Molte discussioni ha scatenato in questi giorni, la nuova pubblicità del Tavernello che vede come protagonista il trio formato dal sommelier Luca Gardini, dal sommelier e gestore del ristorante omonimo romano Alessandro Pipero e da Andrea Gori (sommelier, proprietario e gestore del Ristorante Da Burde a Firenze, e giornalista pubblicista). Si tratta di un video in cui i 3 protagonisti sottopongono ad una specie di esame 3 aspiranti sommelier facendo loro credere di avere davanti 4 vini, di cui 3 costosi ed un Tavernello. In realtà sono tutti e 4 Tavernello.
Da qui ovviamente una serie di pregiudizi espressi prima dell’assaggio dagli aspiranti sommelier riguardo alla qualità del Tavernello e i loro errori nella degustazione alla cieca individuando con sicurezza l’intruso prospettato.
Partiamo con ordine nelle nostre considerazioni. La prima riguarda l’efficacia di questo spot. Se da un lato appartiene al nuovo modo di comunicare l’enogastronomia (facendo ad esempio riferimento a format di programmi televisivi come MasterChef) dall’altro bisogna vedere se ottiene l’esito sperato. Noi ad esempio abbiamo molto faticato a trovare il video dello spot cercando su google, ma forse non siamo siamo particolarmente abili, ed abbiamo più facilmente trovato la pubblicità di aprile 2018:
Per di più non abbiamo capito, ma è un nostro limite se sarà solo uno spot che va sui social o se riguarderà altri canali di comunicazione.
La seconda considerazione riguarda espressioni come: “Tanta gente beve con l’etichetta, questo è un po’ il mood italiano” (di Luca Gardini), oppure “La gente non assaggia veramente il vino, la gente assaggia i pregiudizi. Beve quello che pensa, e invece bisogna bere quello che c’è nel bicchiere” (di Andrea Gori). Qui il nostro giudizio è più complesso. Se da un lato, da assoluti “religiosi” della degustazione alla cieca, quali noi siamo, non possiamo non apprezzare il fatto che sia possibile che alcuni vini di minor costo, Tavernello incluso, possano essere valutati con assaggio bendato di maggior qualità di altri vini più costosi, dall’altro il consumatore, che nella stragrande maggioranza è neofita e quindi non ha preparazione e competenza per contare su questo tipo di esperienza, si trova costretto ad affidarsi all’etichetta. Il che non significa che sia la cosa migliore. Ma sicuramente nemmeno mettere tutti i vini sullo stesso piano a prescindere aiuta.
Certo è che tra i tre protagonisti quello che non può sicuramente essere accusato di incoerenza è Alessandro Pipero, che nel suo ristorante di Albano Laziale “Bomboniera del Gusto” nel 2009 aveva messo provocatoriamente in carta il Tavernello da 1 litro ad 1 euro.
Il Ristorante Da Burde a Firenze (di Andrea Gori) avrà per caso in carta il Tavernello? Temo di no.
Un’ulteriore riflessione viene dall’allontanamento di Andrea Gori da Doctorwine, deciso dal direttore della testata Daniele Cernilli.
“Non capisco cosa ci sia di strano nel non voler continuare a far collaborare a una testata giornalistica chi fa il testimonial per una campagna pubblicitaria. Non riguarda il Tavernello e neanche Gori in senso stretto. Riguarda il fatto che per chi è iscritto all’Ordine dei Giornalisti è fatto preciso divieto di fare pubblicità a livello personale. Non so se Gori sia giornalista, anche solo pubblicista, però io sono giornalista, lo è Stefania Vinciguerra che è capo redattore della nostra testata e lo sono molti dei nostri collaboratori. Penso sia giusto che ciò che vale per noi debba valere per tutti. È un modo di considerare la nostra professione e non vuole criticare nessuno, solo affermare un principio che vale per tutti noi. e per me per primo” – afferma Daniele Cernilli in un commento in rete.
Ed in effetti, ma sicuramente lo avrà sicuramente messo in conto, Andrea Gori potrebbe avere seri problemi anche con l’ordine dei giornalisti.
Infine, per spezzare una lancia a favore del Tavernello, ricordiamo un nostro articolo di gennaio 2018, in cui sottolineavamo l’abilità di comunicazione dell’azienda Caviro in un ciclo di pubblicità tv chiamato “Lezioni di Etichetta”: link.
Abbiamo senz’altro preferito questo genere di spot rispetto all’ultimo nato che, secondo noi, genera ancora più confusione nel consumatore, attaccando di fatto tutte le categorie di esperti di vino, sommelier, aspiranti sommelier. In realtà è un invito elegante a non fidarsi di nessuno ed in particolare degli esperti, invito che però viene da esperti…
Giornalista enogastronomico, una laurea cum laude in Economia e Commercio all'Università La Sapienza di Roma, giudice in diversi concorsi internazionali, docente F.I.S.A.R.. Ha una storia che comprende collaborazioni con Guide di settore. Per citare solo le ultime : Slow Wine (Responsabile per la Sardegna edizioni 2015 e 2016), I Vini de L'Espresso (vice-curatore e coordinatore nazionale edizioni 2017 e 2018), I Ristoranti d'Italia de L'Espresso (edizioni dalla 2010 alla 2018). Collabora con le testate: www.lucianopignataro.it , www.repubblica.it/sapori. Ha scritto alcuni articoli sul quotidiano "Il Mattino" e su www.slowine.it. Ha una passione sfrenata per quel piccolo continente che prende il nome di "Sardegna", per le sue terre e per la sua gente.
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