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Toscana – Fuligni: due annate di Brunello di Montalcino a confronto (2018 e 2017) in cui a dominare è l’eleganza

Pregevole, attraente, connotato da spiccata raffinatezza e ricercatezza da essere difficilmente raggiungibile o imitabile. Così, in un’accezione sintetica e che non ha alcuna presunzione di voler essere esaustiva, potremmo definire il concetto di eleganza nel suo utilizzo comune.

Di certo il gioco si fa un poco più complicato allorché si prova a «trasporre» tale termine nel mondo del vino, ambito in cui, oltre alla soggettività del degustatore, intervengono molteplici componenti da considerare e che potrebbero declinare diversamente ogni eventuale giudizio.

Ma a noi, in questo contesto, piace seguire il processo inverso, ovvero partire dalle sensazioni che restituisce il calice. Ed è solo quando, già al primo assaggio, si resta affascinati e sedotti dall’armonia, dall’equilibrio e dalla incisiva piacevolezza gustativa che, per certi aspetti, quel concetto inizia a prendere vita.

Così il Brunello di Montalcino di casa Fuligni, nei due assaggi (2018 e 2017), sorprende più che per le differenze espressive legate all’andamento delle due annate – nonostante la non trascurabile gioventù – per l’incredibile tratto comune connesso alla seducente e leggiadra impronta olfattiva, all’armoniosa complessità degli elementi ed all’incredibile persistenza aromatica che invita ripetutamente al riassaggio.

Ma andiamo per gradi.

I Conti Fuligni, antica famiglia di origini veneziane, avendo ottenuto dal Granduca Pietro Leopoldo ampie concessioni di terreni in Maremma, si trasferirono in Toscana verso la fine del XVIII secolo con l’impegno di procedere alla bonifica degli stessi.

Ma è agli inizi del novecento che Giovanni Maria Fuligni si spostò a Montalcino, seguendo la tradizione di famiglia nella produzione vitivinicola e stabilendo in questi luoghi la cantina che avrebbe dato inizio al sogno ilcinese.

Nel 1971, alla scomparsa di Giovanni Maria Fuligni, è subentrata nella gestione aziendale la figlia Maria Flora, laureata in filosofia, che continua ancora oggi a «coltivare», con la passione e la tenacia tipica delle donne del vino, il progetto di un’azienda capace di coniugare la storia e la tradizione di un territorio con le più avanzate tecniche produttive. Nel 2022 Maria Flora è diventata Presidente ed ha lasciato la carica di amministratore unico alla bravissima Daniela Perino che l’aveva affiancata per molti anni.

Attualmente l’azienda è costituita da circa 100 ettari in varia esposizione. I vigneti, di circa quattordici ettari, sono situati nella zona nord orientale della collina, particolarmente vocata per la coltivazione del Sangiovese, in località Cottimelli, ad un’altitudine oscillante tra i 380 e i 450 metri sul livello del mare.

Qui i vecchi impianti di Sangiovese Grosso insistono su suoli ricchi di galestro, mentre i nuovi vigneti, esposti prevalentemente a sud-est, si trovano su terreni ricchi di scheletro sassoso, argilla e tufo, beneficiando di un clima perfetto per la maturazione delle uve.

I vari «cru» aziendali (S. Giovanni, Il Piano, Il Ginestreto, La Bandita, S. Luigi, Matilde, Margherita, Poggi I, II e III) vengono vinificati separatamente, considerando l’esposizione e le caratteristiche del terreno per essere poi assemblati sulla base delle tipologie di vino a cui sono destinati.

La cantina originaria si trova sotto al Palazzo settecentesco in Montalcino – residenza in passato del presidio mediceo – ove a tutt’oggi si effettua l’affinamento del Brunello in botti di Rovere di Slavonia da 20/30 quintali.

Nel corso degli ultimi decenni, altri spazi sono stati destinati all’affinamento in legno nelle cantine del piccolo ex convento dei Cottimelli, nelle quali trova posto, accanto alle prevalenti botti di rovere di Slavonia, anche una percentuale di tonneaux da 5 ettolitri di Allier.

Il Brunello viene vinificato in acciaio ed affinato, per circa un quarto in tonneau di Allier della capacità di 5 ettolitri, con lo scopo principale di ottenere un’adeguata fissazione degli antociani, mentre per i restanti tre quarti circa della massa in tradizionali botti di rovere di Slavonia della capacità di 20 ettolitri e 30 ettolitri. Successivamente il vino riposa in recipienti di inox e per ulteriori 8 mesi circa in bottiglia, per essere in seguito posto sul mercato.

 

Ma veniamo ai protagonisti dei nostri due assaggi declinati in due annate (2018 e 2017) sulla carta diametralmente opposte a Montalcino, ma che sono riuscite ad esprimere un indiscusso tratto comune nel calice: l’invidiabile eleganza gustativa e l’apprezzata ed invitante gradevolezza di beva.

Queste nel dettaglio le nostre impressioni.

Brunello di Montalcino 2018 Docg

Brunello di Montalcino 2018 Docg

Armonioso e gentile al naso con note balsamiche in evidenza, accenni floreali e spezie scure a fare da cornice ad una intrigante espressione di frutti rossi. In bocca colpisce più per la raffinatezza che per la potenza. Calore e morbidezza glicerica sono pregevolmente mitigati dalla spiccata freschezza e gustosa sapidità. Lungo ed invitante il finale su ritorni balsamici.

Brunello di Montalcino 2017 Docg

Brunello di Montalcino 2017 Docg

Impatto olfattivo profondo e complesso cadenzato da appaganti sentori di viola, frutta matura, erbe aromatiche, rimandi vegetali e tocchi speziati. È l’equilibrio a connotare l’identità gustativa di un assaggio di ricercata piacevolezza, avvolgente, di grande grinta, caratterizzato da incisiva freschezza agrumata e notevole sapidità assistita da una fine trama tannica. Infinita la persistenza nel finale suggellata da raffinati ritorni balsamici.

«Elegance is a discipline of life.»

L’eleganza è una disciplina della vita.

(Oscar de la Renta)

Fuligni

Strada Provinciale del Brunello, 45 Km 8.5

53024 Montalcino (SI) – Italia

Tel./Fax +39 0577 84 87 10

Cell. +39 347 66 54 529

mail: info@fuligni.it

sito web: www.fuligni.it

“Il vino è uno dei maggiori segni di civiltà nel mondo.” In queste parole la condivisione di una nostra passione e la voglia di comunicarla. Salvatore Del Vasto, laureato in Giurisprudenza e da sempre appassionato di vino, diventa prima sommelier, poi frequenta il Bibenda Executive Wine Master di Fis e poi consegue il diploma di Master presso l’Università di Tor Vergata in “Cultura dell’alimentazione e delle tradizioni enogastronomiche”. Sabrina Signoretti, laureata in Scienze Politiche, coltiva la sua passione diventando sommelier del vino, assaggiatrice di oli di oliva vergini ed extra vergini e sommelier dell’olio extravergine di oliva dell’AISO. Una delle qualità nascoste, la spiccata attitudine per la fotografia.

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