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Alto Adige – Castelfeder e il progetto del Pinot Nero

La Cantina altoatesina Castelfeder   appartiene sin dal 1969 alla famiglia Giovanett,  quando Alfons  Giovanett acquistò 8 ettari di vigneto sulle pendici delle rovine del castello di Castelfeder, dal quaale ha poi preso il nome l’azienda. È passata in seguito al figlio Günther affiancato  dalla moglie Sandra e in seguito dai figli, Ivan, enologo, e Ines che si occupa della parte commerciale dell’azienda.

Ines Giovanett

Le vigne si trovano nella valle che da Merano giunge fino alla chiusa di Salorno, in un territorio dove i meleti la fanno da padrone. Azienda in continua espansione, Castelfeder, non solo in Alto Adige, ma anche fuori dell’Italia, tanto che di recente è stato acquistato un vigneto completamente abbandonato in Mosella.

Però oggi vogliamo parlarvi del “progetto del Pinot Nero” che vede vita nel territorio dell’Alto Adige, iniziato nel 2018 e incentrato sulla zonazione del Pinot Nero, ubicato in 12 ettari di vigneto sui totali 70 di proprietà e con ben 13 varietà appartenenti a questo vitigno.

Un progetto che scaturisce dall’idea di vinificare distintamente il Pinot Nero nelle diverse zone dove esso nasce, utilizzando le medesime tecniche di vinificazione, mai troppo invasive. Per dar vita a 3 vini che rappresentino al meglio il territorio, si utilizzano ben 42 micro-vinificazioni, ognuna per ogni diversa parcella, per permettere di creare per ogni zona il miglior assemblaggio. Si parte da una fermentazione in piccoli tini seguita da 12 mesi di maturazione in barrique per terminare con tre mesi di affinamento in bottiglia.

Oggi l’azienda che fino al 2018  aveva solo 6 ettari a Gleno conta anche 3 ettari a Mazon acquistati nel 2018 e 3,5 ettari a Buchholz.

I vigneti di Buchholz sono ubicati a sud in una zona molto ventilata. Trattasi di appezzamenti già esistenti, situati sulla faglia di Trodena, dove si incontrano le faglie dolomitica e vulcanica, su terreni composti da roccia porfidica e argilla.

Le altitudini di Glen

A Glen l’esposizione delle vigne è a sud ovest – sud, i terreni fortemente parcellizzati e caratterizzati da una notevole differenza di altitudine che va da 450 a 700 metri, permettendo di ottenere tagli che danno vita ad un vino più costante nel tempo.

Infine a Mazon l’esposizione è a Nord-ovest, le vigne sono su una collina più bassa rispetto a Glen, ma molto più fresca, in quanto protetta dalle montagne che la circondano, tanto che il sole la mattina è quasi inesistente. Il vigneto di ben 60 anni è ubicato a 420 metri e questo ne garantisce un grande beneficio.

Ma parliamo ora dei vini che abbiamo avuto modo di assaggiare:

 

Pinot Nero Buchholz 2020

10.000 bottiglie prodotte di questo vino , che si approccia  con note di frutti sottobosco, spezia e violetta, ed esprime freschezza ed eleganza allo stesso tempo risultando molto piacevole e persistente, sempre accompagnato da un tannino mai troppo invadente.

 

Pinot Nero Glen 2020

Se ne producono 35.000 bottiglie. Ci mostra da subito di che pasta è fatto con note speziate e di frutta matura ben evidenti, il tannino è irruento e il finale è su note verdi con accenni amarognoli.

 

Pinot Nero Mazon 2020

Appena 5.000 bottiglie prodotte. Riesce ad esprimere appieno il territorio da cui proviene, note e speziate accompagnano  sentori di frutti di bosco, il sorso è ricco ed elegante allo stesso tempo, chiude  su note di mora e ciliegia che avvolgono il sorso.

Terminiamo i nostri assaggi con una piccola verticale di BURGUM NOVUM, una riserva di Pinot Nero, partendo dall’ultima annata in commercio la 2019 per arrivare alla 2017.

Rimaniamo piacevolmente stupiti dalla 2019, che pur evidenziando note di gioventù, mostra tanta freschezza che si accompagna ad un tannino elegante, il tutto incorniciato da note floreali e fruttate. Con la 2018 il Pinot Nero esprime le sue principali caratteristiche, con profumi speziati e di sottobosco che accompagnano note fumé, un tannino vibrante si fonde alla freschezza  per esaltare la ricchezza del sorso terminando con una chiusura lunghissima. Chiudiamo con la 2017 che risulta meno vibrante delle altre due e mostra un tannino non perfetto, pur se arricchito da profumi speziati molto intensi a cui si associano note di frutta matura.

 

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Ha fondato Vinodabere nel 2014. Laureato in Economia e Commercio specializzazione mercati finanziari, si è dedicato negli ultimi dieci anni anima e corpo al mondo del vino. Vanta diverse esperienze nell'ambito enologico quali la collaborazione con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso (edizioni 2017 e 2018), e la collaborazione con la guida Slow Wine (edizioni 2015 e 2016). Assaggiatore internazionale di caffè ha partecipato a diversi corsi di analisi sensoriale del miele. Aver collaborato nella pasticceria di famiglia per un lunghissimo periodo gli garantisce una notevole professionalità in questo ambito.

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