Walter Massa sinonimo di Timorasso per eccellenza ha recuperato quest’uva dimenticata negli anni Ottanta e da allora ha portato a nuova fama questo vitigno e il suo territorio.
A solo mezz’ora di macchina dalla periferia sud di Milano in direzione Genova, ci si trova all’uscita autostradale di Tortona, tra la pianura di Marengo e le propaggini collinari dell’Appennino Ligure. Qui troviamo una Doc di tutto rispetto nel panorama vitivinicolo del basso Piemonte. Dal mare ligure e dagli Appennini arrivano venti freschi che influenzano molto la zona. Qui non ci sono grandi nebbiolo da invecchiamento tipici di altre zone di questa regione ma, all’interno della Doc Colli Tortonesi sono presenti diversi vitigni a bacca rossa e bianca, come Barbera, Bonarda, Croatina, Cortese, Favorita e Timorasso. E proprio di quest’ultimo fiore all’occhiello della Doc vogliamo parlare, di questo vitigno autoctono che dopo decenni di oblio, agli inizi degli anni Ottanta è stato riscoperto fino diventare oggi uno dei più rinomati vini bianchi piemontesi.
Questo vitigno ha una ridotta vigoria vegetativa e una maturazione piuttosto precoce, in passato era coltivato anche a una maggiore altitudine e osservando queste incantevoli vallate non si fatica ad immaginare i vigneti di Timorasso che, dalle pendici del monte Giarolo, degradavano nelle colline sottostanti in cui rapidi scorrono i torrenti Curone e Borbera, estendendosi parzialmente anche nel genovese e piacentino. A causa della sua incostante produttività dovuta al facile attacco della botrytis (cinerea e non) e per la maggior diffusione delle uve rosse in questa zona (almeno fino agli anni Settanta) in passato il vitigno è stato man mano espiantato a favore di uve come Croatina o Barbera, di più facile coltivazione che garantissero un prodotto finale senza il rischio costante di perdere il raccolto dell’anno.
Per arrivare a questo bisogna ringraziare il pioniere della riscoperta dell’autoctono Timorasso, il vignaiolo Walter Massa. I suoi vini ricchi di equilibrio parlano di lui, vignaiolo eclettico e originale, che riesce con semplicità a portare in ogni bicchiere la storia di un territorio, di una vita di lavoro e di una grande passione. Lui, sperimentatore ed esploratore appassionato, ci racconta la riscoperta di questo vitigno.
L’azienda vitivinicola Vigneti Massa si trova a pochi chilometri da Volpedo, nel comune di Monleale, le sue vigne sono esposte alla dolce brezza marina proveniente dalla Liguria, da lì poco distante in linea d’aria. La posizione privilegiata garantisce alle uve la giusta ventilazione ed esposizione solare, donando a ogni bottiglia un elegante equilibrio tra sapidità e acidità.
Sono tre i suoi vini prodotti con queste uve: Derthona, il base dell’azienda, Costa del Vento e Sterpi, i cru. Ognuno di questi si esprime al meglio col passare degli anni, proprio per questo Walter dal ’95 ha deciso di fare uscire il “Costa del Vento” 18 mesi dopo la vendemmia, anche se, a oggi, si possono assaggiare splendidi vini degli anni Novanta al culmine della loro aromaticità. Derthona, Sterpi e Costa del Vento hanno caratteristiche ben differenti, ma li accomuna un color giallo paglierino intenso che va verso toni dorati con l’invecchiamento, l’ottima freschezza e la sapidità anche con il trascorrere degli anni e un finale ammandorlato di buona persistenza gusto-olfattiva. I sentori dominanti sia al naso che in bocca sono complessi e mutano con l’aprirsi del vino nel bicchiere. Dai più semplici profumi di frutti gialli maturi, dopo poco sopraggiungono quelli di confettura, di frutta sotto spirito e una gradevole mineralità e, se si ha pazienza di attendere qualche anno, anche dolci ed eleganti note terziarie. Inoltre Walter è tra i grandi promotori e pionieri dello stelvin che, secondo la sua visione, rende i vini più agili e migliori nel tempo rispetto al tappo in sughero che tende a appesantire e rendere più povero il vino nella sua espressività.
Lui stesso nei suoi racconti cita questa bellissima storia di vino:
“Verso la metà degli anni ’80 nonostante il disappunto di amici, parenti e vignaioli della zona, ho deciso che il Cortese, (fino a quel momento il vitigno a bacca bianca più rappresentativo della zona), non rispecchiava ciò che io volevo esprimere in questo territorio, così ho cambiato radicalmente i miei orientamenti produttivi impiantando il Timorasso che proprio per la sua difficoltà nella vinificazione era passato al dimenticatoio. Siccome amo le sfide l’ho colta al balzo e sono dunque iniziati i miei tentativi di riportare in auge questo vitigno che a mio giudizio avrebbe dato con il tempo e gli sforzi ottimi risultati”.
