Negli ultimi anni le manifestazioni e gli eventi enogastronomici hanno avuto un’implementazione notevole, dando la possibilità a tutti gli appassionati di incuriosirsi e degustare vini ed assaporare pietanze difficilmente rintracciabili nelle proprie zone di residenza. Ogni evento, inoltre, cerca di dare la propria “impronta”, al fine di essere facilmente riconducibile anche per i meno attenti o i più smemorati a quel qualcosa che lo caratterizza e distingue dagli altri. Il Merano Wine Festival oltre ad avere quel valore aggiunto dato dalla attenta selezione di vini e prodotti gastronomici che possono parteciparvi, ha la propria “firma” che lo rende unico come manifestazione soprattutto a livello enologico. Durante l’ultima giornata (la giornata del lunedì) del Merano Wine Festival, i produttori mettono in degustazione le vecchie annate di alcuni vini prodotti.
La bellezza ed il fascino di poter assaggiare vini con diversi anni “sulle spalle” è un qualcosa di indescrivibile, oltre ad essere di grande utilità al fine di poter capire meglio le possibilità di evoluzione di un vino. Con un po’ di fortuna, è possibile assaggiare alcuni vini con qualche decennio (ed anche di più) di affinamento in bottiglia. Fra le altre cose è possibile, in alcuni casi, trovarsi di fronte ad una vera e propria verticale (alcuni produttori mettono in assaggio più annate di uno stesso vino) . Ovvio che la maggioranza dei vini di vecchie annate si trovano tra i produttori di Piemonte (Barolo e Barbaresco), Toscana (Brunello di Montalcino, Nobile di Montepulciano, Chianti), ma le sorprese non mancano e le più belle sono proprio quelle che non ti aspetti. Fatta quest’ampia introduzione, non rimane che descrivere (in rigoroso ordine di anzianità) i vini degustati.
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Torgiano Rosso Riserva D. O. C. G. – Vigna Monticchio 1997 – Lungarotti
Ventun’anni portati in maniera ineccepibile, olfattivamente complesso ed un po’ chiuso, ma basta roteare il calice per far emergere i sentori di frutta (ciliegia) ed i profumi terziari. Il meglio di sé lo dà regalando al palato carezze con tannini vellutati ed una freschezza ancora molto presente a distanza di oltre vent’anni.
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Rosso Contea di Sclafani D. O. C. – Rosso del Conte 1998 – Tasca d’Almerita
Si va un anno più avanti, ma si può dire tranquillamente “vent’anni e non sentirli”. Uno dei vini emblema della Sicilia. Un bouquet ricco e complesso con profumi che spaziano dalla frutta a polpa rossa (mora, prugna) a quella secca (noci) per ritornare a note di confettura. Suadente al palato, con tannini levigati ed in armonia con le altre componenti. Veramente notevole.
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Verdicchio dei Castelli di Jesi D. O. C. Classico Riserva – Plenio 1999 – Umani Ronchi
Continua l’avvicinarsi al XXI° secolo, dopo due rossi ecco un bianco che con il passare del tempo riesce a dare qualcosa in più rispetto agli inizi. Il bouquet di questo Verdicchio è composto da note di mandorla, erba secca e macchia mediterranea. Verticale e diretto, con una freschezza che ancora è quasi viva. Grande vino. Ulteriore conferma che i vini di Umani Rochi vanno aspettati.
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Barbaresco D. O. C. G. – Montubert 2004 – Icardi
L’eterno dilemma quando si parla di vini rossi piemontesi è: Barolo o Barbaresco? Premesso che la scelta è sempre soggettiva, in questo caso è il Barbaresco il prescelto. Le note fumé e di cenere accompagnate da sentori fruttati ed erbe balsamiche compongono il corredo olfattivo di questo vino. Caldo, sapido, avvolgente. Equilibrato ed armonico. Chiude con note di torrefazione. Un fuoriclasse.
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Taurasi D. O. C. G. – Opera Mia 2007 – Tenuta Cavalier Pepe
Avrà ancora tanto da dire questo Taurasi, ma degustarlo dopo “soli” undici anni e capire che ci si trova di fronte ad un vino con la V maiuscola, non dispiace affatto. Bouquet ricchissimo, cuoio, liquirizia, nota di torrefazione, fiori appassiti, cioccolato, lo rendono più che accattivante. L’avvolgenza del sorso è bilanciata da freschezza e tannini di grande qualità. Oltre ad essere Opera di Milena Pepe, per chi lo degusta è un’opera omnia.
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Brunello di Montalcino D. O. C. G. – Il Marroneto 2009 – Il Marroneto
Il più giovane dei vini degustati ha nove anni e per un Brunello di Montalcino, sono solo l’inizio, ma l’assaggio non delude. Le erbe officinali si percepiscono in prima battuta, per poi sentire gli aromi di ciliegia sotto spirito e lievi accenni di zenzero. Il meglio di sé lo dà in fase di assaggio, con tannini ed acidità che camminano di pari passo e che aprono ad un finale salino che lo contraddistingue.
Come per tutte le cose importanti si inizia per gioco e poi... si fa sul serio. È dal 2006 che mi sono appassionato e sono stato introdotto nel mondo del vino, GRAZIE a MIO PADRE. Poi per capire qualcosa in più ho seguito un corso e..... nel 2013 ho conseguito il diploma di sommelier. A tutti coloro che sono appassionati di vino, dico che bisogna sempre provare e degustare vini diversi, cercando di capire quello che il vino ci trasmette, soffermandoci sulle sensazioni e sulle emozioni che può dare.
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