La critica anglosassone, specificatamente quella USA, da anni detta legge e stabilisce le gerarchie delle principali tipologie del vino italiano di pregio. Ci riferiamo in particolare alle valutazioni sul Brunello di Montalcino, che ormai da molti anni arrivano in anticipo sulla presentazione ufficiale (solo quest’anno si è scelto di anticipare Benvenuto Brunello da febbraio a novembre, quando cioè le principali riviste statunitensi distribuiscono i loro centesimi) della nuova annata.
Per noi di Vinodabere le differenze di opinioni e di vedute sono un vero e proprio valore.
Al nostro naso e al nostro palato la Riserva di Brunello 2016 del Ventolaio appare del tutto riuscita e coerente con l’annata e con la peculiare collocazione geografica e climatica delle vigne da cui proviene: siamo sopra i 500 metri, è quindi del tutto normale che in un’annata classica, meno calda delle abitudini recenti dovute ai cambiamenti climatici, un campione come questo non risulti particolarmente esuberante nell’espressione del frutto. Al naso spiccano più note ematiche, pepate, di spezie orientali e tè nero; solo successivamente si coglie una prugna freschissima e le bacche di mirtillo. Il sorso è di grande agilità e dalla facilità di beva quasi sorprendente per una Riserva di Brunello, che da disciplinare è sottoposta a lungo invecchiamento. La trama tannica è deliziosa grazie a un’ottima estrazione, non manca di struttura e articolazione, il frutto è presente, integro, non esibito; la persistenza finale è notevole, con una freschezza che lascia presagire un’ottima evoluzione (anche se è già godibile ora). Un vino notevole, quindi, almeno secondo il nostro giudizio. Pensiamo che non debbano essere considerati riusciti solo vini che esibiscono muscoli e frutto maturo avvolgente. Noi siamo convinti che non sia così, e che i vini come la Riserva 2016 del Ventolaio abbia tutte le caratteristiche per essere collocata tra le migliori dell’annata.