Il primo raccolto di Timorasso vinificato in purezza risale alla vendemmia del 1987, da allora Walter si è impegnato per migliorare di anno in anno la produzione. Non tutti i raccolti hanno avuto il successo sperato: come lui stesso ci racconta, per esempio, le vendemmia del 1989 è stata completamente rovinata dalla grandine, mentre quelle del ’91 e ’94 non lo hanno soddisfatto a causa della poca esperienza che ai tempi aveva nel vinificare e gestire questo vitigno.
Nonostante tutto Walter non demorde e con l’aiuto di professionisti, enologi e studiosi universitari alla ricerca della qualità, identità e autenticità dei prodotti è riuscito a creare un vino bianco di grande personalità, con lo scopo di opporsi proprio a quei prodotti sempre più omologati e ritoccati in cantina. C’è voluto molto impegno e diversi tentativi.
Walter Massa è sinonimo di Timorasso – lo produce dall’87 – un’uva che ha recuperato dal dimenticatoio, abbandonata perché più problematica del cortese e meno appetibile della barbera. Oggi il valore di quest’uva e dei suoi vini è indiscutibile e di certo il merito è suo. Oggi ha vigne in quattro zone del paese.
“Ci consideravano delle mezze seghe, non ci filava nessuno. Ho dato un senso a questo territorio perché il senso ce l’ha. Negli anni ‘80-‘90 ero un matto perché credevo in un’uva che “se non c’è più un motivo ci sarà”, negli anni 2000 ero un coglione perché ho aiutato i miei colleghi del territorio a credere in questo vitigno. Negli anni ‘10 ero un fesso perché ho agevolato Roagna, Vietti, Borgogno, Oddero a comprare sul territorio e ora sono un egoista che pensa solo a sé perché con il consorzio abbiamo messo un limite agli impianti”.
In effetti Massa scommette su questo vitigno mentre negli anni ’70 molte aziende locali volendo aumentare la produzione di bianco puntavano sul Cortese, più generoso e meno esigente. Crede non solo in un territorio ma in una collina e in un vitigno, modificando gli orientamenti produttivi dell’azienda e puntando a creare nuovi vini di grande personalità. Viene alla luce così il primo Timorasso di Massa, tra chiacchiere tra colleghi e la ferma convinzione di voler raggiungere il suo obiettivo. Con il ’95, dopo aver capito che il vitigno si esprime meglio dopo un lungo affinamento, il suo Costa del Vento viene messo in commercio dopo 18 mesi dalla vendemmia. Dagli anni ’90 tanta strada è stata fatta e molti hanno seguito la via tracciata da Massa.
Ora la sua produzione si differenzia in più etichette con caratteristiche distintive, uniche nel rappresentare un vigneto o una parcella, tutte con un preciso carattere anche se vinificate nella stessa maniera. Dal Derthona “base” di cui producono circa 60.000 bottiglie, ai cru Sterpi, Costa del Vento e Montecitorio.
Ma Walter Massa non si è accontentato di produrre Timorasso, tra i suoi vini troviamo anche un’ottima Barbera, diversa da tante altre, anche in questo caso espressione precisa del territorio di Monleale, con un buon tenore alcolico. “La Barbera buona deve essere un po’ alcolica, per una questione di equilibrio con l’acidità.”.
E dalla vigna nascono il Monleale e il suo cru, la Bigolla, Barbera potente e ricca, in grado di esprimere davvero quell’angolo di Piemonte con precisione e dettaglio. Un lavoro che non passa inosservato: negli anni appena successivi altri produttori cominciano a credere nel Timorasso. Walter ha così intrapreso con il loro aiuto un progetto di valorizzazione territoriale, sempre più attento e mirato. “Quando noi vendiamo un vino” ci spiega “vendiamo anche un lembo di terra, una zona precisa con particolari caratteristiche pedoclimatiche che favoriscono la riuscita di quel vitigno in quel dato luogo, e non in un altro. Per questo noi produttori di Timorasso dei Colli Tortonesi abbiamo deciso di inserire in etichetta, oltre al nome di fantasia del vino, anche la menzione Derthona per collocare geograficamente il prodotto. D’altronde, se ci pensiamo quando noi compriamo un grande Borgogna francese raramente diciamo che si è comprato un Pinot nero, così come per il Barolo o il Brunello di Montalcino, difficilmente si pensa ad un qualunque Nebbiolo o Sangiovese, ma ad un vino prodotto proprio nel luogo dove quell’uva raggiunge il massimo delle sue possibilità, allo stesso modo Derthona significa terra, clima e uva in un’unica parola”.
