La settimana delle anteprime toscane 2020 si è conclusa da poco e mi pare giusto fare il punto su una delle denominazioni più importanti, il Chianti Classico, ripescando una degustazione di 12 vini “Gran Selezione” 2016 organizzata a Roma qualche mese fa e guidata con l’abituale perizia e competenza da Ian D’Agata.
Anzitutto perché l’annata coincide con il trecentesimo anniversario della fondazione, ancorché non ufficiale, del Chianti Classico: nel 1716, infatti, il Granduca Cosimo III de’ Medici emanò un bando per delimitare i territori toscani più vocati alla produzione di vini di qualità, sancendo così la nascita, in quei territori tra Firenze e Siena, di uno dei vanti enologici dell’Italia, famoso nel mondo grazie al simbolo del Gallo Nero. Settantamila ettari in tutto, di cui 10mila vitati (altrettanti sono gli uliveti, nei due terzi restanti c’è solo bosco), divisi tra i Comuni di Castellina in Chianti, Gaiole in Chianti, Greve in Chianti, Radda in Chianti e, in parte, Barberino-Tavarnelle, Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi e San Casciano in Val di Pesa, ad altitudini che variano dai 200 e i 700 metri s.l.m., con microclimi e terreni molto variegati.
Ma soprattutto perché l’eccezionale vendemmia 2016, la migliore del nuovo millennio secondo il Consorzio (il presidente Giovanni Manetti la definisce “un dono di madre natura”) segna uno spartiacque e sembra indicare una via nuova a tutti i produttori di Chianti Classico, quella dell’autenticità e dell’eleganza. Risultato non scontato, visti gli eccessi estrattivi e “internazionalisti” degli anni Novanta, che la nuova tipologia Gran Selezione, istituita nel 2013, rischiava di perpetuare.
Mi sono trovato di fronte, invece, a vini davvero equilibrati, di grande aderenza territoriale, con un uso del legno misuratissimo. Eccola, la strada giusta. Giovanni Manetti, che è anche titolare dell’azienda Fontodi di Panzano, riferisce che tra i produttori c’è “sempre maggior fiducia nel Sangiovese, con conseguente diminuzione delle varietà internazionali”. Una scelta chiara: “Oggi che si fanno buoni vini in tutto il Pianeta, la sfida si vince se si resta legati al territorio e lo si trasferisce in bottiglia, l’unicità del terroir non è replicabile. E il Sangiovese è l’uva che più di tutte esalta le caratteristiche del territorio. È un vitigno delicato, negli anni Settanta maturava in tre vendemmie su dieci, ma oggi ci sono altre condizioni climatiche e agronomiche”. Nella stessa direzione va l’intenzione di introdurre le Menzioni geografiche aggiuntive, come già avvenuto per il Barolo (che con una scelta discutibile ha evitato però di fare classifiche alla francese). Per Manetti “le Mga possono aiutarci ad essere più precisi sul territorio di origine del vino. Siamo quasi pronti, quest’anno si parte”.
Prima di esaminare nel dettaglio i dodici protagonisti della degustazione, un po’ di numeri.
Il Consorzio del Gallo Nero, fondato nel 1924, conta oggi 523 soci, di cui 315 imbottigliatori, il 96% delle aziende del territorio. All’albo del Chianti Classico sono iscritti 7.200 ettari, che fruttano una media annua di 270mila ettolitri (35-38 milioni di bottiglie). Il 40% dei vigneti è certificato biologico. L’export riguarda 130 paesi, con il nord America a fare la parte del leone (il 45% del totale va in USA e Canada).
La Gran Selezione, prima annata prodotta 2014, è frutto di una singola vigna o della selezione delle migliori uve aziendali, con invecchiamento minimo di 30 mesi e grado alcolico non inferiore al 13%. Si colloca al vertice della piramide qualitativa del Gallo Nero, che prima prevedeva solo la versione “annata” e la Riserva. La fanno 136 aziende, per un totale di 155 etichette e 2,2 milioni di bottiglie, il 6% della produzione totale. Ha già avuto un buon successo nei mercati di lingua inglese, con un fatturato di 40-50 milioni di euro.
