve.”
Daniela Moroni
foto dello Chateau di : armitwines.com
Ha fondato Vinodabere nel 2014. Laureato in Economia e Commercio specializzazione mercati finanziari, si è dedicato negli ultimi dieci anni anima e corpo al mondo del vino. Vanta diverse esperienze nell'ambito enologico quali la collaborazione con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso (edizioni 2017 e 2018), e la collaborazione con la guida Slow Wine (edizioni 2015 e 2016). Assaggiatore internazionale di caffè ha partecipato a diversi corsi di analisi sensoriale del miele. Aver collaborato nella pasticceria di famiglia per un lunghissimo periodo gli garantisce una notevole professionalità in questo ambito.
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