Dopo aver affrontato con completezza altri areali proseguiamo il nostro viaggio in Sardegna spostandoci a Orgosolo, soffermandoci prima su qualcosa che riguarda solo marginalmente il vino, qualcosa che rende famoso questo piccolo borgo in tutto il mondo: i suoi murales. Una tradizione voluta inizialmente da un gruppo di anarchici denominato Dioniso, durante una contestazione agraria alla quale seguiranno tante altre e dai contenuti più disparati.Alcuni esempi di “murales” ad Orgosolo
Abbiamo parlato dei Cannonau di Mamoiada, della unicità di un buon calice di Vernaccia di Oristano e dei vigneti più belli del mondo nel Mandrolisai; possiamo raccontare Orgosolo come un territorio dove i vini mostrano il carattere della sua gente e del territorio. Il Cannonau la fa da padrone, con un frutto denso, asciutto, corredato da aromi floreali in sintonia con la classica macchia mediterranea.
Francesco Manca, direttore dell’azienda, ci racconta la storia di Cantine di Orgosolo, cominciando dall’unione di 19 uomini e circa 22 ettari vitati. Era l’alba del 2006 e nella mente di alcuni produttori si insinuò il pensiero di capire come ottenere un prodotto di qualità seguendo una linea stilistica chiara ed omogenea. In 15 anni si è così passati ad ampliare i terreni su un vasto agro composto di graniti, scisti e materiale calcareo, ad altitudini ed esposizioni variabili.
Qui il vino si fa da sempre, da quando se ne possono trovare le tracce (vinaccioli) nei nuraghi delle popolazioni di 3000 anni orsono. Il sogno per Cantine di Orgosolo non può dirsi realizzato unicamente proseguendo le antiche tradizioni locali. Tre sono i punti cardine fissi nel loro procedere: aiutare i giovani a non andarsene dal suol natio; fare impresa insieme, senza i retaggi individualistici della società pastorale del passato; infine, dare dignità e rappresentanza all’intera Comunità. Speranza parzialmente disattesa per quanto concerne l’avvicendamento tra le nuove leve, ancora troppo restie a perseguire e proseguire l’attività dei propri avi.
Un vero peccato se si pensa agli ottimi prodotti che segnano la via di una grande rivincita enologica. Manca ancora qualche miglio da percorrere, ma gran parte della strada è stata compiuta grazie anche a consulenze di illustri professionisti. L’enologo interno Angelo Corda, giovane e preparato, raccoglie i dettami impartiti da Ercole Iannone, altra figura importante nel panorama vitivinicolo sardo. Un progetto in collaborazione con Sardegna Ricerche e l’Università di Sassari studia invece le tipologie di lieviti autoctoni più adatti a lavorare ad alte concentrazioni alcoliche. Circa 30 mila bottiglie annue suddivise in 6 premiate etichette che andremo adesso a descrivervi.
Cannonau di Sardegna Rosato Fromboliere 2020: per tutti quelli che “il rosato non ha un senso e si ossida facilmente in bottiglia”. Qui parliamo della 2020 dalla spettacolare vena acido-salmastra, proveniente da una varietà difficile da vinificare in bianco. La raccolta delle uve è anticipata rispetto all’usuale, ma la differenza la fa la trama tannica percepibile e per nulla invadente. L’etichetta vuol essere un omaggio ai frombolieri sardi, famosi per il loro coraggio in battaglia. Sul davanti è posta l’immagine di una scultura di Francesco Ciusa, noto artista isolano.
Locoe 2019: blend tra Cannonau (70%) ed altre uve (Pascale, Carignano, Muristellu). Succoso, piacevole, con note di marasca e violetta su finale di pepe verde. Il nome è la dedica ad una vallata che collega Orgosolo con Oliena, tappa futura del nostro racconto.
Cannonau di Sardegna Neale 2019: qui si ingrana la marcia, viaggiando tra le montagne prospicienti l’apparentemente bonario massiccio del Gennargentu. Piccolo saldo di Muristellu per un prodotto ricco di sentori da mirto, elicriso ed agrumi rossi. “Autentico” (neale in sardo) di nome e di fatto, a tratti timido, figlio dell’annata possente da cui proviene.
Cannonau di Sardegna Luna Vona 2020: dai vigneti più giovani adagiati ad altitudini comprese tra i 250 ed i 400 metri. Prodotto certificato interamente Bio. Puro succo di mirto, ribes, pepe nero e torrefazioni varie. L’etichetta nasce durante una edizione di Cortes Apertas, la sagra autunnale che coinvolge varie comunità del nuorese. “Una luna buona” che guida questo autentico capolavoro, tra i miei preferiti di sempre.
Cannonau di Sardegna Urùlu 2019: piante coltivate in altura fino a 700 metri sul livello del mare. Età media dei ceppi oscillante tra i 25 ed i 30 anni di età, in fase di piena maturità. Primeggiano i terreni derivati dal disfacimento granitico, con maggior corpulenza delle trame tanniche nei vini. Rosso già dal carattere, tra ciliegia, rosa canina e guarrigue. Affina in legni di rovere per circa 9 mesi. Urùlu indica il toponimo, adiacente ad una storica località piena di siti archeologici. Etichetta legata alla bottiglia da un filo di seta gialla di Orgosolo, in onore dei costumi tipici delle feste.
Cannonau di Sardegna Soroi 2019: 100% Cannonau da vigne di 100 anni allevate ad alberello a oltre 700 metri di altezza. Rese per ettaro bassissime che non superano i 25 quintali. Nuance di amarene sotto spirito ed erbe mediterranee. Richiede ancora un lungo riposo per degustarlo al meglio della sua espressività.
Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.
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