È stata di recente e suo malgrado protagonista di una diatriba con il consorzio del Chianti (non classico), che ha manifestato l’intenzione di introdurre la stessa tipologia rischiando di generare ancora più confusione nel consumatore (che spesso non comprende la differenza sostanziale segnalata dall’aggettivo “classico”…).
LA DEGUSTAZIONE
I Chianti Classico 2016 sono vini di grande concentrazione e struttura, ma al contempo freschi ed eleganti. C’è più acidità del consueto standard e questa, assieme a tannini solidi, dovrebbero garantire un lungo invecchiamento per gli esemplari migliori. Annata regolare ed equilibrata, le piogge ad aprile e maggio hanno allungato i tempi di maturazione; a settembre grandi escursioni termiche, anche di 10 gradi tra giorno e notte. La raccolta è avvenuta in ottobre.
Chianti Classico Gran Selezione 2016, I Fabbri (Greve in Chianti – Fi). 100% Sangiovese Grosso. Resa 30 quintali/ettaro, affinamento in tonneaux per due anni. Prodotte appena 57 magnum. Siamo a Lamole, una delle zone più alte del Chianti Classico, situata tra i 450 ai 680 metri s.l.m., dai terreni poveri e molto drenanti, sabbia e macigno, arenaria con poco calcare. Qui tradizionalmente era diffusa la presenza tra le vigne della varietà Sanforte, più resistente al freddo. Poco colorato, sensazioni fresche e minerali (roccia di fiume), da vino d’altura, poi viola, tabacco, fragola e ciliegia; sorso molto agile, salino e succoso, dal “nerbo viperino” (D’Agata dixit), lungo finale segnato dalla freschezza dei frutti di bosco. Un po’ troppo magro e composto, ma molto fine. 90/100
Chianti Classico Gran Selezione Vigna Vecchia 2016, Vecchie Terre di Montefili (Greve in Chianti – Fi). 100% Sangiovese. Resa 35 quintali/ettaro, affinamento di 26 mesi in botti da 30 ettolitri e 10 ettolitri, poi 8-10 mesi in vetro. 2.430 bottiglie prodotte. Azienda fondata nel 1979, proprio nel 2016 è stata venduta a una cordata di imprenditori USA. Arenaria, galestro, alberese, argilla, 500 metri circa di altitudine. Naso caldo, vaniglia, un po’ di tostatura, brace spenta, note selvatiche, spezie orientali, melograno, ribes; sorso morbido e setoso, di buona struttura, acidità sostenuta, chiusura molto lunga e agrumata (pompelmo rosa). 93/100
Chianti Classico Gran Selezione 2016, Tenuta di Lilliano (Castellina in Chianti – Si). 100% Sangiovese. Resa 35 quintali/ettaro, affinamento parte in botte grande e parte in tonneaux per circa 15 mesi, poi sei mesi minimo in bottiglia. 5.000 bottiglie. Storica proprietà (prima etichetta nel 1958) della famiglia Ruspoli a Castellina, zona molto eterogenea, più calda e secca di Greve, che dà vini equilibrati. Per anni il consulente è stato il grande “Bicchierino”, Giulio Gambelli, cui è succeduto Lorenzo Landi. Marne calcaree, galestro, alberese, poca argilla, a una quota variabile tra i 300 e i 600 metri. Davvero classico ai profumi, floreale, frutto gentile di ciliegia, scorza d’arancia, polvere da sparo. In bocca molto espressivo, vellutato, dolce di frutto, rotondo, dal finale appena asciutto di tè nero e spezie. 88/100
