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Rosati Siciliani vs Rosati di Provenza: tante differenze ed alcune similitudini

L’estate è la stagione in cui i vini rossi vengono consumati con un po’ più di difficoltà. Così se i vini bianchi sono (e saranno sempre) per certi versi universali in qualsiasi periodo dell’anno, aumenta il consumo di rosati nei periodi meteorologicamente più caldi.

Stando ai dati forniti, se questi vengono letti a livello planetario, si può dire che il consumo di vini rosati è in crescita, ma se analizziamo il fenomeno per singola nazione, le cose sono un po’ differenti. Vito Intini, presidente nazionale O. N. A. V. che ha condotto la degustazione “La vie en rose tra Sicilia e Provenza” a Milo, presso l’Azienda Barone di Villagrande, durante la manifestazione Drink Pink in Sicily 2021, ha per l’appunto fornito i dati di produzione e di consumo di vini rosati. La Francia si conferma (soprattutto grazie alla Provenza), il baluardo per antonomasia, con una produzione di vini rosati pari al 26% a livello mondiale, seguita dall’Italia con il 22%. Se per la produzione i dati sono più che soddisfacenti, per consumi i numeri sono molto diversi considerando che i cugini d’Oltralpe consumano più del loro 26% prodotto, al contrario degli italiani che non arrivano neppure a doppia cifra per il consumo di vino rosato. In poche parole siamo dei buoni esportatori.

Al di là della storia e della nomea (che gioca ovviamente a favore della Francia), la masterclass ha dato la possibilità di poter degustare sei vini rosati, tre siciliani e tre francesi, per valutare le differenze, ma allo stesso tempo in certi casi anche delle similitudini. In un percorso di circa duemila chilometri, si è partiti dall’Etna con un Etna Rosato D. O. C., si è passati in provincia di Ragusa, continuando nella provincia di Palermo e successivamente arrivando in Francia, per l’appunto in Provenza.

Etna Rosato D. O. C. 2020 – Barone di Villagrande

La frutta (pesca e fragola) compone principalmente il bouquet di questo vino, per poi dare spazio ad accenni di note muschiate e pepe rosa. Verticale al sorso mostra una buona freschezza. Sinuoso alla beva con una buona persistenza ed eleganza. Ottenuto con uve che provengono dalle vigne di Milo (ad un’altezza di 700 metri s. l. m.), che è il versante dell’Etna più piovoso e che risente di notevoli escursioni termiche.

Rosachiara 2020 – D. O. C. Sicilia – Poggio di Bortolone

Visivamente si presenta con un colore rosa più marcato rispetto al vino precedente. Si percepisce una leggerissima nota di tabacco e di chiodi di garofano. Successivamente affiorano accenni di mandarino. Buono l’equilibrio con una freschezza che non è aggressiva. Buona la progressione. Viene ottenuto mediante salasso. La particolarità di questo rosato è che per certi versi lo si può definire un Cerasuolo di Vittoria rosé, poiché il salasso delle uve che si utilizzano per ottenere un Cerasuolo di Vittoria che produce l’azienda.

Grecu di Livanti 2019 – D. O. C. Sicilia – Feudo Disisa

Serve un po’ di tempo per far affiorare i profumi di uva sultanina, anguria, cipria e prugna acerba. Mostra personalità con una spalla acida che spicca e che chiude con una scia sapida. Discreta struttura e con un finale amarognolo. Il fatto che sia un monovarietale (100% Nero d’Avola) lo rende un rosato con una sua precisa personalità, riportando in maniera più soft le credenziali del vitigno (acidità, con l’amarognolo che si sente alla fine che fa riaffiorare in parte tannini).

Quintessenza Rosé 2019 – Palette A. O. C. –  Château Henri Bonnaud

Il bouquet di questo rosato della Provenza è ricco e brioso, si va dal fruttato (melograno e nota agrumata – pompelmo rosa), erbe aromatiche (origano ed accenni di rosmarino). Il sorso è fluido e piacevole, con una buona struttura e di grande equilibrio, con una freschezza elegante e raffinata, ma non per questo manca di personalità. La progressione è il suo punto di forza. L’assemblaggio di ben quattro vitigni (Mourvèdre, Grenache, Cinsault e Syrah) viene gestito al meglio senza che si possa avere il predominio di un vitigno su di un altro. Il terroir (vicinanza del mare, circa 30 chilometri, i terreni argillosi calcarei) danno vita ad un rosato veramente di grande sobrietà.

Tavel 2019 – Tavel A. O. C. – Château d’Aqueria

Immediatamente si avvertono sentori di frutti rossi (fragola e ciliegia) e note speziate (pepe rosa). Sorso ricco e polposo, con una personalità notevole. Una grande struttura ed un buon equilibrio lo rendono accattivante e lungo. Ben sette i vitigni i vitigni utilizzati (Grenache, Clairette, Cinsault, Mourvèdre, Syrah, Bourboulenc, Picpoul), con un ottimo risultato. Questo è quello che si assomiglia di più ad uno dei vini siciliani assaggiati prima, l’Etna Rosato D. O. C..

L’Irréductible 2019 – Bandol – Domaine de La Begude

Note fruttate in evidenza, con ciliegia e lampone, accenni di cannella e ricordi di terra bagnata. Sorso pieno e fresco. Molto equilibrato e con una struttura importante. Conclude con una scia sapida. Che non sia il classico vino rosé francese, ci sono pochi dubbi, tanto è vero che anche l’azienda lo dichiara apertamente dicendo “che contrariamente alla moda attuale per i rosé effimeri e trasparenti, il suo vestito risplende nel taglio come un tripudio. Un rosato fuori moda, ma non certo fuori dal terroir.” Contrariamente ai rosati francesi precedenti sono solo due i vitigni utilizzati: Mourvèdre 95% e Grenache 5%.

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Come per tutte le cose importanti si inizia per gioco e poi... si fa sul serio. È dal 2006 che mi sono appassionato e sono stato introdotto nel mondo del vino, GRAZIE a MIO PADRE. Poi per capire qualcosa in più ho seguito un corso e..... nel 2013 ho conseguito il diploma di sommelier. A tutti coloro che sono appassionati di vino, dico che bisogna sempre provare e degustare vini diversi, cercando di capire quello che il vino ci trasmette, soffermandoci sulle sensazioni e sulle emozioni che può dare.

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