“Olim”. Quante volte avrete usato questo termine, magari in maniera scherzosa, per rivangare un passato che non esiste più. Una accezione normalmente dai connotati negativi e che lascia poco spazio all’immaginazione.
Oggi invece utilizziamo il più fiabesco “c’era una volta” nel parlare della famiglia Pardi, rappresentata dai germani Alberto Mario e Gianluca Rio Pardi, pronipoti di altri fratelli che nel 1919 diedero il via alla cantina omonima.
La quarta generazione non fa per nulla rimpiangere gli avi. Continua nel lavoro incessante del settore tessile, di magnifica impronta sartoriale perugina. Continua altresì nell’amore per la vigna e per il Sagrantino di Montefalco.
I locali adibiti a sede aziendale sono gli stessi di un tempo. Nel 2003 i Pardi ristrutturarono ex novo gli antichi spazi occupati in Via Pascoli appena dietro le mura medievali, vicinissimi al centro abitato.
Undici ettari vitati in quel “cono immaginario” che dalla località Cerrete si dirige in linea d’aria verso Casale, lambendo Pietrauta e Colle Arfuso. In pratica la vera storia della Denominazione. Tutto nacque secoli orsono, quando nel 1549 il mercante Guglielmo da Trevi effettuò per iscritto il primo ordine ufficiale di mosto “Sacrantino”.
All’epoca i vini non potevano godere delle tecnologie moderne, come questa piccola e deliziosa bottaia posta in un’ala riservata della cantina. Le fermentazioni ripartivano in continuazione, bastava una leggera variazione di temperatura esterna, ma era sempre il miglior modo per non avvelenarsi con l’acqua contaminata dei pozzi, piena di ogni sorta di virus e vibrioni batterici.
Fino al 1925 il Sagrantino rimase conosciuto soltanto nella versione “passita”, molto diversa da come la si intende adesso. Il residuo zuccherino era appena accennato, con una lieve abboccatura ed una pienezza antocianica che consentiva l’abbinamento persino ad un piatto “scomodo” come l’agnello con i carciofi della tradizione pasquale. Era anche un gesto di accoglienza per gli ospiti durante le “feste ricordatoie” e tutti i proprietari terrieri avevano la propria versione da esibire come il blasone di un casato nobiliare.
I Fratelli Pardi hanno saputo conservare questa memoria storica, ricreandola in forma liquida nei propri prodotti. Con la consulenza di Giovanni Dubini (proprietario di Palazzone) hanno ripreso l’attività vitivinicola, ormai quasi del tutto abbandonata dall’immediato dopoguerra.
Vini di grande eleganza e territorio, che giocano su un sapiente utilizzo delle soste sulle fecce fini e, per quanto concerne i rossi, delle maturazioni in legni di diversa grandezza e passaggio.
Spoleto DOC Trebbiano Spoletino 2020
Primo dei tre bianchi in assaggio. Vigneti verso Cortignano, Madonna della Stella e Bastardo. Bella mineralità, quasi salmastra al palato. La mano di Dubini è facilmente riconoscibile: si punta alla longevità, con sensazioni di pompelmo giallo quasi acerbo e spezie bianche.
Il Montefalco Grechetto DOC 2020 deve invece superare un accenno di riduzione, causa un recente imbottigliamento ed una annata probabilmente meno facile di altre. Emergono in successione caramella d’orzo, mandorla dolce, erbe officinali.
“Spoletino” 2018 – Spoleto Trebbiano Spoletino DOC
Magnifica questa selezione del mosto fiore, che progredisce con il passo di un gigante verso un ventaglio olfattivo ampio. Spazia dal cedro maturo alla pera bianca, da felce e fiori di zagara fino a sbuffi idrocarburici invitanti. Lunghissima e quasi eterna la scia sapida al sorso.
Montefalco Rosso DOC 2018
Assaggiato (e riassaggiato) conferma la variopinta parte floreale della annata ’18, già ampiamente riscontrata nei campioni analoghi della zona. Meno possenza a vantaggio di elegante fragranza di fondo. Molto agile, declina alla perfezione il succo di arancia sanguinella, ribes rosso e chiodi di garofano. Teso e compatto al gusto.
Montefalco Sagrantino DOCG 2016
Una base che punta al vertice. Classico nell’espressione di mora selvatica, humus di bosco e tostature di caffè. Il tannino diverte, amplificando il carattere potente e nervoso del vino. Pronto alla beva, se avete la pazienza di riassaggiarlo tra qualche anno ne resterete ancor più impressionati.
Montefalco Sagrantino “Sacrantino” DOCG 2016
Pura poesia. Una selezione che anticipa il progetto della creazione di un vero e proprio CRU, scelto tra i migliori filari di Pietrauta e di Casale. Velluto a tinte scure, su mirtillo sotto spirito, geranio, rosmarino, ginepro e scorza di arancia. Bocca pulita, con accenni floreali di violette appassite e giaggiolo. Trama antocianica ben integrata e succosa.
Montefalco Sagrantino Passito DOCG 2014
Dopo vani tentativi finalmente ci siamo! Ho trovato quella famosa intesa tra passito ed agnello con patate e carciofi. Diffidavo e non senza ragione, ma la 2014, più astratta, mi ha aiutato nel raggiungere la quadra perfetta. Molto terziario di cioccolato fuso, sigaro sbriciolato, china e, soprattutto, liquirizia. Amarene marmellatose, noce moscata, pepe nero in grani fanno dimenticare il grado zuccherino che per disciplinare deve essere compreso tra 80 e 180 grammi litro. Una gioia finale per il palato!
Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.
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