Chianti Classico Gran Selezione Riserva di Fizzano 2016, Rocca delle Macìe (Castellina in Chianti – Si). 90% Sangiovese, 10% Colorino. Resa 50 quintali/ettaro, affinamento in botti di rovere da 35 ettolitri per due anni, una parte passa qualche mese in barriques, infine un anno di vetro. 24.000 bottiglie. Siamo nella zona più bassa di Castellina, a circa 300 metri, con terreni di sabbia, limo e calcare. Olfatto simile al precedente, scie fruttate di mirtilli e amarena, cacao, tabacco. Buona struttura e complessità tannica, molto equilibrato, quasi goloso anche se non trova il guizzo del fuoriclasse; la chiusura è lunga e leggermente amarognola. 89/100
Chianti Classico Gran Selezione Rialzi 2016, Frescobaldi Tenuta Perano (Gaiole in Chianti – Si). 100% Sangiovese. Resa 35 quintali/ettaro, affinamento di tre anni, i primi due in barriques, il terzo in botte grande. Bottiglie annue 9.000. Ci spostiamo a Gaiole, a 400-500 metri s.l.m., dove si trova questa cantina acquistata nel 2017 dai Frescobaldi. L’enologo è Nicolò D’Afflitto. Terreni molto variegati, ciottoli di galestro, scisto, calcare. La vigna è disposta ad anfiteatro ed è allevata sui gradoni (detti in gergo “rialzi” ). È un vino che cattura il sole. Al naso prevalgono la liquirizia, il caramello, i toni speziati, la prugna non pienamente matura, il cioccolato bianco. Frutto in primo piano anche al palato, tannini fitti, dolce e persistente. 91/100
Chianti Classico Gran Selezione San Lorenzo 2016, Castello di Ama (Gaiole in Chianti – Si).
80% Sangiovese, 13% Merlot, 7% Malvasia nera. Resa 60 quintali/ettaro, malolattica e affinamento in barriques al 40% nuove. 78 mila bottiglie. Tra i primi produttori a credere nella zonazione, negli Anni ’80, e nella vinificazione separata per cru (Bellavista, La Casuccia). Profumi di stile internazionale, il Merlot marca parecchio, caffè in grani, grafite, spezie scure, visciole, pepe. Grande estrazione, ricco, potente, generoso, magari un po’ consolatorio e meno contrastato dei precedenti, una nota di liquirizia contraddistingue il finale. 89/100
Chianti Classico Gran Selezione Vigna il Corno 2016, Castello di Radda (Radda in Chianti – Si). 100% Sangiovese. Resa 45-50 quintali/ettaro, malolattica in tonneaux, dove il vino resta per 20 mesi, poi un anno in vetro. 5.400 bottiglie. Vino da singola vigna a 400 metri con esposizione sud, piantata a inizio millennio. Terreni di alberese e macigno, anche sabbia, di solito danno vini più esili ma di grande sapidità. Qui si sente la mano di un vero specialista del Sangiovese, Maurizio Castelli. Minerale e agrumato all’olfatto, bei toni floreali e di frutti scuri, leggera vaniglia, accenni speziati; beva fantastica, tannini impalpabili ed elegantissimi, freschezza e sapidità vanno a braccetto, grande scia di arancia in chiusura. Vino di classe superiore. 94/100
Chianti Classico Gran Selezione Coltassala 2016, Castello di Volpaia (Radda in Chianti – Si)
95% Sangiovese, 5% Mammolo. Resa 50 quintali/ettaro, affinamento in barriques per un anno e mezzo. 12.000 bottiglie. Siamo sempre a Radda, nella storica tenuta della famiglia Stianti, a 450 metri s.l.m., su terreni di arenarie, sabbia e limo. Etichetta esistente dal 1980. Naso caldo, marmellata di fragole, viola, chiodo di garofano, cuoio e tabacco; all’assaggio per ora ha una veste un po’ rigida e austera ma si percepisce che sotto c’è stoffa finissima. Lungo finale di grafite e ciliegia, leggermente alcolico. Da attendere. 91/100
Chianti Classico Gran Selezione Poggio Rosso 2016, San Felice (Castelnuovo Berardenga – Si)
