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Il Trebbiano Spoletino e il Sagrantino di Filippo Antonelli in diverse interpretazioni e annate

Nella cornice del nuovo spazio Antonelli in Largo Cristina di Svezia,  vicino all’Orto Botanico di Roma, peraltro normalmente dedicato alla musica dell’associazione Rèsonnance di Elizabeth Sombart, qualche giorno fa sono risuonate invece le note dei vini di Filippo Antonelli: argentine  quelle dei bianchi,  nella fattispecie del Trebbiano Spoletino, potenti e complesse quelle dei rossi, e cioè del Montefalco Sagrantino.

Alla presenza dello stesso Filippo accompagnato dai suoi enologi (Massimiliano Caburazzi e Paolo Salvi) e di Fabio Turchetti che ha condotto la degustazione, si sono ritrovati intorno ai calici diversi rappresentanti della stampa e operatori del settore per assaggiare i “campioni” di questa singolare accoppiata, per l’appunto Trebbiano Spoletino e Sagrantino.

E  così, con diverse annate di Trebbiano Spoletino nel calice (2018 e 2008) e con tre Sagrantino del 2015 accompagnati da due vecchie annate (1998 e 1985, quest’ultimo in versione passita), abbiamo potuto assaporare le caratteristiche di due vitigni molto importanti del territorio di Montefalco,  uniti dalla longevità e complessità.

Del Trebbiano Spoletino abbiamo raccontato varie volte (LINK) ma certamente le due annate 2018 ( del Trebium  e della Tonda) sono decisamente interessanti per fragranza, equilibrio e mineralità oltre a persistenza e acidità davvero significative.

Del Sagrantino invece, visto che abbiamo degustato in una sala dedicata alla musica, ci hanno colpito le note quasi sinfoniche sia pure orchestrate in modo diverso a seconda dei cru: grande lunghezza, ricchezza e complessità, accompagnate da profondità di beva ed estrema eleganza all’olfazione.

Ed ecco le nostre note di assaggio:

Spoleto DOC Trebium 2018: da cemento vetrificato. In evidenza ricordi di malto, mela matura e sentori di ginestra, miele ed accenni agrumati. Sapido, fresco, avvolgente, e con una grande chiusura minerale. Ricchezza glicerica e struttura completano il ricco quadro organolettico.

IGT Trebbiano Spoletino 2008: note di frutta matura e toni ossidativi. Materia e sapidità. Dolcezza e profondità. Ahimè in fase discendente della sua vita.

Spoleto DOC Trebbiano Spoletino Anteprima Tonda 2018: un vero e proprio capolavoro con sentori agrumati e “pietrosi”, ricordi di mela e pera ed un lunghissimo finale di erbe officinali. Grande materia e lunghezza gustativa.

Montefalco Sagrantino 2015: succosità, sapidità, sensazioni speziate e balsamiche sono in grande evidenza, insieme ad un tannino di grande finezza. Profondità di beva e freschezza completano il profilo di questo piacevolissimo Sagrantino.

Montefalco Sagrantino Chiusa di Pannone 2015: austero, profondo, complesso, di grande struttura e succosità. Il sorso è avvolgente, sapido ed il finale è lunghissimo su ricordi di frutti rossi e spezie. Un grandissimo vino.

Montefalco Sagrantino Molino dell’Attone 2015: toni scuri, nota amaricante, cuoio tabacco, leggermente alcolico e chiusura iodata. Il finale gioca su sensazioni di frutti rossi maturi.

Sagrantino di Montefalco 1998: sapido e succoso con toni speziati e di liquirizia in grande evidenza. Il sorso è di incredibile freschezza ed avvolgenza e chiude con toni fruttati e perfino floreali. Straordinario.

Sagrantino di Montefalco Passito 1985: un concentrato di liquirizia e note balsamiche. Miele, note di castagnaccio. Sapido e lungo.

Ed infine “last but not least”, la mini rassegna di vermouth e amaro che rappresentano l’ultima avventura di Filippo in compagnia di Vittorio Zoppi (cofondatori dell’Azienda Antica Torino) da noi molto apprezzata sia nel progetto che nella realizzazione.

A parte il vermouth rosso Antica Torino di cui abbiamo diffusamente scritto e che ancora non finisce di stupirci per le sue note dolcemente graffianti e accattivanti, ottimo sia da solo che in mixology (vedi uno strepitoso Americano da noi preparato con il nuovo Bitter di Sagna Gran Milano),  abbiamo assaggiato l’Amaro della Sacra e la novità del Vermouth di Torino Dry.

Entrambi si distinguono per carattere e persistenza gustativa:  l’amaro per la ricchezza delle erbe con cui è realizzato e per il completo amalgama di sentori e sapori che lasciano il palato fresco e pulito con dolci ricordi amaricanti;  il vermouth dry per una certa vivacità derivante dalle tante erbe di montagna e dell’orto che,  unita all’eleganza e florealità del vino Cortese Doc,  regala all’olfatto una bella aromaticità,  forse non ancora compiutamente definita ma certamente interessante. Da consigliare comunque senza indugio per la mixology.

In conclusione,  abbiamo avuto l’opportunità di partecipare a una sorta di anteprima dell’anteprima visto che il Sagrantino verrà presentato il 24 febbraio a Montefalco con la nuova annata.

Non dimentichiamo che Filippo Antonelli è anche presidente del Consorzio e quindi tanti complimenti e auguri di buon lavoro.

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