Certe volte una semplice frase o una parola possono racchiudere un territorio, un progetto, una passione. Nel termine “pietracava” che letteralmente significa pietra con incavature, oppure cava di pietra, vengono compresi un territorio, quello di Butera che è ricco di cave di pietra, un progetto, quello della famiglia Ortoleva, una passione, quella inizialmente di Mimmo, ma che allo stesso tempo con il passare degli anni è stata trasmessa alla sorella Mariella ed al figlio di Mimmo, Antonino. Inizialmente il nome doveva essere Chiarchiaro (con riferimento alla contrada dove si trovano i vigneti) che in dialetto della zona di Butera significa cava di pietra, ma che quando viene proposto al grafico per le etichette, viene “modificato” in Pietracava. Abbiamo affrontato questo ed altri argomenti durante la presentazione di alcuni vini dell’azienda Pietracava a Palermo, presso il ristorante Ciccio in Pentola.
Raccontiamo i quattro momenti chiave della storia di questa azienda vinicola. Il primo a fine degli anni novanta, quando Mimmo si ritrova i terreni del padre e inizia ad avere l’idea di imbottigliare vino e non di venderlo solo ed esclusivamente sfuso. Il secondo è nel 2004, quando vi è il passaggio da azienda agricola a vinicola. Il terzo quando nel 2010 si inizia a produrre vino in bottiglia, ma a causa di alcune concomitanze non favorevoli, si ha uno stop. L’ultimo nel 2014, quando con l’aiuto di Mariella e la collaborazione di Antonino, si ha la svolta che porta l’azienda Pietracava definitivamente ad essere sul mercato con le sue etichette.
Ventuno gli ettari vitati che si trovano adagiati ad una quota collinare (390 metri s. l. m.), dove vengono coltivati Grillo, Moscato, Insolia e Nero d’Avola, e poi vitigni internazionali quali Chardonnay, Sauvignon Blanc, Syrah e Cabernet Sauvignon. La scelta è di non produrre blend e di mettere in commercio vini da monovitigno. Dai ventuno ettari vitati, vengono prodotte annualmente circa 25.000 bottiglie, anche se come dice Antonino Ortoleva, il potenziale di produzione sarebbe superiore. Grazie alle etichette create, le bottiglie di vino dell’azienda Pietracava, non passano inosservate. Sono una testimonianza di legame fra il territorio ed i vini e rappresentano in maniera stilizzata i riflessi della luce sulle incavature delle pietre.
Vini in degustazione:
Pioggia di Luce 2021 D. O. C. Sicilia 100% Grillo, brioso con i suoi profumi di note fruttate ed agrumate, accenni di uva sultanina ed un lieve sentore fumé. Rotondo e morbido presenta una freschezza non eccessiva. Buona persistenza. Gli ettari coltivati a Grillo sono 2,5, pochi per la richiesta del mercato di questa varietà, che a detta di Antonino è quella maggiormente richiesta tra i vini bianchi.
Sauvignon Blanc Neofos 2021 D. O. C. Sicilia. I profumi sono più tenui e gentili rispetto al Grillo. Lievi accenni di mentuccia, cedro, note di arancia disidratata. Sorso con ricordi salmastri, con una componente acida sempre calibrata. Persistenza discreta.
D. O. C. Sicilia Chardonnay Bacc’Auri 2021, il vino che durante la serata si è prestato ad accompagnare il maggior numero di piatti. I suoi profumi delicati e gli accenni floreali e di sesamo, arricchiti da effluvi di lavanda, lo rendono veramente accattivante. Strutturato all’assaggio, con una buona corrispondenza fra le componenti dure e quelle morbide. Persistenza discreta.
Sofale 2021 D. O. C. Sicilia Moscato secco. Si tratta di una vera e propria chicca, poiché la superficie coltivata a Moscato è meno di un ettaro (0,9 per essere precisi). I profumi sono nitidi e di personalità. Si sentono il rosmarino, i fiori gialli, il sorbo. Corrispondenza gusto – olfattiva buona e con una beva agile e scattante ed una freschezza che funge da asse portante.
Il Kalpis 2017 D. O. C. Sicilia, Cabernet Sauvignon viene fatto fermentare in acciaio, l’affinamento avviene in barrique per un periodo di dodici mesi (50% barrique nuove e 50% barrique non nuove). Ricordi vegetali e note terziarie (caffè e frutta secca) in evidenza insieme a effluvi balsamici e di eucalipto. Buona freschezza, beva avvolgente e piacevole con una scia sapida finale. Persistenza buona.
Infine il vino CRU dell’azienda il Manaar 2016 D. O. C. Sicilia Nero d’Avola Riserva. Manaar, che significa “luce che guida”, è un vino complesso, di grande eleganza con note balsamiche e di mora, piccoli accenni speziati. Avvolgente e con una freschezza che si fa sentire, mostra tannini finissimi. Scia sapida nel finale.
Come per tutte le cose importanti si inizia per gioco e poi... si fa sul serio. È dal 2006 che mi sono appassionato e sono stato introdotto nel mondo del vino, GRAZIE a MIO PADRE. Poi per capire qualcosa in più ho seguito un corso e..... nel 2013 ho conseguito il diploma di sommelier. A tutti coloro che sono appassionati di vino, dico che bisogna sempre provare e degustare vini diversi, cercando di capire quello che il vino ci trasmette, soffermandoci sulle sensazioni e sulle emozioni che può dare.
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