Una famiglia, i De Marchi, con origini nel biellese che avevano a che fare con il vino soltanto per alcuni terreni coltivati dal nonno.
Tutto ebbe inizio con il padre di Paolo, l’attuale proprietario, un avvocato che insieme al fratello avevano, in quel tempo, la rappresentanza dei famosi orologi svizzeri Omega . Un bel giorno alcuni imprenditori del biellese, da creditori, gli proposero di occuparsi del fallimento di un azienda agricola toscana e proprio in quella situazione gli si prospettò una grande opportunità.
Gli offrirono l’azienda, in un borgo a Barberino Val D’Elsa, nella zona più occidentale del Chianti Classico, ad un prezzo veramente basso tanto da spingerlo a chiedere a suo fratello di liquidarlo dalla loro florida attività di distribuzione di orologi e con la sua parte acquisì tale proprietà lanciandosi in un’avventura a lui sconosciuta.
Erano gli anni 50, l’azienda era gestita tutta in mezzadria , vi abitavano circa 120 persone e il bosco aveva fagocitato, pian piano, i terreni dove un tempo si coltivavano cereali e legumi insieme a oliveti e vigneti.
Non appena laureato in agraria con una tesi sui cambiamenti della viticoltura americana che lo aveva portato a conoscere la California rurale di quei tempi, dalla quale avrebbe tratto spunto per il futuro, Paolo De Marchi comprese da subito che il suo progetto consisteva nel ricreare quella zonazione che aveva sempre constatato consultando le vecchie carte catastali e che oggi era stata quasi del tutto cancellata.
Inizia pian piano a ricreare quelle biodiversità ormai scomparse. Il cammino non fu facile sia dal punto di vista finanziario, tanto da soprannominare in famiglia l’azienda : “il pozzo senza fondo“, anche perché strappare al bosco i terreni che aveva nel tempo assorbito non risultò così facile né poco faticoso.
Finalmente il sogno si realizzò , gli sforzi portarono il loro frutti, l’aspetto economico pian piano si aggiustò, le diverse colture ritrovarono il posto che occupavano nel passato e i vigneti iniziarono a fare nuovamente bella mostra all’interno della tenuta, occupando più di 50 ettari e permettendo a questa magnifica proprietà di ritrovare i fasti di un tempo.
Così aggirandoci per le colline che la compongono possiamo vedere un susseguirsi di colori a rappresentanza delle diverse colture che da sempre hanno trovato posto in questi luoghi, rompendo quella nota monocromatica che spesso è il filo conduttore delle aziende agricole moderne.
Passiamo dalla storia dell’azienda ai nostri giorni attraverso l’assaggio dei vini che vi si producono, tenendo in mente le parole di Paolo che precisa che il filo conduttore è e sarà : “cambiare, ma sempre con un occhio al passato“.
Ci racconta che all’iniziò si parti con appena 6 barrique (4 di rovere e 2 di castagno), e la voglia di dar vita ad un vino importante, un “supertuscan“.
Nasce così il Cepparello, un grande rosso toscano fatto esclusivamente con uve Sangiovese attentamente selezionate che affina 18 mesi in barrique di rovere.
Abbiamo potuto assaggiare tre annate di questo straordinario vino e queste sono le nostre sensazioni:
Cepparello 2013 (100% Sangiovese)
Note di frutta rossa matura si fondono con profumi balsamici, un tannino ancora irruente ci mostra la gioventù di questo vino, dove la complessità prende il sopravvento sulla potenza.
Cepparello 2010 (100% Sangiovese)
Ricordi di frutta matura si accompagnano a note di spezie dolci, cioccolato e caffé. Un tannino più maturo mette in evidenza una buona concentrazione. Il lungo finale gioca su sensazioni agrumate e succose.
Cepparello 2006 (100% Sangiovese)
Un piccolo capolavoro, che mette in evidenza note floreali (in particolare viola e ciclamino), e profumi di sottobosco e balsamici, Una grande eleganza, frutto della coniugazione di freschezza e potenza, completa il già ricco quadro organolettico.
Chardonnay 2014 (100% Chardonnay)
Piantare Chardonnay su terreni destinati ai vini rossi è una bella sfida. Ma Paolo è riuscito a produrre un grande vino, dove l’affinamento in legno è eseguito con maestria, ed il risultato è un vino teso e di grande eleganza, con un finale fumé che risulta molto convincente.
Cabernet Sauvignon 2013 (100% Cabernet Sauvignon)
Ancora su note verdi che sottolineano la gioventù di questo Cabernet, che mostra un tannino di qualità ed una bella scia sapido iodata.
Syrah 2009 (100% Syrah)
Un vino molto interessante dove note di frutti rossi si uniscono a ricordi di spezie dolci. Un tannino elegante anticipa un piacevole finale speziato e fumé.
Chianti Classico Gran Selezione 2006 (80% Sangiovese- 8% Syrah- 12% Cabernet Franc)
Appena 1800 bottiglie per questo Chianti Classico. Ci giungono subito note floreali, balsamiche mentre l’assaggio ci mostra tutto lo spessore di questo vino tutto incentrato su freschezza e bevibilità. Chiude con un gran finale di pepe verde.
Vin Santo del Chianti Classico 2006
Un vino che passa 8 anni in caratello, prima di poter essere messo in commercio. Profumi di miele, frutta secca, frutta candita (scorza di arancio), caramello e rabarbaro si accompagnano a freschezza e note dolci. Il sorso è agile grazie ad acidità e sapidità che contribuiscono significativamente all’equilibrio del vino.
Ha fondato Vinodabere nel 2014. Laureato in Economia e Commercio specializzazione mercati finanziari, si è dedicato negli ultimi dieci anni anima e corpo al mondo del vino. Vanta diverse esperienze nell'ambito enologico quali la collaborazione con la guida "I vini d'Italia" de l'Espresso (edizioni 2017 e 2018), e la collaborazione con la guida Slow Wine (edizioni 2015 e 2016). Assaggiatore internazionale di caffè ha partecipato a diversi corsi di analisi sensoriale del miele. Aver collaborato nella pasticceria di famiglia per un lunghissimo periodo gli garantisce una notevole professionalità in questo ambito.
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