“Vinitaly o non Vinitaly”… Ogni anno rigorosamente arriva per tanti di voi, me compreso, la fatidica domanda se partecipare o meno alla più grande Fiera enologica d’Italia (e forse d’Europa).
Un format senza dubbio vincente e ben collaudato; leggermente diverso il discorso organizzativo e logistico, con dispersione di tempo ed energie alla ricerca di questo o quell’altro vino.
Abbandonando per un momento il labirintico intrecciarsi di banchi d’assaggio, stand, hostess, chioschi improvvisati, resse accalcate presso i top players con gente sull’orlo di una crisi di nervi, ho optato per soluzioni più “morbide”, apparentemente contraddistinte da stili semplici, ma molto efficaci.
Spinto da sana curiosità mi sono avventurato nel Padiglione 1 dedicato all’Emilia Romagna, cercando quel calore che contraddistingueva i film di Peppone e Don Camillo. Missione compiuta! Il settore dei produttori di Lambrusco, prodotto massacrato nel passato da scelte miopi di facile guadagno, è stato motivo di buonumore per l’intera giornata.
Ho dato voce non solo ai piccolissimi, ma anche a un produttore da grandi numeri ed etichette, cominciando proprio da quest’ultimo, per comprenderne al meglio le varie sfaccettature produttive.
Ecco dunque le aziende di cui vogliamo parlarvi:
PODERI FIORINI – Alberto Fiorini, Emiliano DOC, grande dialettica e senso di ospitalità. Fosse stato per lui il mio Vinitaly sarebbe finito qui, per fortuna ci ha salvato l’assenza di gnocco fritto e salumi. Varie tipologie per una azienda che quest’anno compie il secolo di attività. 4 poderi in 3 zone differenti, coltivati principalmente a Sorbara e Grasparossa, anime molto diverse della stessa famiglia di vitigno. Degno di nota è l’OLMACCIO 2017, un Sorbara 100% da lunga macerazione, color buccia di cipolla e naso floreale (petali di rosa rossa), mediterraneo e fruttoso. Bella complessità coniugata a eleganza di agrumi siciliani. Segue LE GHIARELLE 2016 Grasparossa in purezza da vigne a piede franco di quasi 90 anni! Marasche mature che esaltano un colore scuro, riverberi vegetali e dinamicità lo rendono decisamente armonico e invitante.
PODERE IL SALICETO – Giampaolo Isabella, poca attitudine alle chiacchiere, si esprime al meglio nel degustare. In fin dei conti esiste sempre il proverbio che “a tavola si contratta con la morte”. I suoi vini sono un turbinio di emozioni tutte artigianali. RINGADORA, MALBOLLE, ALBONE tre tipologie incredibilmente complesse da metodo classico (Giampaolo ci tiene a precisare che è stato utilizzato anche prima del Franciacorta grazie al lavoro egregio svolto dalla famiglia Bellei). Il RINGADORA da uve Sorbara è caratterizzato da una struttura importante; più femmineo il MALBOLLE da Malbo Gentile, floreale e gelatinoso, terminando infine con ALBONE, Salamino in purezza decisamente più rustico per la sua difficoltà ad essere vinificato senza problemi di riduzione.
FATTORIA MORETTO – Fabio Altariva produce dal 1971, nei suoi ormai 10 ettari votati al biologico più genuino. Vigneti in collina garantiscono rese più basse e maggior controllo qualitativo. 2 CRU da 2 colline diverse, denominati: CANOVA (piante di quasi 50 anni), dal sapore contadino e MONOVITIGNO, delicatissimo, coerente e con tannini setosi unici per la tipologia.
A mio avviso il più equilibrato di tutti resta il “TASSO”, Lambrusco Grasparossa come i due precedenti, dalla lunga piacevolezza balsamica finale. TUTTI VINI TIPOLOGIA “FRIZZANTE”!
CAVALIERA – Lorenzo Simoni istrionico produttore affacciatosi da pochi anni (imbottiglia dal 2011) nel settore. La ditta prende il nome da una collina di Castelvetro, ove Lorenzo ha impiantato tutti vigneti in biologico, senza uso di chiarifiche, solfitazioni e con rifermentazioni esclusivamente fatte utilizzando mosto d’uva. Importante lavoro sul Trebbiano di Romagna, da cui viene prodotto un bellissimo Metodo Classico da ben 52 mesi sur lie, variabile gustativamente da annata ad annata.
Il TIEPIDO è un Grasparossa vinificato in bianco dai sentori di fiori gialli, erbe officinali e mela golden. Una piuma che fluttua sospinta da docili brezze. Più irruento invece il GUERRO grazie a lunghe macerazioni sulle bucce. Chiodi di garofano, noce moscata, pepe nero, mora e viola mammola. Il finale giusto per chiudere questa prima parte di degustazioni.