L’obiettivo è puntare a diventare una denominazione come Chablis, Derthona in latino significa Tortona. Infatti dal 2022 con il nuovo disciplinare diventerà realtà la classificazione di Derthona assomiglierà a quella francese per valorizzare la zona come e stato fatto in passato per Barolo e Barbaresco:
-Piccolo Derthona
-Derthona
-Derthona Riserva
Passiamo all’assaggio dei vini:
Derthona Montecitorio 2012 (tappo stelvin)
Acciaio per 12 mesi. Vigna posta in esposizione est, dove è più fresco. Dorato. Naso irresistibile, fitto agrume, con cedro in evidenza, miele, fiori di tiglio, albicocca disidratata, seguono erbe alpine e note di pietra sulfurea. Sorso elegante, pieno e fresco la cui mineralità e da fuoriclasse. Annata ottima per un vino ancora giovane e vivo.
In sintesi: vino meno potente da suolo ricco di marna, rispetto ai suoi fratelli da abbinarsi con scampi gratinati al forno al parmigiano.
Derthona Sterpi 2017 (tappo stelvin)
Acciaio per 12 mesi. Cristallo dorato, avvolgente al naso: ginestra, erbe aromatiche (anice e salvia), bergamotto e scorze di mandarino. In bocca emerge la forza della pietra focaia e dell’idrocarburo. Un vino quasi nordico ma spettacolare per eleganza e precisione.
In sintesi: vino ricco di sale, idrocarburo da abbinarsi con Risotto di capesante e zucchine.
Derthona Costa del Vento 2013 (tappo stelvin)
Acciaio per 12 mesi. Vino nato dall’omonima vigna nel 1995 (il primo nato tra i cru), due ettari vitati in totale. Tinta oro, di grande complessità: cedro candito, uva appassita, miele, spezie orientali, zafferano, caramello e orzo. Nel palato spiccata mineralità, caldo e avvolgente.
In sintesi: vino di corpo da servire a una temperatura da rosso in abbinamento con Terrina di branzino agli agrumi e zenzero.
Sommelier originario della Val Gardena nel cuore delle Dolomiti, a cui gli studi sono stati illuminanti: è da questi che nasce il suo amore per il mondo del vino. Il suo trampolino di lancio è stato il ristorante tristellato St. Hubertus - Rosalpina a San Cassiano in Alta Badia, dove ha ricoperto il ruolo di Sommelier. Nel fratempo la sua voglia di mettersi in gioco lo ha spinto a partecipare anche ad alcune competizioni, classificandosi 1° al Trofeo del Soave 2019; 1° al Master Chianti Classico 2020 premio comunicazione; 1° al Master dell’Albana 2020; 1° italiano a vincere il Master del Pinot Nero nel 2021, la consacrazione con il Titolo di Miglior Sommelier d'Italia nel 2022 seguita dal premio alla carriera come miglior sommelier professionista dell’anno 2022 nella ristorazione italiana - Premio Solidus. Oggi, è relatore presso l’Associazione Italiana Sommelier, Scuola Concorsi AIS Veneto, direttore del GDS e consigliere regionale di AIS Alto-Adige. Docente all’Istituto alberghiero di Merano, giudice per la guida vini Gault & Millau Italia, Concours Internacional Grenache du Monde, Concorso Emergente Sala, Concours Mondial de Bruxelles, tra i candidati personaggio dell'anno di Italia a Tavola 2023 e partecipa alla stesura della Guida Vitae - I migliori vini d’Italia. Idrosommelier - brand ambassador per Cedea luxurywater della Val di Fassa. Svolge attualmente il ruolo di Wine & Beverage Consultant per molte realtà italiane attraverso: costruzione/assistenza delle carte da vino. Tra i quali vanta: tre volte vincitore del premio Carta Vino dell’anno nel 2022 nella categoria Ristorante Hotel, nel 2024 per le categorie Fine dining e Ristorante Hotel alla Milano Wine Week, premio di Wine & Beverage Consultant 2023 per Food & Travel Italia. La sua attività prevede formazione del personale ristorativo, recensione vini, guida di masterclass per cantine, consorzi di tutela nelle principali fiere mondiali: Vinitaly e Prowein.
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