La percezione della terra, unita a quella del mare, marca profondamente la nostra cultura.
La cosiddetta “cucina mari e monti”, non è una invenzione di un cuoco fantasioso, ma un fil rouge che lega l’abitante della costa nel ricordo di quando era al tempo stesso contadino e pescatore.
Ed è a questo quadro, di cui siamo spettatori quotidiani, che abbiamo bisogno di agganciarci per esplorare l’inesplorato.
Il recupero della memoria riveste una grande importanza nell’apprezzamemto di nuovi sapori, perché è il ricordo a rendere il piatto anche “memorabile” e non semplice “esperienza”.
Il nostro obiettivo è far riemergere, attraverso le nostre intuizioni, cibi e storie dimenticati, culture ed esperienze lontane, che raccontano la vita degli uomini ed emozionano il palato.
Cosa è la memoria del gusto, se non un sedimento di vite vissute, forse un tempo una contadina ha cotto un ossobuco in brodo di pesce, alcuni in famiglia l’avranno rimbrottata, altri l’avranno abbracciata dicendole grazie.Mi piace pensare Mauro Uliassi con i suoi collaboratori e la sorella Catia, attingere e fantasticare su memorie di contadini-pescatori, callosi avventurieri di vita, in sgranato bianco/nero come le foto di Giacomelli.
Mangiare e godere il mare di fine estate, allegria levantina e colori liquidi, compagnia cortese, rende il pomeriggio memorabile.