Il Sauvignon Blanc è indubbiamente uno dei vini e vitigni più diffusi al mondo e se ne trovano infinite interpretazioni. Comunque lo si declini, resta un prodotto di grande appeal, capace di far breccia facilmente nel cuore di appassionati e semplici consumatori, grazie ad un patrimonio innato di odori e sapori che lo rendono intrigante ed immediatamente riconoscibile. Con il consueto approccio “laico” di Vinodabere – degustazione rigorosamente alla cieca e mente libera da ogni pregiudizio o preferenza – abbiamo assaggiato una quarantina di campioni provenienti dall’Alto Adige, principalmente riferiti alle vendemmie 2019 e 2020. Di seguito un commento generale sul vitigno e la lista di quelli che ci sono piaciuti di più.
Come ben noto, il “nostro” ha origini transalpine. Alcune fonti lo indicano originario dell’area di Bordeaux, dove viene largamente utilizzato – in genere insieme al Semillon – per la produzione di vini bianchi secchi e per aggiungere freschezza ai celebri vini di Sauternes e Barsac. La sua patria d’eccellenza è però senz’altro la Valle della Loira. È qui che l’unione di suolo, clima e sapienza vitinicola riesce a tirar fuori le espressioni più coinvolgenti e di spessore.
Dalla Francia si è diffuso praticamente in tutto il mondo, dal Cile all’Australia, passando per Sudafrica e Stati Uniti. Chi, fuori dalla Francia, ne ha fatto un marchio distintivo, è senza dubbio la Nuova Zelanda, con i suoi profumatissimi Marlborough.
In Italia, Friuli (Collio Goriziano), Veneto e Trentino-Alto Adige sono in prima linea per la qualità dei vini prodotti con questa varietà.
Intensità e qualità aromatica sono frecce che i vini a base Sauvignon Blanc sfoderano con regolarità, e che ne hanno determinato un pressoché universale successo commerciale. Volendo dare al lettore un riferimento immediato, possiamo dire che dal punto di vista olfattivo il Sauvignon Blanc oscilla tra due estremi: note verdi-vegetali da un lato e aromi fruttati maturi, che ricordano gli agrumi e la frutta tropicale, dall’altro. Gli “arcieri” di questa esuberanza aromatica sono due composti chimici: le cosiddette pirazine, molecole responsabili dei tipici odori erbacei, di peperone, di foglia di pomodoro, di finocchio, di asparago, di erbe aromatiche, e i tioli, che originano invece sensazioni di pompelmo, mandarino, lime, passion-fruit, uva spina, ginestra. In certi terroir e in certe vendemmie, può poi esprimere una personalità austera e ricca di rimandi minerali (pietra focaia in primis), con un bonus di acidità e freschezza che lo rende davvero completo.
Il fatto che il vino da Sauvignon Blanc viri più da una parte che dall’altra dipende molto dalla maturità delle uve al momento della vendemmia. Con il procedere della maturazione, le pirazine tendono a degradarsi, mentre si formano i precursori dei tioli.
Quindi, semplificando, le note verdi-vegetali “piraziniche” tendono ad emergere in luoghi caldi, dove serve una vendemmia precoce che vada a salvaguardare l’acidità delle uve e non faccia salire troppo il grado zuccherino (e quindi, alcolico). In territori freddi e con determinate condizioni che consentano una lunga fase di maturazione post invaiatura, spesso sono invece le note “tioliche” ad emergere.
Oltre al terroir e alle scelte vendemmiali, accade poi che alcune pratiche enologiche tendano ad esaltare maggiormente alcune note a discapito di altre, visto che un’uva tanto “generosa” dal punto di vista aromatico permette di “giocare” molto su profili seducenti e accattivanti agli occhi del consumatore. Appare evidente, ad esempio, che nell’interpretazione del Sauvignon “all’italiana” degli ultimi anni, molti degli enologi in primis, e poi anche la critica di settore, abbiano teso a privilegiare alcune “esuberanze” aromatiche, che nelle terre di elezione sono molto più sottotraccia. Vini profumati, eleganti, indubbiamente piacevoli, a patto di non cadere nell’equivoco di considerare un’estremizzazione di questi aspetti necessariamente come un fattore di tipicità e di qualità.
In ogni caso, è indubbio che si tratti di un vino dall’innegabile personalità, la cui carica aromatica talvolta travolgente, quando bilanciata dalla giusta sapidità e freschezza, lo rende perfetto compagno di un’infinità di piatti.
Qui di seguito la lista dei 15 vini che ci hanno convinto di più (in ordine decrescente di media voto).
Annata 2020
- Alto Adige-Sudtirol Sauvignon Blanc DOC Abbazia di Novacella
- Alto Adige-Sudtirol Sauvignon Blanc DOC “Praesulis” Gumphof
- Alto Adige-Sudtirol Sauvignon Blanc DOC “Gennen” Nals Magreid
- Alto Adige-Sudtirol Sauvignon Blanc DOC Cantina Produttori San Paolo
- Alto Adige-Sudtirol Sauvignon Blanc DOC “Exclusiv” Plonerhof
Annata 2019
- Alto Adige-Sudtirol Sauvignon Blanc DOC “Exclusiv” Plonerhof (nostro miglior assaggio in assoluto)
- Alto Adige-Sudtirol Sauvignon Blanc DOC “Vom Kalk” Rohregger
- Alto Adige-Sudtirol Sauvignon Blanc DOC “Andrius” Cantina Andriano
- Alto Adige-Sudtirol Sauvignon Blanc DOC Ebner
- Alto Adige-Sudtirol Sauvignon Blanc DOC “Quartz” Cantina Terlano
- Alto Adige-Sudtirol Sauvignon Blanc DOC Franz Haas
- Vigneti delle Dolomiti Sauvignon Blanc IGT “Raif” Castefeder
- Alto Adige-Sudtirol Sauvignon Blanc DOC “Prepi” Cantina Tramin
- Alto Adige-Sudtirol Sauvignon Blanc DOC Prackfol
- Alto Adige-Sudtirol Sauvignon Blanc DOC “Quintessenz” Cantina di Caldaro
Abruzzese, ingegnere per mestiere, critico enogastronomico per passione, ha iniziato a scrivere nel 1998 per L’Ente Editoriale dell’Arma dei Carabinieri, con cui ancora collabora. Vino, distillati e turismo enogastronomico sono la sua specializzazione. Nel tempo libero (poco) prova a fare il piccolo editore, amministrando una società di portali di news e comunicazione molto seguiti in Abruzzo e a Roma. Ha collaborato per molti anni con guide nazionali del vino, seguendo soprattutto la regione Abruzzo (ma va?), e con testate enogastronomiche cartacee ed online. Organizza eventi e corsi sul vino...più spesso in Abruzzo (si vabbè...lo abbiamo capito!).
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