Era il ’92 stavo in piedi con Repubblica in mano, leggevo l’articolo di Mura in ricordo di Gianni Brera morto in un incidente e piangevo senza accorgermene.
Mi resi conto che è un dono per pochi avere una scrittura che sappia toccare le corde dell’emozione senza essere mielosa e stucchevole.
Il Tour lo esaltava, amava il ciclismo, la Francia, la cucina francese, i vini francesi. In macchina aveva cassette di Anna Identici e Sergio Endrigo.
Nello svolgimento del Tour ambientò il suo primo noir perdendosi libidinosamente nella descrizione della Bouillabaisse, sofisticata zuppa di pesce di Marsiglia, voglio credere in omaggio a Jean Claude Izzo maestro di noir tirrenici.
Gli articoli sulle tappe del tour erano intrisi di sudore e voli ad uccello su un territorio amatissimo. Si perdeva nella descrizione di un piccolo cimitero di paese o altri dettagli marginali sapientemente esaltati con la sua fine scrittura. Sottaceva i nomi dei ristoranti che lo colpivano per preservarli.
Gli articoli sulla rubrica Mangia e Bevi del settimanale Venerdì su ristoranti e vini insieme alla moglie Paola erano appuntamento fisso per gli appassionati. Hanno fatto la fortuna di molti ristoratori. Ci mancheranno eccome.
Come la sua faccia fintamente burbera, dietro nuvole di fumo sigaro toscano e Gauloises caporal sans filtre. Chi fuma queste sigarette ha orizzonti larghi e un cuore grande.
L’articolo in ricordo di Brera si chiudeva con le parole “ti sia lieve la terra”. Indegnamente ti copio maestro.