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I vini delle sabbie – VINODABERE – Esperienze nel mondo del vino, della gastronomia e della ristorazione
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I vini delle sabbie

Il terroir è di enorme importanza per un vitigno, per la qualità delle uve, per le caratterische che possono avere e che possono risentire, a seconda se il vitigno sia più o meno sensibile al terroir, il che equivale a dire che possa fornire uve con differenze notevoli rispetto ai suoi territori d’origine, oppure che le differenze siano marginali, conservando il suo corredo di aromi e profumi, garantendo la freschezza (nel caso di vitigno con una buona acidità). C’è da premettere che il terroir è l’insieme di più fattori come il terreno, il clima, l’esposizione della vigna, l’altitudine, l’interazione tra il viticoltore ed il suolo ed altre cose ancora che caratterizzano e diversificano i vini anche se ottenuti da uve raccolte in vigne a poca distanza. Di importanza fondamentale è il terreno poichè a seconda della natura (vulcanica, argillosa, etc.) si otterranno vini più o meno eleganti, grassi, con una spiccata acidità etc. Uno dei terreni di particolare interesse per le proprie peculiarità è quello sabbioso. Un terreno si definisce sabbioso, quando almeno il 60% è composto da sabbia. Cosa da mettere ben in chiaro è che la sabbia può formarsi attraverso tre principali meccanismi:

  • per erosione di rocce preesistenti, di qualunque natura;
  • per precipitazione chimica da acque sovrasature in ioni;
  • per accumulo di scheletri e gusci di organismi, come ad esempio le conchiglie;

Da quanto riportato si evince che sono varie le tipologie di terreni sabbiosi, si va da quelli proprio composti da sabbia marina a quelli composti da sabbia vulcanica (come sull’Etna, tramite le eruzioni che depositano sulle vigne i lapilli sabbiosi della lava), a quelli di origine sabbiosa, dovuti alla compressione ed allo sbriciolamento delle rocce (anche montuose). I terreni sabbiosi si limitano e fanno da bilancia rispetto ad altri tipi di suoli, consentendo che le uve ed a loro volta i vini ottenuti siano sempre di estrema bevibilità, eleganti e per nulla stancanti. Al contrario di certi terreni che forniscono molto ai tralci di vite, la sabbia va valutata (ed allo stesso tempo apprezzata) per quello che non dà, facendo sì che tramite il tipo di coltivazione, si possano ottenere prodotti equilibrati. Tutto questo deriva principalmente dal fatto che la sabbia (avendo una granulometria media) non trattiene l’acqua e quindi nel caso della vite, l’apparato radicale è costretto a scendere in profondità per poter attingere al nutrimento. A sua volta questa forma di sofferenza, fornisce alle uve sostanze del terreno che portano un qualcosa in più nei vini. A tal proposito, molto interessante è stata la degustazione organizzata da Agata Arancio, su vini prodotti da vigneti che si trovano in terreni sabbiosi e/o di origine sabbiosa. Sei i vini degustati, quattro siciliani (di zone diverse) e due di altre regioni italiane (Valle d’Aosta e Toscana). Tre i vini bianchi (Petite Arvine, Carricante, Grillo) e tre i rossi (Frappato, Cabernet Sauvignon, Sangiovese). Ciò ha dato la possibilità di capire come ogni vitigno abbia un suo “comportamento”, anche se su terreni a matrice sabbiosa differente.

Il primo vino ad essere stato degustato è il Fleur 2018 di Le Cretes, Petite Arvine Valle d’Aosta D. O. P.. Giallo paglierino, con sfumature tendenti al verdolino. Al naso accenni di zenzero, sentori molto delicati di lime e pompelmo. Fresco all’assaggio e con una beva agile e scattante. Buona struttura. Progressione buona che garantisce una bella persistenza. In questo caso si ha un vino elegante e lineare, che non risulta stancante.

