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BARBACARLO una bellissima realtà del Pavese

Certi vini riescono ad avere un fascino ed una storia talmente importante ed accattivante che godono già di una nomea prima di essere assaggiati. E’ come se avessero una sorta di vita parallela oltre a quella enologica. Come se due rette parallele un giorno o l’altro prima o poi si incontrassero. In termini di geometria analitca questo punto si chiama “punto improprio”. Questa può essere un’antitesi che per certi versi può definire il Barbacarlo. Vino dell’Oltrepò Pavese la cui composizione è per la maggior parte di Croatina e con saldi aggiuntivi di Uva Rara e di Ughetta o Vespolina. Fin qui nulla di particolare, ma non appena si dice che il produttore è Lino Maga, si inizia a capire che non è vino da prendere sottogamba, se si aggiunge che è stato il vino preferito da Gianni Brera, si intuisce del perchè del fascino e per la storia ci pensano “appena” vent’anni di lotte burocratiche giudiziarie al fine di far riconoscere e depositare il nome del Barbacarlo perchè possa essere prodotto solo ed esclusivamente da Lino Maga. I vigneti si trovano a Broni e le pendenze dei terreni si aggirano intorno al 70% (si può parlare di viticoltura eroica), questo fa capire delle notevoli avversità che si hanno per coltivare le viti e per vendemmiare. Il nome Barbacarlo non è di semplice fantasia, ma ha un suo perchè. Carlo era lo zio del padre di Lino Maga, Pietro e Barbacarlo sta per l’appunto la barba di Carlo.

Il primo imbottigliamento risale al 1958 e già non appena messo in commercio il costo del Barbacarlo sovrasta quello di tanti altri vini rinomati. Successivamente Lino Maga decide di uscire dalla D. O. C. Oltrepò Pavese, al fine di avere una maggiore libertà per produrre il suo vino seguendo un suo credo. Quando si vede l’etichetta e si legge che è un I. G. T., fa capire che è un prodotto che vive di luce propria e non ha bisogno della D. O. C., una sorta di Sassicaia lombardo. Quando si ha la possibilità di poter degustare tre annate (2005, 2009 e 2012) del Barbacarlo è un piccolo premio per poter cercare di capire un vino di una certa importanza e che è una vera rappresentazione del territorio di Pavia. Già dai primi sorsi è come se il palato “chiedesse” una pietanza tipica dei luoghi (Crespelle con ragù di manzo piemontese, oppure uno Stracotto, od un Bollito) in modo tale che il vino accompagni il piatto e che quest’ultimo riesca a “contenere” la personalità e la potenza del vino.

Barbacarlo 2005 

Sentori austeri, di cera lacca e ciliegia acerba, lievi note di curcuma. Grande eleganza e signorilità, con tannini fitti e le varie componenti ben amalgamate. Il passaggio in legno si è totalmente integrato. Grande progressione e persistenza.

Barbacarlo 2009

Profumi marcati e con note di fiori appassiti, sentori di liquirizia e note terziarie (cera lacca e spezie dolci) che concludono il tutto. Ricco e polposo, con tannini ancora ben presenti. Lungo e con un finale amarognolo.

Barbacarlo 2012

Nota floreale in primis, con chiari sentori di pepe ed accenni di zenzero. Interessante al palato pur avendo dei tannini vibranti a distanza di sei anni. Lunghissimo e con finale fumé.

Allo stesso tempo viene fatta una sorta di raffronto con un altro vino prodotto da Lino Maga il Montebuono, in cui vi è l’aggiunta di Barbera assieme alla Croatina, l’Uva Rara e la Vespolina. Pur essendo un blend che non ha la stessa nomea del Barbacarlo, l’aggiunta della Barbera lo rende meno impegnativo, ma questo non vuol dire che sia un vino banale. Anche per il Montebuono sono stati degustati tre millesimi (2009, 2013 e 2015).

Montebuono 2009

Accenni di inchiostro di china e di gomma arabica, chiude con lievi note fumé. Lineare, con tannini molto incisivi. Finale lungo con una buona corrispondenza gusto – olfattiva che viene conferita dalla nota chinata.

Montebuono 2013

Zenzero ed humus accompagnate da note mentolate, conclude con sentori di melograno. La freschezza ed i tannini riescono a bilanciarsi con un sorso verticale. Grande persistenza.

Montebuono 2015

Note chinate e di liquirizia a cui si aggiunge il floreale appassito. Tannini ed acidità lasciano il passo a vinosità e corpo. Molto lungo, chiude con un sorso sapido e progressivo.

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Come per tutte le cose importanti si inizia per gioco e poi... si fa sul serio. È dal 2006 che mi sono appassionato e sono stato introdotto nel mondo del vino, GRAZIE a MIO PADRE. Poi per capire qualcosa in più ho seguito un corso e..... nel 2013 ho conseguito il diploma di sommelier. A tutti coloro che sono appassionati di vino, dico che bisogna sempre provare e degustare vini diversi, cercando di capire quello che il vino ci trasmette, soffermandoci sulle sensazioni e sulle emozioni che può dare.

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