La 21ª edizione di Spirits Selection si è conclusa ieri a Bruxelles, in Belgio. La manifestazione dedicata a distillati e liquori da tutto il mondo, organizzata dal Concours Mondial de Bruxelles, quest’anno più che mai è stata un’avventura. Dopo averla rimandata di due mesi (era prevista ad agosto in Colombia e ovviamente annullata causa Covid), l’organizzazione ha tenuto duro ed è riuscita, in maniera quasi miracolosa, a metter su un programma “blindato”. Come noto, la capitale belga ha attualmente il peggior tasso di contagio da Covid d’Europa ed è di nuovo in lock-down! Immaginate lo stato d’animo dei 60 giudici invitati. Mi sono domandato più volte se ne valesse davvero la pena. I rischi erano tanti. La paura pure. Ma le rassicurazioni sulle scrupolose regole sanitarie e la passione infinita per questo mondo alla fine hanno vinto. In ogni caso, abbiamo passato tre giorni segregati in hotel, indossando sempre mascherine, attentissimi a distanziamenti sociali e contatti non indispensabili, e in qualche modo abbiamo portato a casa un risultato insperato, valutando bel 1.400 spirits provenienti da 54 paesi.
Anche quest’anno la Cina era in testa alle statistiche. Il 23% delle iscrizioni relative alla 21ª edizione erano cinesi, con una grande maggioranza di Baijiu, alcolico imprescindibile nel Regno di Mezzo. Seguivano la Francia, il Messico, il Brasile e l’Italia che hanno mantenuto la loro posizione di grandi paesi produttori di bevande alcoliche. Il rum e la cachaça rappresentavano la seconda categoria in termini di importanza, con il 21% di campioni iscritti, seguita dal brandy (14%) e dal gin (9%).
Quello di Spirits Selection è stato innanzi tutto un messaggio forte verso tutti gli attori del mercato. Un messaggio di incoraggiamento reciproco, dove produttori, importatori e distributori hanno dimostrato di credere nella professionalità e nell’impegno degli organizzatori, non facendo mancare il loro supporto anche in una situazione economica particolare e assurda come quella che stiamo vivendo.
“I produttori attraversano una crisi senza precedenti, hanno bisogno di appuntamenti come questo, che mettono in valore tutta una filiera”, ha giustamente osservato Baudouin Havaux, Presidente del Concours Mondial de Bruxelles. Ma veniamo alla cronaca.
Le commissioni dei giudici erano meno del solito e numericamente più ristrette, per ovvi motivi. Solo membri dall’Unione Europea e gruppi da max 5 persone, con postazioni singole e distanziate. Gli assaggi come sempre alla cieca, suddivisi in flight (batterie) omogenee per tipologia. Quest’anno più che mai ci è stato chiesto di essere molto esaustivi nelle spiegazioni del punteggio, poiché tutte le schede vengono rilette e condensate in schede informative che sono poi inviate ai singoli produttori, per dar loro modo di capire le valutazioni ricevute. Un feedback prezioso che dà più senso ad un concorso del genere, dove è vero che alla fine a contare sono solo le medaglie (Argento, Oro e Gran Oro a quei campioni oltre i 91 punti di media), ma è anche vero che quando si “boccia” una referenza occorre motivare tale giudizio, ricordandosi dell’impegno, del lavoro e degli investimenti che ci sono dietro ogni singolo bicchierino.
Personalmente, al di là del piacere e della curiosità di assaggiare liquori e distillati diversi provenienti da ogni angolo del mondo, trovo stimolante e formativo il dibattito finale con cui la commissione decide di assegnare le medaglie. Palati, abitudini, idee diverse e spesso contrastanti, devono confluire in un giudizio di merito singolo, che vada a premiare le eccellenze. Non sempre è facile e spesso ci si trova a battersi per questo o quel prodotto. Ma, devo dire, che quando ti capita il bicchiere buono, servono poche chiacchiere!
Come sempre l’indicazione di massima (non una legge, ma un riferimento) è quello di essere abbastanza selettivi e premiare circa il 30% dei campioni presenti. Ora non ci resta che attendere qualche giorno per avere i risultati ufficiali. Usciranno il 9 novembre e noi di Vinodabere saremo pronti a commentare per voi le medaglie italiane…
Abruzzese, ingegnere per mestiere, critico enogastronomico per passione, ha iniziato a scrivere nel 1998 per L’Ente Editoriale dell’Arma dei Carabinieri, con cui ancora collabora. Vino, distillati e turismo enogastronomico sono la sua specializzazione. Nel tempo libero (poco) prova a fare il piccolo editore, amministrando una società di portali di news e comunicazione molto seguiti in Abruzzo e a Roma. Ha collaborato per molti anni con guide nazionali del vino, seguendo soprattutto la regione Abruzzo (ma va?), e con testate enogastronomiche cartacee ed online. Organizza eventi e corsi sul vino...più spesso in Abruzzo (si vabbè...lo abbiamo capito!).
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