L’Alto Adige rappresenta un piccolo patrimonio di bontà nel mondo vitivinicolo italiano. Il valido sistema cooperativistico, la selezione delle varietà migliori per il tipo di terreno e clima, le antiche usanze dei maestri di cantina, i vecchi saggi del vino cui veniva dedicata una botte scolpita al termine del loro compito. E poi un aspetto puramente edonistico di bellezza complessiva del territorio, con vallate dalla formazione vulcanica e glaciale in direzione della grande piana del fiume Adige.
Osservando il panorama dalle immediate colline sopra il comune di Gries (BZ), vocato per l’autoctono Lagrein, si scorge l’immensa forma disegnata come un quadro, del super vulcano di 280 milioni di anni fa esteso per oltre 70 chilometri dalle propaggini di Merano sino a quelle di Trento. Neppure il ghiaccio perenne, che ha ricoperto i suoli per millenni, ha cancellato la fisionomia del cratere. Porfido rosso e graniti durissimi ne sono un lontano ricordo, molto visibile e influente nei vini di questi luoghi.
Da Santa Maddalena, patria dell’uvaggio a maggioranza Schiava, fino a Gries e agli altipiani del Monzoccolo e di Renon, l’attività della Tenuta Rottensteiner non si è mai fermata sin dal 1528, almeno secondo i più antichi documenti di famiglia. Sono 65 gli ettari vitati totali, dei quali 45 in mano a circa 40 conferitori a dimostrazione di quanto piccola sia l’estensione media degli appezzamenti, nonostante i rigidi e arcaici schemi del “Maso Chiuso” ancora in vigore. L’istituto giuridico, voluto da Massimiliano I nel 1502 e potenziato nel XVIII secolo da Maria Teresa d’Austria, ha lo scopo di non polverizzare gli appezzamenti in mano ai legittimi discendenti, seguendo i concetti di: azienda agricola indivisibile, sostentamento per almeno 4 lavoratori, iscrizione nel libro fondiario e proprietà esclusiva da parte di un unico erede, di norma il primogenito.
Con il passare degli anni la legge sul maso chiuso venne riformata, in particolare per quegli aspetti che riguardavano la parità degli eredi di sesso femminile, così come la tutela del coniuge superstite. Il risultato di questa riforma è confluito nella Legge provinciale 28 novembre 2001, n. 17. Il Trentino-Alto Adige è dunque l’unica area geografica in Europa dove è tuttora in vigore il diritto di maggiorasco. Oggi, in Alto Adige, esistono circa 13.300 aziende classificate come masi chiusi.
Il Lagrein e la Schiava sono varietà antichissime, ognuna con la propria storia da raccontare, segnate da un filo rosso succoso e speziato. Il primo necessita di caldo al punto giusto e mostra difficoltà nella piena maturazione dei tannini. La seconda, personalità spalmata tra diversi cloni, utilizza spesso l’unione con il Lagrein direttamente in vigna per il Sancta Magdalener, tipologia cardine del vino dei sobborghi bolzanini. Rottensteiner sceglie per le fermentazioni botti grandi di legno e cemento, contenitori richiesti anche per la fase di evoluzione. Solo per la selezione di Lagrein viene preferito il legno piccolo – barrique – per terminare l’opera e dare maggior compostezza alla trama antocianica. Per i bianchi invece la via dell’acciaio è la soluzione migliore per non stravolgere l’identità degli internazionali a base Pinot Bianco, Sauvignon Blanc e Traminer Aromatico.
Tante le linee commerciali create per conquistare differenti mercati. La valutazione dei prodotti tratti dalla linea Cru e Select insieme a Judith Rottensteiner, moglie di Hannes l’enologo di famiglia, parte dal Pinot Bianco 2024 “Carnol”, uve provenienti da appezzamenti tra i 600 e gli 850 metri. Grasso e leggermente erbaceo, nessuna fermentazione malolattica. Annata piovosa, ma con la giusta calma nel calice emergono note di frutta gialla e miele di millefiori su finale di melone cantalupo e spezia dolce.
Interlocutorio il Sauvignon Blanc 2024, giusto mix tra mineralità e nuance tropicali tra polpa e sale, ma dal finale non disteso e contratto. Ha bisogno di bottiglia. Bene il Gewurtztraminer 2023, annata difficilissima che però qui non ha comportato particolari problemi. Vigna singola sopra Termeno, caratteristico nelle sue sfumature mentolate arricchite da zenzero, cedro, cannella e con il timbro “speckich” ovvero di affumicatura persistente e appetitosa.
Il Lagrein Rosé 2024 è polposo al sapore di ciliegia e fiori rosa, nato per salasso e degno rappresentante di una versione storica dell’areale, il Kretzer, rustico e amabile al contempo nel giusto controllo tannico. La Schiava 2023 “Vigna Kristplonerhof” ha buona morbidezza e delicato impatto su fragola selvatica con un tocco di spezia scura fumosa. Contemporanea. Il Santa Maddalena Classico 2024 “Vigna Premstallerhof” è stato il miglior assaggio di giornata, seducente e lungo nei richiami di more e mirtilli con sbuffi di viola mammola e pepe verde. Chiosa sapido.
Finale con Pinot Nero Riserva 2020 da suoli granitici e tonneau nuovi per la fase di maturazione. Arancia sanguinella e sensazioni vegetali, quasi selvatiche, che terminano in media consistenza verso iodio e chiodi di garofano. Gradevole espressione. Il Lagrein Riserva 2022 Gries, la sottozona d’elezione, è materico con note di mirto e albicocca matura, cui seguono scie scure e balsamiche tra pepe in grani e zenzero. Un esempio di quanto sia difficile (e al tempo stesso gratificante) proseguire nel lavoro secolare di difesa delle varietà autoctone da sempre presenti in queste vallate.
Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.
Aggiornamenti continui sul mondo dell'enogastronomia










