È l’unico vitigno a bacca bianca che si può trovare in ogni angolo della Sardegna, dal sassarese fino a Cagliari e dintorni. Al cospetto di bottiglie a volte poco incisive, un folto manipolo di produttori ha scelto di allevarlo e vinificarlo con attenzione, tanto che oramai è frequente trovare alcuni Vermentino di Sardegna assolutamente all’altezza rispetto ai fratelli di Gallura. “Noi abbiamo scommesso sulla longevità del Vermentino, per noi è la varietà più importante”, afferma Antonella Corda, proprietaria dell’omonima cantina. “Questa è una zona particolarmente vocata per i bianchi, grazie a un microclima temperato anche in estate, meno caldo della Gallura. Per un ulteriore salto di qualità, potrebbe essere utile una zonazione che individui i terroir migliori per il Vermentino di Sardegna”. Le fa eco il suo consulente, l’enologo Luca D’Attoma, secondo cui “il Vermentino è un’uva di grande valore e in Italia è sottovalutata”.
Siamo a Serdiana, a circa dieci km da Cagliari. Antonella, agronoma di formazione, ha ereditato l’azienda dalla madre, Maria Argiolas, figlia di Antonio che fondò uno dei marchi del vino sardo più famosi e di successo. Sedici ettari di vigneto in totale, compresi Nuragus e Cannonau. Il Vermentino è stato ripiantato dieci anni fa.
Nel 2013 è stata costruita la nuova cantina, che dopo tre anni ha tenuto a battesimo le prime etichette, con la scritta eloquente “di madre in figlia”. Oggi la produzione è di circa trentamila bottiglie annue.
Mitza Manna è la vigna principale, da cui si ottiene buona parte del Vermentino “annata” e la selezione Ziru, a circa 200 metri s.l.m., dai suoli freschi, profondi e calcarei-argillosi, battuti spesso dal maestrale che regala buone escursioni termiche. L’altra vigna, dedicata in prevalenza al Cannonau, si chiama Mitza S’ollastu e ha terreni simili ma più ciottolosi.
Grazie alle app che abbiamo imparato a usare in quest’anno di pandemia, ho partecipato poco tempo fa a una bella verticale dei Vermentino prodotti fin qui da Antonella Corda, impreziosita dalla edizione 2018 della selezione Ziru, caratterizzata da una lunga macerazione sulle bucce e dall’affinamento in anfora. In generale, ho trovato vini dotati di ottima sapidità, con toni mediterranei, molto balsamici (pini, pigne, resina), decisamente tipici, dalla beva caratteriale e succosa. Ma ecco le mie impressioni sulle annate, precedute dalle parole di Antonella e di D’Attoma sulla vendemmia.
Vermentino di Sardegna 2019
Antonella Corda: “Dopo un vento freddo in fase di germogliatura, che ha provocato una diminuzione delle rese, per il resto è stata un’annata abbastanza regolare. Rapida maturazione dei grappoli a ridosso della vendemmia ma non tale da preoccuparci”.
Luca D’Attoma: “Annata qualitativa, sapidità importante, un vino delicato e molto lungo”.
Soffio mediterraneo che riempie le narici: limone di Amalfi, iodio, pesca, fiori bianchi. Palato di bella sapidità, fine e potente, dal frutto gustoso. Finale di grande allungo, tensione e sale. Il migliore del lotto.
Vermentino di Sardegna 2018
AC: “Annata anomala e difficile, fresca e piovosissima in aprile/maggio. Rese ridotte con grande cernita”.
LDA: “La 2018 ci ha messo a dura prova. Il vino è più sottile, molta freschezza, durerà. Serdiana è una zona molto luminosa, il che favorisce la maturazione dell’uva”.
Naso più “stretto”, note balsamiche, capperi, erbe officinali, roccia, mela verde. Bocca esile ma molto equilibrata, a emergere è ancora la sapidità dell’uva di queste terre. Gli mancano un po’ di nerbo e struttura per sorreggere al meglio il finale ammandorlato. Un vino fresco e immediato.
Vermentino di Sardegna 2017
AC: “Opposta alla 2018, molto asciutta e calda. Uve molto sane, è stata necessaria l’irrigazione di soccorso in più cicli. Bassa escursione termica ma lavorare in biologico ci ha aiutato, le piante sono mediamente andate meno in stress”.
LDA: “Ricchezza insolita per un Vermentino, è stato importante lasciare sulla pianta una parete fogliare che ha protetto i grappoli”.
All’olfatto si avverte nettamente una frutta matura quasi esotica, poi la caramella d’orzo e una nota balsamica, resinosa. Sorso ampio e gustoso, qui l’acidità lavora molto bene per sorreggere un frutto maturo ma ancora vispo. Chiusura di mandorla e pompelmo. Un vino più morbido e caldo.
Vermentino di Sardegna 2016
AC: “Annata semplice e di buon equilibrio, con poche piogge in vendemmia, è stato il nostro primo anno in biologico”.
LDA: “Vendemmia di rodaggio. Vino più rotondo, ricco e corposo, ha delle similitudini con il 2017”.
Un po’ sulle sue ai profumi, tutti di media intensità: nota di cherosene, spezie, gesso, mentuccia, pigna e frutta secca. Anche stavolta fa della sapidità al palato il suo punto di forza, ha più di quattro anni ma è ancora molto tonico. Chiusura di bella tessitura, dolce e succosa, su toni di succo d’arancia.
Vermentino di Sardegna Ziru 2018
LDA: “La lavorazione svolta su questo vino amplifica le caratteristiche del Vermentino e dimostra che ha grande valore, non può esaurirsi in modelli semplici, che durano sei mesi. Le anfore permettono una buona macerazione con giusta estrazione di tannino”.
Prima annata 2017. Al naso toni cupi e minerali (brace spenta), affumicati, lato balsamico sempre presente, un po’ di macchia. Bocca altrettanto minerale, molto tesa e salina. Buona persistenza, dai toni un po’ bucciosi. Vino non facilissimo, che migliora molto con l’aumento della temperatura, e che incuriosisce in prospettiva della sua evoluzione e della prova dell’edizione 2019, annata potenzialmente superiore a questa.
Nato nel Luglio del 1969, formazione classica, astemio fino a 14 anni. Giornalista professionista dal 2001. Cronista e poi addetto stampa nei meandri dei palazzi del potere romano, non ha ancora trovato la scritta EXIT. Nel frattempo s’innamora di vini e cibi, ma solo quelli buoni. Scrive qua e là su internet, ha degustato per le guide Vini Buoni d’Italia edita dal Touring Club, Slow Wine edita da Slow Food, I Vini d’Italia dell’Espresso, fa parte dal 2018 della giuria del concorso Grenaches du Monde. Sogna spesso di vivere in Langa (o in Toscana) per essere più vicino agli “oggetti” dei suoi desideri. Ma soprattutto, prima o poi, tornerà in Francia e ci resterà parecchi mesi…
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