Il Primitivo è un vino assai singolare all’interno della variegata produzione del nostro Paese. Nasce da uve a maturazione precoce coltivate, per lo più ad alberello, principalmente nelle province di Taranto e Brindisi. Ha alte gradazioni alcoliche (di solito si parte dai 14 gradi), spezie a volontà, prepotente ricchezza fruttata e tannini vellutati.
È l’ideale compagno di tavola per numerosi piatti della tradizione gastronomica centro-meridionale, ovviamente ricette ricche, complesse, spesso ottenute da materie prime importanti e da lunghe preparazioni.
In un certo senso, viste le sue caratteristiche, è adatto anche al consumo all’estero, dove più che da noi è usuale concedersi qualche calice fuori pasto: l’export ha buoni riscontri da Germania e Sudamerica, un po’ meno da mercati importanti come USA e Canada.
Oltretutto, con rare eccezioni, si tratta di un vino offerto a prezzi più che abbordabili.
Insomma, tutti motivi validi per aderire a un’interessante iniziativa del Gambero Rosso, che in una bella serata di fine settembre ha allestito un ricco banco di assaggi di Primitivo di Manduria presso la Città del Gusto di Roma. Il mio intento era quello di valutare e segnalare etichette meno note al grande pubblico, come farò nelle note che seguono.
A margine, ho voluto aggiungere anche un Primitivo di Gioia del Colle che non conoscevo e che grazie al Movimento Turismo del Vino pugliese ho avuto modo di degustare durante il Merano Wine Festival. Un solo esemplare, ma per riaffermare un concetto: a Gioia del Colle (dove il Primitivo è vinificato in purezza quando appare in etichetta, mentre a Manduria è consentito un saldo fino al 15% di altre uve a bacca nera), giaciture più elevate, una differente composizione del terreno e un clima più fresco danno vini piuttosto diversi.
Sotto con gli assaggi, dunque.
Primitivo di Manduria 816 2017– Terracalò. Da vigneti allevati a Sava. Prima della vendemmia l’uva fa un leggero appassimento in pianta, vinificazione e invecchiamento tra acciaio e barriques. Primitivo 100%. Naso variegato, prugna, ribes, mirtilli, sottobosco, leggera tostatura, sorso di bella mineralità e lunghezza. Molto interessante anche il 2014, con olfatto più elegante e bocca più sottile, un gioiellino.
Primitivo di Manduria Nonno 2016 – Cooperativa Bosco. Come un po’ in tutta la regione, qui le cantine cooperative hanno di solito uno standard qualitativo elevato (a partire dai Produttori di Manduria). Questa realtà di Avetrana propone un vino importante, ottenuto da Primitivo di vecchie vigne in purezza, dal naso incisivo di cioccolato, amarene, fichi e chiodo di garofani; sorso potente e complesso, speziato e avvolgente. Solo acciaio. Della stessa azienda divertente il Primitivo di Manduria Gladio 2016, semplice, selvatico ma di buona scorrevolezza.
Primitivo di Manduria Terrarossa 2016 – Savese Pichierri. Primitivo in purezza allevato in cemento vetrificato, è un vero fuoriclasse: olfatto di ciliegia matura e macchia mediterranea, palato di grande leggerezza e bevibilità, minerale e contrastato, non il classico Primitivo, giocato quasi in sottrazione, ma che goduria! Della stessa cantina, il Primitivo di Manduria Ajanoa 2015, affinato nei tipici capasoni di terracotta, ha un naso più classico, bel frutto, tannino di ottima estrazione e residuo zuccherino “d’ordinanza”. Perfetto esempio di Primitivo della tradizione, non dà molto spazio alle sfumature.
Primitivo di Manduria Riserva Giunonico 2014 – Paolo Leo. Singolare, per la regione, figura di viticoltore e négociant: infatti il cuore della produzione è nel Salento brindisino, a San Donaci, poco distante da Manduria. Da viti di 70 anni, affinato per 20 mesi in botti grandi di rovere, è un bel vino profumato di bacche rosse e scure, spezie dolci e tabacco. Il sorso è pulito, succoso, molto equilibrato, un’impostazione moderna che non intacca le caratteristiche tipiche del vitigno ma che (a dispetto del nome…) va a tutto vantaggio dell’agilità di beva, forse anche a causa dell’annata fresca.
Primitivo di Gioia del Colle Senatore 2015 – Coppi. Azienda pioniera, che vanta 140 anni di storia e produce e imbottiglia vino da quarant’anni, quando fu rilevata dall’enologo Antonio Coppi, oggi può contare su ben 200 ettari di vigne. Questo Primitivo, da uve allevate ad alberello a 500 metri s.l.m. in una zona di grandi escursioni termiche, affina per un anno in botti di Slavonia. Ha profumi soffusi ed eleganti di frutti di bosco, spezie orientali, mentuccia, mirto e rosmarino; bocca in splendida forma, dall’espressione fruttata tonica e dinamica, di grande equilibrio tra calore e freschezza e con lieve residuo zuccherino perfettamente integrato. Un Primitivo quasi stilizzato, molto convincente.
Nato nel Luglio del 1969, formazione classica, astemio fino a 14 anni. Giornalista professionista dal 2001. Cronista e poi addetto stampa nei meandri dei palazzi del potere romano, non ha ancora trovato la scritta EXIT. Nel frattempo s’innamora di vini e cibi, ma solo quelli buoni. Scrive qua e là su internet, ha degustato per le guide Vini Buoni d’Italia edita dal Touring Club, Slow Wine edita da Slow Food, I Vini d’Italia dell’Espresso, fa parte dal 2018 della giuria del concorso Grenaches du Monde. Sogna spesso di vivere in Langa (o in Toscana) per essere più vicino agli “oggetti” dei suoi desideri. Ma soprattutto, prima o poi, tornerà in Francia e ci resterà parecchi mesi…
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