Ho avuto il privilegio di conoscerlo, nella sua Cascina degli Ulivi, tra Novi Ligure e Gavi. Irregolare del vino, precursore del biodinamico, andava avanti nei suoi convincimenti e non badava alle critiche e messa al bando dei regolari. Anarchico nei modi, alla Veronelli, divulgava i suoi principi di agricoltura biodinamica a chiunque volesse ascoltare e apprendere. Su e giù per l’italia, a spiegare, con la sua fiat blu abbastanza provata dai km. Sono stato con lui su quella macchina, in compagnia di un caro amico produttore, disordine ovunque, terra, la macchina di un contadino. Lui Bellotti il mito, coetaneo, genovese irrequieto perso nel mare delle sue vigne che adorava. Annusava la terra, la assaggiava, era viva, pulsava. Questo è il credo di chi fa biodinamico, questo mi affascinava. La terra come parte viva di un pianeta immerso nelle forze del cosmo infinito. La terra per un biodinamico è rotonda, con una superficie e una anima centrale. Non uno strato piatto di mezzo metro dove poter coltivare di tutto con qualsiasi sistema, lecito o meno.
Rispetto per la terra è il vangelo.
Ti sia lieve quella terra che hai tanto amato caro Stefano.
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