Dalla Valle d’Aosta, si passa alla Sicilia, sempre in zona di montagna, versante nord – est, un Etna Bianco D. O. C., 100% Carricante per ottenere Gamma 2018, prodotto da Federico Curtaz. Sentori di tiglio, accenni di ciclamino, pompelmo e pepe rosa compongono il corredo aromatico. Freschezza e sapidità donano carattere. Sorso verticale, teso ed asciutto. L’evoluzione gli dona persistenza. Anche per questo vino si riscontrano finezza, verticalità ed una beva agile.

Rimanendo in Sicilia si passa ad un vino ottenuto con uve raccolte quasi sulla spiaggia, infatti il nome Vignammare, non è una casualità visto che la vigna si trova a ridosso del mare (m. 30 di distanza!). L’azienda è Barraco situata a Marsala (TP). Vignammare 2019 I. G. P. Terre Siciliane è un Grillo in purezza, derivante da macerazione sulle bucce ed assume connotati ben precisi, dovuti anche alla vicinanza del mare. Note fumè, sentori marini, accenni di frutta a polpa bianca e finale con ricordi di nespola. Carattere ed equilibrio. La notevole persistenza e la succosità di beva lo rendono veramente particolare. Se nei primi due bianchi, si era trovata eleganza e delicatezza, in questo caso il vitigno riesce a dire la sua.

Il primo vino rosso è di Paolo Calì, Mandragola 2017, Frappato Vittoria D. O. C., altro vino ottenuto da uve provenienti da vigneti situati sulle dune di sabbia. La coltivazione delle vigne è al limite dell’impossibile, con temperature del terreno che in estate possono arrivare a 80°. Note fruttate, accenni di pepe, ricordi di terra bagnata. Sapido, con una freschezza piacevole. Elegante e poliedrico. Persistenza buona. Riassaggiandolo dopo qualche minuto regala una buona progressione. In questo caso il vitigno risente delle condizioni estreme (il 2017 è stata un’annata molto calda), ma fornisce l’eleganza.

Si rimane nella parte ovest della Sicilia per il secondo rosso, a Menfi. Cantine Barbera, produce La Vota 2014, Cabernet Sauvignon Menfi D. O. C.. I terreni sono sabbiosi – limosi, si trovano nelle vicinanze del fiume Belìce, che quando straripa porta nei terreni, oltre all’acqua una serie di sostanze che arricchiscono e concimano il terreno, come avviene in Egitto con il Nilo. Il vino ha all’inizio un sentore di peperone molto delicato e con sei anni sulle spalle, comincia a regalare note evolutive, di tabacco e cuoio. Successivamente vengono fuori note di carrubba e di cassis. Fresco all’assaggio, con tannini che vengono richiamati dall’acidità. Saggio utilizzo dei legni. Buona persistenza. Anche in questo caso il terreno sabbioso fa sì che il carattere del vitigno venga ingentilito, fornendo alla fine aromi delicati e con una beva non stancante.

Si conclude con un vino ed un vitigno toscano. L’Azienda Agricola Colle Santa Mustiola, produce Poggio ai Chiari 2010 I. G. T. Sangiovese Toscano. I terreni sono di origine alluvionale (per precipitazione chimica da acque sovrasature in ioni). Il carattere del Sangiovese si sente tutto con chiari sentori di ciliegia, carrubbo, gomma arabica, ed accenni di tufo di caffè. A distanza di dieci anni conserva una freschezza notevole che gli dona una beva agile e scattante.  Di spessore e con una buona struttura. Ottima persistenza.

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Come per tutte le cose importanti si inizia per gioco e poi... si fa sul serio. È dal 2006 che mi sono appassionato e sono stato introdotto nel mondo del vino, GRAZIE a MIO PADRE. Poi per capire qualcosa in più ho seguito un corso e..... nel 2013 ho conseguito il diploma di sommelier. A tutti coloro che sono appassionati di vino, dico che bisogna sempre provare e degustare vini diversi, cercando di capire quello che il vino ci trasmette, soffermandoci sulle sensazioni e sulle emozioni che può dare.

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