Il patrimonio delle varietà dei vitigni italiani è uno fra i più ricchi ed interessanti al mondo. Basti pensare che le regioni italiane sono venti, ma a livello enologico diventano ventuno, poichè Il Trentino Alto Adige, viene suddiviso in Trentino ed Alto Adige Südtirol. Sono più di 600 i vitigni presenti in Italia ed il 75% del nostro territorio vede la presenza di ben 80 varietà più coltivate, secondo i dati del 2017 dell’OIV. Da questo punto di vista (quello della biodiversità vitivinicola) siamo i primi al mondo. Tutto questo desta un grande interesse per chi ha la passione e vuole accrescere il proprio bagaglio culturale per andare alla ricerca di vini poco conosciuti. Quanti hanno sentito parlare o potuto assaggiare la Catalanesca? Ed il Famoso? Oppure il Giacchè? Il Pugnitello? Sicuramente pochi, visto e considerato che sono dei vitigni che erano caduti nel dimenticatoio e quindi difficili da trovare in commercio. Il girovagare in diverse fiere, manifestazioni enogastronomiche, con un po’ di impegno ed anche fortuna può portare a scovare appunto vini derivanti da queste varietà meno note.
Alla ventisettesima edizione del Merano Wine Festival, è stato possibile assaggiare ad esempio un vino ottenuto da uva Catalanesca. Di origine chiaramente spagnola, la Catalanesca, vitigno a bacca bianca, viene coltivata in Campania, nella zona vesuviana, dove da documenti si desume fosse già presente dal 1500. La Catalanesca ha dovuto pagare il dazio di essere considerata uva da tavola e non da vino, anche se antecedentemente gli agricoltori la consideravano adatta alla vinificazione, proprio per la caratteristica che contraddistingue quest’uva, la buccia molto spessa che la protegge dalle intemperie e le permette di maturare in periodi tardivi (fine ottobre).
Il vino degustato è il Monte Somma I. G. P. Katà 2017 di Cantine Olivella, 100% Catalanesca. I sentori di succo di pomodoro e di macchia mediterranea, con un finale su note iodate, rendono il bouquet veramente interessante. Fresco e minerale, mantiene una progressione che regala grandi sorprese. Chiude con piacevoli sentori fumé.
Altro vitigno, altra regione, altra piacevole “scoperta”. Il Famoso è un vitigno a bacca bianca che si trova in Romagna (e nella parte delle Marche che confina con la Romagna) e le poche notizie che si hanno, lo fanno risalire al 1879 nella zona di Cesena, in particolar modo nel territorio di Mercato Saraceno. Anche questa varietà dimenticata per molto tempo, negli ultimi anni è stata riscoperta ed inizia ad essere apprezzata anche grazie al fatto che può essere considerata semi-aromatica. Due anni fa (2016) al Vinitaly, abbiamo assaggiato
il Rubicone I. G. P. Famoso Nobilis 2015 della Cantina Bartolini: profumi accattivanti con note floreali, sentori agrumati, accenni di miele, che hanno un impatto di grande personalità per l’esame olfattivo. Fresco e con buona struttura (ma a seconda dell’annata può variare notevolmente, visto che le uve di questo vitigno rispecchiano le condizioni climatiche in modo particolare) e con grande persistenza.
Dai vitigni a bacca bianca si passa a quelli a bacca rossa. Sempre al Vinitaly 2016 abbiamo provato un vino da uve Giacchè (antica varietà etrusca, attribuibile a quella che oggi è l’area di Cerveteri nel Lazio). Solo da qualche anno a questa parte è stato dimostrato, con gli studi del D. N. A., che il Giacchè è in realtà un Lambrusco Maestri. Casale Cento Corvi è stata la prima a registrare il marchio Giacchè, quindi solo questa azienda da ora in poi potrà utilizzare il nome Giacchè, pur dovendo precisare in etichetta che si tratta di Lambrusco Maestri.
I. G. P. Lazio Rosso Giacchè 2013 – Casale Cento Corvi: la vendemmia tardiva gli conferisce grande struttura e materia. Il bouquet è ricco ed intenso, con note terziarie e di frutta surmatura. I tannini devono ancora evolvere ma è un vino di grande personalità.
L’ultimo è il Pugnitello, vitigno a bacca rossa della Toscana, assaggiato alla XXVII^ edizione del Merano Wine Festival. Di questo vitigno non si hanno notizie, né sulla provenienza, né sulla sua storia. Rinvenuto nella zona di Grosseto nel 1981 (sono solo trentasette anni), nel 2002 è stato iscritto nel Registro Nazionale della Vite e del Vino.
Poggio Nicchiaia Vigneti e Cantina produce il Gioya che è un blend di Pugnitello con un saldo del 20% di Syrah. Il Gioya 2015 è un Rosso I. G. T. Toscano. Note di fiori appassiti, mammola e sentori vinosi anticipano un finale di prugna cotta e di confettura. Salmastro, con tannini ben presenti ed una buona spalla acida.
La foto di copertina è tratta da www.20mondi.com.
Come per tutte le cose importanti si inizia per gioco e poi... si fa sul serio. È dal 2006 che mi sono appassionato e sono stato introdotto nel mondo del vino, GRAZIE a MIO PADRE. Poi per capire qualcosa in più ho seguito un corso e..... nel 2013 ho conseguito il diploma di sommelier. A tutti coloro che sono appassionati di vino, dico che bisogna sempre provare e degustare vini diversi, cercando di capire quello che il vino ci trasmette, soffermandoci sulle sensazioni e sulle emozioni che può dare.
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