100% Sangiovese. Resa 65 quintali/ettaro, malolattica e maturazione di 24 mesi in botti di rovere francese e di Slavonia di diversa capienza e provenienza, poi vetro per otto mesi. 13.500 pezzi all’anno. Vigne allevate a 380 metri s.l.m., su terreni di alberese disgregato e calcare. A Castelnuovo Berardenga, al confine sud della denominazione, il clima di solito è più caldo e asciutto, qui i vini sono più potenti ma nei casi migliori mantengono finezza. Profumi un po’ timidi, balsamici, lieve tostatura, pietra focaia, frutta rossa, liquirizia; sorso ricco, fruttato, beva molto piacevole, chiusura speziata e leggermente “rugginosa”, di media persistenza. 87/100
Chianti Classico Gran Selezione Colonia 2016, Fèlsina (Castelnuovo Berardenga – Si)
100% Sangiovese. Resa 65 quintali/ettaro, affinamento in barriques nuove per 30 mesi, poi un anno in vetro. 6.000 bottiglie. Sempre a Castelnuovo ma un po’ più in alto, a 430 metri s.l.m., viene prodotta quella che col Rancia è l’etichetta di punta di Fèlsina. Note scure e speziate al naso, deve ancora smaltire un po’ di legno, si affacciano scorza d’arancia e frutta rossa; bocca più fresca delle attese, raffinata, dal bel contrasto acido-sapido, grande struttura e tannini abbondanti. Persistenza notevole, ancora spezie e una ciliegia purissima. Sfiora il podio. 92/100
Chianti Classico Gran Selezione 2016, Casa Emma (Barberino Tavarnelle – Fi)
100% Sangiovese. Resa 40 quintali/ettaro, affinamento in botti di rovere da 10 ettolitri per 3 anni. 5.500 bottiglie. Qui invece siamo al confine orientale del Chianti Classico, che guarda la Val d’Elsa, San Gimignano e il mare (tanto che da queste parti non manca la macchia mediterranea). Terra di galestro, alberese e argille. Vino ottenuto dalla vigna storica aziendale, a 480 metri di altitudine. Gentile e floreale all’olfatto, more e fragole, cioccolato al latte, una punta di alcol. Sorso in bell’equilibrio tra frutto dolce e sale, grande eleganza e pienezza, armonico, sembra già pronto. Ottimo. 93/100
Chianti Classico Gran Selezione Il Torriano 2016, La Sala (S. Casciano Val di Pesa – Fi)
100% Sangiovese. Resa 40 quintali/ettaro, affinamento in botte di rovere francese da 38 ettolitri per 3 anni e sei mesi di bottiglia, per un totale di 5.000 flaconi. Si chiude arrivando all’estremità nord della Docg, a 310 metri s.l.m., su suoli di sabbia, calcare e conglomerati marini e alluvionali. Altra cantina appena passata di mano, dalla lunga storia risalente al XIV secolo. Naso tenero, ciliegia e fragola mature, un tocco floreale, cacao e smalto; in bocca è abbastanza morbido e piacevole, struttura media, tannino leggermente sabbioso, frutto dolce anche in persistenza. Spensierato. 87/100
Nato nel Luglio del 1969, formazione classica, astemio fino a 14 anni. Giornalista professionista dal 2001. Cronista e poi addetto stampa nei meandri dei palazzi del potere romano, non ha ancora trovato la scritta EXIT. Nel frattempo s’innamora di vini e cibi, ma solo quelli buoni. Scrive qua e là su internet, ha degustato per le guide Vini Buoni d’Italia edita dal Touring Club, Slow Wine edita da Slow Food, I Vini d’Italia dell’Espresso, fa parte dal 2018 della giuria del concorso Grenaches du Monde. Sogna spesso di vivere in Langa (o in Toscana) per essere più vicino agli “oggetti” dei suoi desideri. Ma soprattutto, prima o poi, tornerà in Francia e ci resterà parecchi mesi…
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