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CAPELANDS WINE FARM: FROM SOUTH AFRICA WITH LOVE

Sorprese (e sopratutto scoperte) al Merano Wine Festival edizione 2019.
Girovagando tra i numerosi banchi di assaggio, sempre alla ricerca di novità interessanti da raccontare ai lettori di Vinodabere, la nostra squadra di assaggiatori si è imbattuta nell’azienda di Johann Innerhofer, storico fondatore insieme a Helmuth Köcher della manifestazione, ormai trapiantato stabilmente in Sud Africa.

Johann Innerhofer

La zona è quella di Stellenbosch, non propriamente nota per grande eleganza ed acidità. I vini di questa Regione presentano spesso una matrice alcolica non indifferente, dovuta al particolare clima caldo ed a terreni di natura argillosa. Zona adatta ai vitigni internazionali, spaziando dal Sauvignon allo Chenin Blanc (qui chiamato “Steen”) per i bianchi e Cabernet Sauvignon e Merlot per i rossi. L’esperimento del Pinotage non attecchisce (putroppo o per fortuna) in questo areale.
Tutto giusto sembrerebbe; se non fosse che, come al solito, ci sono produttori che sanno sparigliare le carte evitandoci noiosi quanto inutili “copia ed incolla o dejavu mentali”.
Johann trasmette amore per il proprio lavoro, ma anche notevoli competenze. Abbiamo potuto valutarne la gamma completa dei suoi vini accomunati da un unico filo di Arianna: la loro finezza gusto olfattiva.
Partiamo dunque dal succitato Chenin Blanc in versione 2019. Mineralità impressionante, quasi da Loira. Racconta l’Innerhofer di come, probabilmente, derivi dal fatto che le piante poggiano su un declivio a quasi 300 metri di altezza, con presenza di componenti calcaree frammiste alle argille. Un vino decisamente “savoury” come si definirebbe nella terminologia enologica universale. Molto differente il Sauvignon Blanc verdeggiante nelle note di bosso, ma anche particolarmente agrumato e fresco con richiami di pompelmo giallo e persino ginger. E’ sul Viognier (sempre 2019) che a mio modesto parere, si alza l’asticella della qualità. Quante volte specialmente in Italia sui lidi toscani, ci imbattiamo in tipologie di vini quasi svilenti per l’anima stessa di quest’uva semi aromatica. Tanto frutto maturo, struttura, potenza a discapito di sensazioni più delicate. E poi sempre questo “matrimonio forzoso” con il Vermentino, quasi fosse un must (esclusivamente commerciale).
Ecce vinum“, cristallino come un diamante, dai contorni giallo paglierini scarichi con effluvi di zagara, mela verde, ananas e susine mature. Una spezia suadente finale di macis chiosa un quadro pressochè perfetto per la beva.
La linea dei rossi prevede invece un Cabernet Sauvignon vintage 2016 più due “Reserve2016 e 2015. Scordatevi i luoghi comuni del peperone verde tanto per intenderci. Certamente nella 2016 si evidenzia ancora gioventù con le sue tipicità vegetali, ma non siamo neppure lontanamente vicini a certi prodotti dozzinali stereotipati che il mercato spesso offre. Marchiare un vitigno semplificandone lo spettro aromatico a preconcetti è quanto di peggio si possa fare. Qui possiamo avvertire la nitidezza di un frutto croccante, che sa di amarena, di ribes nero, molto dark con pepe in grani e lievi sentori boisè. La 2015 invece è in una fase di plenitude, equlibrata, virante su cioccolata, scorze di agrumi (bergamotto, arancia sanguinella) e dalla scia balsamico/mentolata imperante.
Nell’attesa di ricevere le altre impressioni provenienti dal Merano Wine Festival 2019 direi che l’antipasto è stato di tutto rispetto.
In ultimo rimandiamo al link aziendale suggerendo vivamente di visitare la tenuta, dotata anche di resort con piscina e ristorante nella splendida vallata vista Oceano.
www.capelands.com

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Scritto da

Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.

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