Proseguo senza sosta frastornato da mille voci, dopo una pausa in Friuli Venezia Giulia da Villa Russiz (Pinot Bianco 2017 e Merlot Graf de La Tour 2013 imperdibili), verso il PADIGLIONE F dei vini naturali (Organic Hall ). Il tempo sfugge rapidamente dalle mie mani, mi affretto quindi, munito di guida, a creare un mini-viaggio nell’Italia del bere.
Parto alla grande, togliendomi lo sfizio di far visita a THOMAS NIEDERMAYR brillante realtà alto atesina di San Michele Appiano, con le sue etichette frutto dei nuovi incroci varietali studiati dalla Università di Friburgo (parliamo dei cosiddetti vitigni resistenti). Il SOUVIGNIER GRIS 2017, bianco dalla grande balsamicità quasi mentolata, ricco di felce, ginger e spezie morbide. Il SOLARIS, che incontrai già nella versione frizzante di POJER E SANDRI dai forti richiami agrumati, il BRONNER 2016 che riconduce alla canfora ed alle erbe della mia infanzia quando annusavo i suffumigi di acqua calda ed eucalipto. Infine chiudiamo con il SONNRAIN 2016, cuvée di 3 varietà a bacca bianca, naso ricco di cera d’api, scorze di agrumi e frutta tropicale.
Proseguo in Veneto, da VALENTINA CUBI, che mi accoglie in persona facendomi assaggiare i suoi vini della Valpolicella, prodotti ancora alla vecchia maniera e secondo canoni antichissimi. Corvina, Rondinella e Molinara, un blend che rappresenta l’archetipo di un tempo e nulla è stato modificato. L’IPERICO è il suo prodotto più gioviale, il TABARRO invece rappresenta la piena maturità, un Valpolicella Classico Superiore di gran carattere e taratura. Tipico nei sentori di visciole e amarene chiosa benissimo su spezie scure e pot-pourri di fiori rossi. L’ Amarone “MORAR” annata 2010, la prima dalla conversione ufficiale in biologico, esprime già prontezza di beva unita a grande succo. Perfetto granato, concentra radici di rabarbaro, china, chinotto e balsamicità.
Navighiamo a vele spiegate verso la Sardegna con FATTORIE ISOLA. Luigi Cuccaro piccolo produttore del sassarese insieme all’enologo Renzo Panetto si sono cimentati in solo 3 etichette dalla buona potenzialità. Sul Vermentino avverto ancora un po’ di lavoro da fare, per domarlo al meglio. Di maggior interesse invece il rosato da uve Cannonau in purezza; dal colore mi sarei aspettato eccessiva struttura e astringenza, invece si è rivelato equilibrato e complesso su toni caldi fruttati e speziati. Acidità ben integrata.
Termino il percorso con una azienda cui sono legato particolarmente per la cura rivolta ad un vitigno come la Nosiola, che ha rischiato l’estinzione nel passato: sto parlando della CANTINA TOBLINO nello splendido territorio delle Sarche (Trentino). Ormai i numeri sono ragguardevoli, avendo raggiunto oltre 600 soci conferitori ed una fattoria di proprietà di ben 40 ettari. 4 versioni differenti di Nosiola, tra cui la Riserva “L’Ora” dedicata al vento freddo del Garda fermentata in barrique e tonneau di vari passaggi ed il Vino Santo la cui prima annata prodotta nel lontano 1965 è ancora perfettamente godibile senza segni di ossidazione. Interessante infine il Manzoni Bianco dalla fresca aromaticità ed un Teroldego diverso da quelli della piana rotaliana, più scarico ma dal grande equilibrio. Bravissimo l’enologo Lorenzo Tomazzola e l’assistente Claudio Perprunner che credono ancora fermamente nella ardua tecnica del contatto con le bucce per estrarre la miglior quantità possibile di aromi e sapore.
E a proposito di sapore…dulcis in fundo la visita allo stand di Antonio Cascarano, proprietario di CAMERLENGO, non poteva passare nel silenzio. Un “naturale” per eccellenza, artigianale all’ennesima potenza soprattutto nelle sue versioni di Aglianico del Vulture (ANTELIO E CAMERLENGO) che esprimono appieno il carattere di Antonio: pungno di ferro in guanto di velluto. Sensazioni ancestrali del vino artigianale: potente, mordente, goloso. Per chi volesse scoprire qualcosa in più di una Basilicata sublime quanto ancora enologicamente inesplorata.
Luca Matarazzo Giornalista- Sommelier AIS - Degustatore Ufficiale - Relatore corsi per la Campania.. Ha partecipato a numerosi concorsi enologici e seminari di approfondimento. Vincitore del Trofeo Montefalco Sagrantino edizione 2021 e del Master sull'Albana di Romagna 2022, Wine Consultant collabora attualmente con testate giornalistiche e blog importanti a livello nazionale.
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