Currenti calamo ovvero scritto di getto con impeto, resta sempre il mio motto da giornalista. Ci sono alcuni momenti in cui lo spazio per le riflessioni va a farsi benedire ed uno di questi fulmini a ciel sereno l’ho vissuto il 28 ottobre, in un evento esclusivo organizzato a Napoli da Blend 75 con la partecipazione di monsieur Cristian Roger export manager di prestigiose realtà vitivinicole mondiali, profondo conoscitore della Francia e dei suoi prodotti di altissimo pregio. Tra questi Château d’Yquem rappresenta un mito per tutti gli appassionati di settore, precursore come pochi altri (dal 1593) di una categoria spesso inflazionata: quella definita vini da dessert che ingloba tipologie estremamente differenti al suo interno, ottenendo come unico risultato…tanta confusione.
A sinistra Luigi Salvatore Scala di Blend 75
E qui una digressione va fatta: che momento sta vivendo la suddetta tipologia nel rapporto con i gusti del consumatore finale? La risposta è semplice: dipende! Andrebbe anzitutto distinto ciò che è dolce da ciò che non è “solamente” dolce. I muffati, chiamati così per l’intervento della muffa grigia Botrytis Cinerea durante il percorso di appassimento degli acini, appartengono al secondo sottoinsieme. Per loro dovrebbe esistere un campionato a parte, avendo le caratteristiche per essere grandissimi prodotti da abbinamento a tutto pasto. Il problema restano i costi di realizzazione, dato che le rese di uva in vino rasentano appena un decimo di quanto normalmente accade per le versioni secco. Aggiungiamoci la preferenza sempre più crescente degli avventori verso pasti frugali, spinti ormai all’inverosimile su pietanze poco impegnative e di rapida esecuzione. Non si spiega da quando sia iniziato un simile declino culturale del voler disimparare senza conoscere con occhi curiosi o di negarsi anche solo un attimo da dedicare a sé stessi. Fatto sta che la società liquida teorizzata da Zygmunt Bauman è ormai divenuta triste realtà.
In tale contesto delicato, anche un bene di lusso come il Sauternes di Château d’Yquem, presente alle migliori aste internazionali con listini poco accessibili alla platea dei comuni mortali, cerca a modo suo di tendere una mano alle esigenze di chi voglia avvicinarsi con sincerità ad un mondo bellissimo. L’idea di base nacque nel 2005, quando si scelse di non rivendere sfuso il contenuto delle barriques non selezionate per divenire millesimi. Inizialmente si proposero assemblaggi tra diverse annate, una sorta di réserve già vista con gli Champagne. I campioni finali venivano venduti o regalati in cassette da 6 bottiglie ai lavoratori del gruppo, ad un quinto del normale prezzo di una vintage. Si pensi che solo per vendemmiare i 100 ettari di vigne, tra Semillon e Sauvignon Blanc, vengono utilizzate per un paio di mesi oltre 200 persone che eseguono la raccolta a mano acino per acino. Con la pandemia si offrì l’opportunità al pubblico di acquistare alcuni lotti direttamente in azienda ed oggi siamo qui, a raccontarvi un evento probabilmente unico ed irripetibile. Ben 6 campioni etichettati in sequenza dal numero 1. Ve li raccontiamo definendo per necessità un punteggio tecnico secondo i canoni di Vinodabere: eleganza, espressività, piacevolezza del sorso e lunghezza finale. A voi lettori restano le valutazioni nel merito.
Sauternes “1” – imbottigliato nel 2014, composto da 4 lotti scelti tra i millesimi dal 2010 al 2013 – la vena alcolica si fa sentire, così come lo scorrere degli anni. All’interno è stata inserita una parte della tremenda 2012 che non fu prodotta come millesimo dall’azienda. L’evoluzione spinge verso note di mandorla amara e torba, con richiami di sottobosco (fungo secco – tartufo). Finale marcatamente mieloso, probabilmente il più “dolce” dei Sauternes proposti. 88/100
Sauternes “2” – imbottigliato nel 2016, composto da 5 lotti scelti tra i millesimi dal 2010 al 2014 – viziato da un leggero problema di bottiglia a parere di molti, non supera comunque l’esame della struttura. Vino esile il cui ricordo svanisce in maniera repentina. Poca acidità, più interessante la tipica verve da arancia amara in sottofondo. 86/100
Sauternes “3” – imbottigliato nel 2017, composto da 4 lotti scelti tra i millesimi dal 2011 al 2016 – finalmente si comincia a fare sul serio. Straordinario potere liquido di pesca melba ed albicocche disidratate. Arriva lo zafferano, portando con sé una scia di zenzero rinfrescante al sorso. Tattile ed efficace. 94/100
Sauternes “4” – imbottigliato nel 2017, composto da 3 lotti scelti tra i millesimi dal 2011 al 2016 – parte decisamente troppo mellifluo, lo rivaluti solo con il giusto riposo nel bicchiere. Frutta tropicale, erbe mediterranee e mineralità accennata. Duttile negli abbinamenti gastronomici. 91/100
Sauternes “5” – imbottigliato nel 2019 e composto da 3 lotti scelti tra i millesimi dal 2014 al 2016 – il miglior assaggio, valutato anche in chiave prospettica per il futuro. Può solo migliorare raffinando le doti di freschezza ed eleganza, con balsamicità quasi canforate, arancia amara e salinità. Buona l’avvolgenza complessiva. 95/100
Sauternes “6” – imbottigliato nel 2020 e composto da 4 lotti scelti dal 2014 al 2019 – paga l’irruenza della gioventù, ma è un buon prodotto. Ancora austero in alcune espressioni, fa emergere nuance di frutta essiccata e gariga costiera. Diceva Ezio Greggio in un noto spettacolo: “Ce la farà? Certo che ce la farà!”. 90/100
Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.
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