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Ca’ Lojera – La tradizione artigiana del Lugana

Ca’ Lojera, ovvero la «casa dei lupi» di Franco e Ambra Tiraboschi, può di certo essere considerata una delle realtà che meglio interpreta il Lugana in chiave territoriale esaltando in maniera schietta e puntuale tutte le caratteristiche e l’identità dell’uva Turbiana.

La senti subito, quando assaggi uno dei loro vini, quella imponente mineralità, tratto distintivo delle tre etichette di Lugana degustate e poi quell’esplosione aromatica e quella piacevole freschezza gustativa sempre accompagnata da una nota sapida.

Vitigno autoctono, la Turbiana, coltivata da secoli nella zona a sud del lago di Garda, può essere considerato un parente stretto del Trebbiano di Soave. Fa parte della variegata famiglia dei Trebbiano con alcune similitudini con il Verdicchio, ma con caratteri aromatici propri. È l’uva in cui i coniugi Tiraboschi hanno creduto con grande passione sin da quando la cantina ha iniziato a muovere i primi passi. Siamo a Rovizza di Sirmione, in provincia di Brescia, nella parte bassa del grande lago, il Garda.

Il nome aziendale trae origine da una leggenda che vede come protagonisti proprio il lago di Garda e il laghetto del Frassino che quando erano collegati da una fitta rete di vie d’acqua, consentivano l’arrivo in barca dal nord di mercanti che utilizzavano proprie le case in riva al lago come nascondiglio per le merci contrabbandate. «E c’è chi giura che questi covi fossero difesi proprio da branchi di lupi».

La cantina vinifica solo uve proprie provenienti dai circa 18 ettari di vigneti che insistono su terreni argillosi e compatti – le argille bianche di Lugana – suddivisi tra Turbiana, Chardonnay, Merlot e Cabernet Sauvignon, per una produzione annua di circa 140.000 bottiglie.

I vini vengono sottoposti a lunghe fermentazioni sulle fecce fini e la maggior parte degli affinamenti avviene in acciaio per mantenere intatte le caratteristiche varietali.

Ma andiamo a scoprirlo nel calice l’appassionato lavoro dei due coniugi proprio con tre etichette del loro vino più rappresentativo, tutte in purezza, (turbiana 100%), vendemmiata in momenti differenti. Queste le nostre impressioni.

Lugana Doc 2018

Lugana Doc 2018. Nella sua veste caratterizzata da un giallo paglierino delicato, si mostra al naso con evidenti sentori fruttati (melone e frutta esotica), seguiti da note agrumate, floreali e richiami minerali. Grande freschezza gustativa contornata da una evidente sapidità che ritorna nel finale di bocca rendendo il sorso estremamente invitante. Solo acciaio con controllo termico. Gastronomico.

Lugana Doc superiore 2016

Lugana Doc Superiore 2016. Più struttura e profondità per questo Lugana ottenuto da uve selezionate in vigna con rese più basse e vinificate in botti grandi con batonnage periodici. Seconda vendemmia. Naso più complesso con note minerali sempre in evidenza, frutta matura, accenni floreali. Il sorso è pieno, appagante, morbido, sorretto da una vivace freschezza, chiude con un finale di buona lunghezza. Invitante.

Lugana Doc 2016 Riserva del Lupo

Lugana Doc 2016 Riserva del Lupo. È ottenuto da acini di Turbiana leggermente attaccati dalla Botrytis Cinerea, raccolti manualmente e vendemmiati tra fine ottobre e inizio novembre – la terza vendemmia per quest’uva – fermentati in acciaio, cui seguono due anni di affinamento in vasca e minimo 6 mesi in bottiglia. Con questa etichetta si cerca di portare nel calice tutta la mineralità del terroir.

Accattivante al bouquet con percezioni di frutta matura, note di cannella, arancia candita. Avvolgente al gusto con vivida freschezza a bilanciare le componenti morbide e con sentori minerali (pietra focaia) a condurre ad un finale davvero lungo su note agrumate. Equilibrato ed elegante.

“Il vino è uno dei maggiori segni di civiltà nel mondo.” In queste parole la condivisione di una nostra passione e la voglia di comunicarla. Salvatore Del Vasto, laureato in Giurisprudenza e da sempre appassionato di vino, diventa prima sommelier, poi frequenta il Bibenda Executive Wine Master di Fis e poi consegue il diploma di Master presso l’Università di Tor Vergata in “Cultura dell’alimentazione e delle tradizioni enogastronomiche”. Sabrina Signoretti, laureata in Scienze Politiche, coltiva la sua passione diventando sommelier del vino, assaggiatrice di oli di oliva vergini ed extra vergini e sommelier dell’olio extravergine di oliva dell’AISO. Una delle qualità nascoste, la spiccata attitudine per la fotografia.

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