“Vallepicciola in Festa” è il nome della prima edizione di un evento che andrebbe preso come un modello intelligente per fare marketing e comunicazione: un format curato ma informale, divertente ma istruttivo, dove (finalmente!) l’azienda protagonista non è lì a parlarsi addosso, ma a far da fulcro per una serie di attività territoriali ed extra-territoriali, anche non prettamente “vinose” (vedi cicloturistica organizzata nei possedimenti aziendali). La due giorni in Toscana è stata ovviamente incentrata intorno alle vigne, ai progetti e ai vini di questa bella azienda di Castelnuovo Berardenga, nel cuore del Chianti Classico (www.vallepicciola.it).
Tra un assaggio e l’altro, tuttavia, il momento clou del weekend è stato rappresentato da un dibattito/degustazione intorno al mondo del vino in rosa. A condurre le danze, come si suol dire, Andrea Gori, ristoratore, scrittore, giornalista toscano, e Riccardo Cotarella, enologo di fama internazionale che segue, tra l’altro, proprio Vallepicciola.
Fino a pochi anni fa i rosati, per la maggior parte dei comuni bevitori, erano vini da “nerd”, come scrive Andrea Gori nel suo recente libro “Manuale di Conversazione sui Grandi Vini Rosa” (Trenta Editore, apr 2019), “[…] relegati a un consumo spesso clandestino che poi ha saputo diventare sempre più di moda, quasi mainstream, al punto che oggi bere rosa non ha quasi più lo stesso gusto e sapore di quando eravamo in pochi underground e alternativi a farlo […]”. Io, parlando di rosati, non mi sono mai sentito un nerd del vino in realtà: forse perché, da abruzzese, per me il bere rosato è sempre stato naturale e spontaneo, specialmente durante le calde serate estive. Però capisco e condivido il pensiero di Andreai, perché è vero che i rosati (a proposito, sarà per abitudine, ma io non ci riesco ancora ad abituarmi alla nuova terminologia di vino rosa, per cui mi perdoneranno i sostenitori della causa, ma io nel testo continuerò a parlare di rosati…) sono sempre stati vini di serie B, un prodotto di avanzo frutto di azioni meccaniche di cantina, senza una vera identità. Oggi non è più così e i dati commerciali (che parlano, anche in Italia, di crescite a doppia cifra di anno in anno, con un +20% nel 2018 dato nazionale) lo confermano. Se si vuole cavalcare seriamente questa nuova onda di mercato occorre partire da un progetto serio di vino rosato, che inizi dalla vigna – con una raccolta di uve con l’acidità giusta e dedicate allo scopo – e prosegua in cantina, con macerazioni ragionate e i giusti tempi. E il vino finale che se ne ottiene deve essere elegante, fresco, immediato ma non banale, capace di stimolarci in maniera multisensoriale, a partire dal colore, passando per i profumi di frutto vivo, e arrivando ad un sapore coinvolgente e intrigante, dove la scia sapida/salina deve recitare un ruolo importante, bilanciando la più scontata gioiosità di frutto.
Caratteristiche che ho riscontrato nei tre rosati che, tra quelli in assaggio provenienti da tutta Italia, sono quelli che più mi hanno emozionato, e che per questo vi racconto brevemente.
Lugherino Pinot Nero Rosato 2018 – Vallepicciola
Potrebbe sembrare un omaggio a chi ci ha ospitato, ma questo rosato da Pinot Nero è davvero sorprendente! Tra l’altro, uno dei pochissimi rosati del suo genere, che io sappia. Un vino nato proprio dall’amore per il Pinot Nero del proprietario di Vallepicciola, che ha chiesto a Cotarella di interpretare al meglio quest’uva piantata nei migliori appezzamenti della tenuta. Il colore è rosa tenue, come vuole il mercato. Cotarella spiega che la ragione è in realtà tecnica: il rosato teme i tannini, che danno secchezza e che tendono a coprire la freschezza. Allora pochi antociani = poco colore = pochi tannini. Oltre alla parte aromatica di frutto, che per un vino da uve Pinot Noir è prevedibile, la vera sorpresa è il sapore. È fresco e stimola la salivazione in maniera incredibile, minerale, salino, dalla beva compulsiva.
Cerasuolo d’Abruzzo Superiore Codice Vino 2018
Vabbè, si dirà che sono di parte e che faccio il campanilista, ma questo nuovo vino rosato (non ancora in commercio, assaggiato qui in anteprima, visto che sarà presentato ufficialmente dopo l’Estate) è davvero buono! È frutto di un progetto ambizioso che, per come è stato impostato, farà parlare molto nei prossimi anni. Codice Vino è infatti l’azienda spin-off della mega azienda Codice Citra, una cooperativa di secondo livello che controlla in Abruzzo qualcosa come 4.500 ettari vitati, in tutte le province. Codice Vino è la super selezione, quella ottenuta dai 110 ettari più vocati all’interno dell’incredibile patrimonio viticolo aziendale. Il risultato? Un Cerasuolo che (per fortuna) ancora porta un colore carico e deciso, come vuole la tipologia. I profumi sono nitidi, puliti, intensi, giocati sul frutto rosso, sul melograno, sulle more selvatiche. Poi in bocca è lui, è Cerasuolo! Ricco ma minerale, corposo ma acido, lungo ma freschissimo.
Scalunera Etna Rosato Torre Mora 2018
Un rosato vulcanico e si sente tutto. Ottenuto da uve Nerello Mascalese, coltivate sui pendii dell’Etna, da questa bella azienda in conduzione biologica, investimento della famiglia toscana Piccini in terra di Sicilia. La vite è ad alberello e estrae dal suolo tutto l’incredibile corredo minerale e salino tipico di queste situazioni. Al colore è di un rosa pallido, molto brillante. Al naso si sente il frutto, ma poi emergono potenti le note affumicate e minerali del terroir. Note che segnano anche la progressione al palato, che, come in tutti i grandi rosati da territorio, parte nelle intenzioni con una nota dolce di frutto, ma alla fine chiude sapida e salata. Un vino che non ti stancheresti mai di bere e che mi ha conquistato proprio per questo suo incedere impetuoso e minerale. Altro che rosatelli scialbi e senz’anima!
Abruzzese, ingegnere per mestiere, critico enogastronomico per passione, ha iniziato a scrivere nel 1998 per L’Ente Editoriale dell’Arma dei Carabinieri, con cui ancora collabora. Vino, distillati e turismo enogastronomico sono la sua specializzazione. Nel tempo libero (poco) prova a fare il piccolo editore, amministrando una società di portali di news e comunicazione molto seguiti in Abruzzo e a Roma. Ha collaborato per molti anni con guide nazionali del vino, seguendo soprattutto la regione Abruzzo (ma va?), e con testate enogastronomiche cartacee ed online. Organizza eventi e corsi sul vino...più spesso in Abruzzo (si vabbè...lo abbiamo capito!).
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